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Come sta l’Italia: più fabbriche di armi, famiglie sempre più povere: si reggono sui nonni – Il rapporto Censis

05 Dicembre 2025 - 10:55 Ugo Milano
L'unica altra industria in crescita in Italia è quella alimentare, mentre segnali di recupero si hanno dall’elettronica e da legno e carta

L’industria italiana è in calo, come ormai da due anni e mezzo. Eppure le fabbriche di armamenti hanno registrato un balzo del +31% nella produzione rispetto a un anno fa. Lo rivela il rapporto annuale Censis, secondo cui l’unica altra industria in crescita in Italia sia quella alimentare, mentre segnali di recupero si hanno dall’elettronica e dal legno e carta. A picco il tessile e le auto, rispettivamente con il -11,8% e il -10,6%. Calano anche meccanica, metallurgia e farmaceutica. Per un totale di -1,2% nei primi nove mesi del 2025, sancendo il «lungo autunno industriale».

La (mancata) ricchezza delle famiglie

Nel suo report a tutto tondo, Censis si sofferma sulla ricchezza delle famiglie. Negli ultimi quattordici anni, dal 2011 al 2025, si registra una diminuzione in termini reali dell’8,5%. Se si va però ad analizzare la suddivisione in fasce di reddito, si può notare come a pagare il prezzo più salato sia stata la classe media. Una famiglia su due tra le più povere ha perso un quarto del patrimonio, nei nuclei benestanti la ricchezza è arrivata a diminuire anche del 35%. Solo nella fascia delle famiglie più ricche il patrimonio è aumentato, precisamente del 5,9%. Si tratta di quei 2,6 milioni di famiglie che possiedono il 60% dell’intera ricchezza del Paese. Il 5% delle famiglie più abbienti ha invece in mano il 48% del denaro nazionale.

Il mercato del lavoro

Le difficoltà del ceto medio si riflettono anche sul mercato del lavoro. Secondo il Censis, chi lavora è sempre più anziano mentre per i giovani c’è ancora troppo poco spazio. Nel biennio 2023-24 l’aumento di 833mila occupati è dovuto per l’84,5% da over 50. Un trend che si è accentuato ulteriormente nei primi mesi del 2025, dove i 206mila nuovi assunti sono esclusivamente i più anziani mentre la fascia 18-49 anni ha subito una contrazione di oltre 200mila posti di lavoro. Nei giovanissimi aumentano gli inattivi (+176mila).

L’aiuto economico fondamentale dei nonni

Il sostegno dei pensionati alle nuove generazioni è ormai una realtà diffusa. Il 43,2%, infatti, aiuta con regolarità figli, nipoti o altri familiari dal punto di vista economico. Ancora più alta è la quota di chi ha già contribuito, o prevede di farlo, alle spese più impegnative dei propri cari. Il 61,8% ha versato un aiuto economico per bisogni importanti, come l’anticipo per l’acquisto di una casa. In questo contesto si inserisce anche l’opinione di oltre metà degli italiani. Il 54,2% ritiene giusto che anche le pensioni superiori ai 2.500 euro lordi siano indicizzate all’inflazione. Un’idea che nasce dalla consapevolezza che le pensioni, più che rendite, sono spesso un pilastro di sostegno anche per figli e nipoti.

I reati nelle città: Roma e Milano guidano la classifica

Roma guida la poco invidiabile classifica delle città con il maggior numero di reati denunciati in Italia. Nel 2024 se ne contano 271.779, davanti a Milano che si ferma a 226.860. Se però si guarda al peso dei reati in rapporto alla popolazione residente, è Milano a balzare in testa con 69,9 denunce ogni 1.000 abitanti, mentre la Capitale scende al terzo posto con 64,3. C’è però un segnale di rallentamento nei primi mesi del 2025. Nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, i reati calano del 7% a Roma e dello 0,9% a Milano. A incidere in modo pesante sui numeri della Capitale sono soprattutto i borseggi, solo nel 2024 ne sono stati denunciati 33.468, quasi un quarto del totale nazionale, con una media impressionante di 92 episodi al giorno.

I dati sugli stupri: Milano al primo posto

Allarmanti anche i dati sulla violenza sessuale. A Milano nel 2024 i casi sono stati 691, circa il 10% del dato nazionale, con un balzo del 67,3% rispetto al 2019; a Roma si contano 510 episodi, in aumento del 22,3%. Anche qui, però, il 2025 mostra un’inversione di tendenza. Nel primo semestre si registra un calo del 20,8% a Milano e del 16,2% nella Capitale. Resta alto, intanto, il senso di insicurezza percepita. Quasi tre giovani su quattro tra i 18 e i 34 anni dicono che negli ultimi cinque anni muoversi in strada è diventato più pericoloso, oltre due su tre hanno paura quando rientrano a casa di notte e più della metà ha rinunciato almeno una volta a uscire per timore di subire qualcosa di grave.

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