Nel garage delle torture a Roma, parla una vittima della baby gang: «Mi hanno strappato i capelli con un coltello»

«Mi hanno spogliato in mutande, poi mi hanno legato alla sedia e, dopo avermi torturato, mi hanno coperto il volto con lo scotch e bastonato». È il drammatico racconto di uno dei ragazzi presi in ostaggio lo scorso gennaio da una banda di giovani spacciatori, che lo ha sequestrato nella sua abitazione e poi torturato in un garage alla Massimina, a Roma. Lui, Marius – nome di fantasia – ha soltanto 16 anni e un debito di droga: 37 mila euro per una partita di hashish mai pagata. È questo il motivo della spedizione punitiva messa in atto dal branco, composto da tre maggiorenni e quattro minorenni, arrestati ieri con le accuse di tortura, sequestro di persona e porto abusivo di esplosivo.
Il racconto ai carabinieri
«Avevo la faccia così gonfia da sembrare un alieno», racconta la vittima, la cui testimonianza – ripresa da la Repubblica – ha permesso ai carabinieri di Trastevere di ricostruire, passo dopo passo, le violenze subite. «Una volta nel garage Mirko mi ha colpito con diversi pugni. Poi gli altri. Dopo i primi colpi mi hanno legato a una sedia. Io non ho reagito perché ero impaurito dal fatto che mi trovavo in un luogo chiuso dove c’erano 10 persone – prosegue il giovane -. Ho addirittura temuto che mi potessero ammazzare».
Le torture subite
«Mi hanno colpito con il calcio della pistola sulla fronte sinistra, dove ho ancora una grossa cicatrice. Successivamente “il negro” mi ha sollevato ripetutamente con tutta la sedia, mi girava a testa in giù e mi tirava verso il pavimento, continuando a farmi sbattere con la testa a terra. Poi mi hanno colpito con una mazza da baseball di ferro», racconta. A guidare il commando è Spongebob, come si fa chiamare Giacomo Porco, scrive il quotidiano di Roma, che da mesi tormentava la vittima su Telegram con minacce di ogni tipo: «Ti faccio bruciare le gambe, stavolta ti buco tutte e due le gambe. Te faccio magnà i vermi, te faccio sputà tutti i denti», e quindi minacce di rappresaglie ai familiari in caso di denuncia.
«Ha iniziato a tagliarmi i capelli con un coltello»
Tra i complici più feroci, Mirko Mezzaroma: «Ha iniziato a tagliarmi i capelli con un coltello alla base del cranio, strappandomeli dolorosamente, a ciuffi; sempre Mirko simulava di colpirmi con delle coltellate premendomi il coltello contro le cosce dicendo “ti taglio tutto, ti ammazzo”; più persone hanno iniziato a colpirmi con violente frustate sulla schiena». Per tutto il tempo in cui Marius è stato nel garage ha temuto per la sua vita: «È durato 4 ore. Non ricordo quanti giorni ho ricevuto di prognosi ma sicura- mente tanti perché sono stato costretto a rimanere a letto a lungo». Nonostante tutto, il giovane quando viene liberato trova il coraggio di denunciare.
Torturato un altro giovane
Il gruppo, come è emerso dalle indagini coordinate dal pm antimafia Carlo Villani, avrebbe torturato anche un altro giovane pusher per costringerlo a lavorare per loro. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, quest’ultimo si messaggiava con l’ex fidanzata del boss. Inoltre, su commissione, avrebbero fatto esplodere una bomba carta a Primavalle per punire un pregiudicato.
Foto copertina: ANSA/UFFICIO STAMPA CARABINIERI | Il blitz dei carabinieri che ha portato all’emissione di misure cautelari nei confronti di 11 persone, indagate per i reati di tortura, sequestro di persona e porto abusivo di esplosivo, 9 dicembre 2025
