L’energia, i costi crescenti e la sfida delle città, la parola agli assessori comunali: «Ridurre i consumi? Ormai è quasi impossibile, è il nostro stile di vita»

Per ridurre il consumo energetico, e quindi la spesa, bisogna partire dalle città. È un punto su cui si trovano perfettamente concordi Ornella Segnalini, assessora Lavori pubblici e infrastrutture di Roma capitale, e Massimiliano De Martin, assessore Urbanistica, edilizia privata e ambiente della città di Venezia. «Più costa l’energia, più abbiamo problemi», ha detto Segnalini. «E le città pesano tantissimo sull’energia, per questo sono i primi luoghi su cui dobbiamo operare», ha detto da palco dell’evento La Scossa – Il mix di energie per mettere in sicurezza l’Italia e la sua bellezza, che si è tenuto mercoledì 10 dicembre all’Ara Pacis, a Roma. A Segnalini ha fatto eco De Martin sottolineando la sfida fondamentale nel processo verso le rinnovabili: «Per l’italiano l’energia rinnovabile è solo il fotovoltaico, ma non è assolutamente così». L’evento è finanziato da Next Generation EU, dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e da Unioncamere ed è realizzato con il sostegno di Edison e patrocinato dal comune di Roma
La gestione dell’energia nelle città
Se è vero che le politiche energetiche spesso sono decise a livello nazionale o addirittura europeo, le città hanno la possibilità di muoversi. In particolare su tre aspetti, come ha sottolineato l’assessora Segnalini nel dialogo moderato da Gianluca Brambilla: «Ridurre i consumi, non sprecare energia e produrla, per quanto possibile».
Per ridurre i consumi è necessario agire sul patrimonio immobiliare, cioè su tutti quelli edifici pubblici (scuole ma anche alloggi) che essendo stati costruiti entro gli anni Cinquanta del secolo scorso sono «terribilmente energivori». Come farlo? Con pannelli e cappotti fotovoltaici, relamping e numerose altre strategie. Venezia, dal suo canto, sta insistendo molto sull’idrogeno: «Abbiamo un progetto, già in fase di attuazione, riguardo a primo impianto di produzione, stoccaggio, distribuzione e utilizzo in città nell’area industriale di Porto Marghera», ha spiegato l’assessore De Martin. La rivoluzione sta già interessando i trasporti pubblici di terra ma presto, entro il 2032, coinvolgerà anche tutti quelli d’acqua.
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Le rinnovabili e l’ostacolo della burocrazia
Una delle grandi sfide per le città è quella di produrre l’energia. «Si possono usare biodigestori per produrre metano da usare per i mezzi pubblici, oppure c’è il progetto del termovalorizzatore». Altro tema centrale, più banalmente (ma neanche troppo), è il rifacimento completo e al 100% rinnovabile entro il 2033 del servizio di illuminazione pubblica in una città che ha più punti luce di Parigi. Per De Martin, invece, il problema vero è che è «impossibile chiedere una riduzione di consumi dato che il nostro stile di vita ne richiede sempre di più. Dobbiamo solo chiederci qual è la fonte primaria di quella energia, e renderla più sostenibile possibile». Un modo di farlo è pianificare al meglio «per snellire l’inserimento delle fonte rinnovabili». E il segreto ta nelle amministrazioni: «Devono accelerare il processo senza lungaggini burocratiche, devono essere deve essere un volano facilitatore».
Il cambiamento climatico e le nuove sfide cittadine
Entrambe le città poi devono combattere contro le conseguenze del cambiamento climatico. A Roma l’afa viene combattuta ogni giorno con pavimentazioni chiare, impianti di irrigazione con acqua di ricircolo, fontane e nuove alberature.
In alcuni casi si procede a una depavimentazione per poi ripavimentare i locali con materiale permeabile. Per Venezia, come ha scherzato De Martin dal palco, i problemi sono numerosi: «A noi manca solo il vulcano, tutto il resto c’è». Se la alberazione e la compensazione ambientale è resa difficile dai monumenti e dalle piazze storiche, per contenere il problema delle mareggiate il Mose ha segnato uno spartiacque: «Possiamo parlare di Venezia pre e post Mose, ma il Mose non basta. È etico non inquinare, indipendentemente se credo o non credo nel cambiamento climatico. E così bisogna prendere le decisioni».
