Chiama la polizia: «Un uomo entrato in casa mi ha violentato, ho la sua foto». La soccorrono, ma un agente scopre l’immagine fatta con l’IA. Finisce lei nei guai

La telefonata al 911, il numero telefonico americano per le emergenze, è partita a fine ottobre da una villetta della cittadina di St Petersburg, che si affaccia sulla Baia di Tampa in Florida. Al telefono una giovane donna, Brooke Schinault, 32 anni, che raccontava agli agenti di essere andata fuori a buttare la spazzatura quando il suo bambino di 4 anni si era appena addormentato nella sua stanzetta. Rientrata in casa dopo pochi istanti ha trovato uno sconosciuto seduto sul suo divano, con una felpa il cui cappuccio ne copriva parzialmente il capo. Brooke non ha voluto urlare per non svegliare e spaventare il bambino. Lo sconosciuto- ha raccontato lei ai poliziotti- l’ha aggredita sessualmente e poi è scappato.
La squadra di emergenza arrivata a casa di Brooke poco dopo il suo allarme
Con grande rapidità la polizia di St Petersburg è arrivata nel giro di 20 minuti nella villetta di Brooke con una squadra ben nutrita, perfino più specializzata di scientifica e Ris di Parma messi insieme: un detective, sette agenti, sei soccorritori (un vigile del fuoco, alcuni sanitari e un ginecologo) e un tecnico forense che ha raccolto sul divano e nella casa campioni di Dna. Davanti a loro la donna, comprensibilmente agitata, ha raccontato di avere scattato allo sconosciuto seduto sul divano una foto con il proprio smartphone, e l’ha consegnata agli investigatori che stavano raccogliendo la sua denuncia. Tutto è poi stato inserito un fascicolo nel posto di polizia con foto segnaletica dell’uomo che avrebbe violentato la donna, da diramare agli altri posti di polizia nella Florida.
I sospetti sulla foto del violentatore da parte di un detective specialista del web
La foto però non è mai stata diramata perché nella stessa originaria stazione di polizia l’immagine è capitata nelle mani del detective Dagni Closser, specializzato in indagini su siti web e social che in Italia normalmente vengono svolte dalla polizia postale. Il detective Closser ha fermato subito i suoi colleghi: «Fatemi esaminare questa foto, che non mi convince. Sembra fatta con l’intelligenza artificiale». Non c’è voluto molto ad averne conferma tecnica, e il detective ne ha scoperto pure l’utilizzo massivo su TikTok dove la foto veniva utilizzata per una challenge scherzosa: ognuno caricava sul social una foto interna al proprio appartamento, su cui veniva inserito lo sconosciuto indicato come un senzatetto, e si mandava così ad amici e parenti il video per spaventarli sul tipo entrato a casa loro. Chi ne avesse spaventati di più, avrebbe vinto la sfida.

La confessione della donna: «Mi sono inventata tutto perché ero depressa e sola»
Gli agenti sono tornati a casa della Schinault, contestando la messinscena. Lei all’inizio ha negato, ammettendo solo di avere usato un programma di intelligenza artificiale per mettere più a fuoco l’immagine, che aveva scattato a troppa distanza. Quando ha capito che nessuno degli inquirenti si sarebbe bevuto questa spiegazione, Brooke è crollata, scoppiando le lacrime. Ha ammesso di essersi inventata tutto e ha spiegato però di non avere usato la challenge TikTok, ma Google e ChatGPT, chiedendo loro l’immagine di un senzatetto, poi inserita sul suo divano come risultava dalla foto consegnata agli inquirenti. E ha motivato tutto con la depressione di cui stava soffrendo, dopo essere stata abbandonata dal compagno di vita sola con il bambino, non riuscendo più a dormire da molto tempo: «Ero completamente sola, avevo bisogno di attenzione», ha tentato di giustificarsi. Alla fine, però è stata incriminata dagli agenti per procurato allarme e falsa denuncia e ha dovuto pagare una sanzione amministrativa assai alta per evitare il fermo di polizia.
