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Tatiana Tramacere in tv, la lettera e le lacrime: «Una guerra silenziosa dentro di me, ecco perché sono fuggita» – Il video

10 Dicembre 2025 - 22:35 Diego Messini
La 27enne di Nardò si confida dopo giorni di silenzio ai microfoni di "Chi l'ha Visto": «Non cercavo notorietà, ma risposte a una battaglia che combatto da due anni»

Tatiana Tramacere rompe il silenzio a sei giorni dal suo ritrovamento, incolume, nella casa di Dragos-Ioan Gheormescu, l’amico 30enne da cui si era rifugiata per 10 giorni. Senza però dire niente a nessuno, tanto che la famiglia prima, il paese di Nardò poi, infine l’Italia intera temeva il peggio per lei. Dopo giorni di silenzio sulla vicenda, la 27enne ha accettato di rispondere alle domande dell’inviata di Chi l’ha visto?, la trasmissione di Rai 3 che ha seguito da vicino il suo caso e dato l’allarme nazionale. E per la prima volta Tatiana spiega – almeno in parte – cosa l’abbia spinta ad allontanarsi da tutto e tutti e rinchiudersi in quel «nido» dell’amico. Di certo, chiarisce subito nell’intervista, non lo ha fatto per cercare una qualche notorietà sui social. Di tutto tranne che di una «bravata» insomma si è trattato.

Il male di dentro che ha spinto Tatiana

Cosa l’ha mossa dunque? Tatiana parla a fatica, schiva, spaurita. Anche se poco a poco appare chiaro che è stata proprio lei a scegliere di parlare, per fugare ogni dubbio. «Ogni volta che c’è un controllo io scappo, per non affrontarlo», spiega la 27enne, svelando a poco a poco il male di vivere che si porta dentro da tempo. In questo quadro, «Dragos mi ha protetto, mi ha sempre aiutato. Non ha colpe lui, né io, anche se magari abbiamo avuto atteggiamenti sbagliati, forse immaturi. Ma l’ho fatto perché mi spingeva qualcosa dentro di me». Basti partire dalla fine della storia – il ritrovamento insperato – per capire cosa si muove nel più profondo di Tatiana. «Perché mi sono rifugiata in un armadio all’arrivo dei Carabinieri? Il panico. Io quando ho paura mi isolo. Ho sentito le urla, il casino e quindi mi sono spaventata – panico, ansia. Di quello che affronto non parlo con nessuno, mi tengo tutto dentro». Difficile, se non impossibile, dare un nome a quella “cosa”. Ma Tatiana sa di cosa si tratta perché lo vive da tempo, spiega a Chi l’ha Visto. «Ognuno affronta un periodo buio, non riesce a parlarne con qualcuno, fa delle scelte magari sbagliate», riflette la ragazza con la voce rotta dalle lacrime. «Ma questo non dà il diritto alle persone di parlarne, di insultare – se ho un ragazzo, un altro ragazzo, se non sapete cosa uno sta affrontando, quali battaglie sta giocando, non parlate», sgorga infine lo sfogo.

La lettera di scuse e spiegazioni

Oltre a prestarsi a rispondere alle domande postele dall’inviata di Rai 3, che sono poi quelle che si è posto mezzo Paese per giorni, Tatiana ha anche altro da dire. Qualcosa che ha lasciato affiorare poco a poco e ha poi cristallizzato in una lettera, scritta «di notte» in questi giorni per spiegare. E per dire dei “grazie” e delle “scuse” a chi di dovere. «Chiedo scusa alla mia famiglia, alle forze dell’ordine, a ogni cittadino di Nardò, e a tutte le persone che pur senza conoscermi si sono dedicate alla mia ricerca. Non volevo causare ansia a nessuno di loro. Non ho agito con lucidità, mi sono lasciata travolgere da emozioni troppo forti e dalla fragilità che non ero più in grado di gestire”.», ammette ora la 27enne leggendo il testo preparato tra le lacrime. Il grazie invece lo rivolge «ai Carabinieri e ai giornalisti che hanno cercato di raccontare degnamente quel che accadeva. Dentro di me c’era un groviglio di emozioni, cercavo risposte. Dall’esterno può risultare difficile capire, ma io cercavo di sfuggire a un dolore che mi attanagliava», spiega ancora. «È una battaglia interiore che combatto da due anni, una guerra silenziosa con qualcosa che mi supera, che a tratti mi spezza. Ci sono momenti in cui la realtà diventa troppo ostinata da sostenere. In questi momenti non pensi con chiarezza, cerchi solo di non sentire un rumore da dentro che diventa però sempre più forte».

La ricerca di risposte e il ruolo di Dragos

In questa crisi, ribadisce Tatiana, «Dragos non mi ha mai giudicato, mi ha offerto ascolto e un luogo quando non sapevo dove andare. Non c’è stata nessuna malizia né intenzione di farmi del male: solo una paura che cresceva più in fretta». Eppure a mano a mano le cose sono cambiate, e anche i sentimenti provati in quell’isolamento scelto. «Ho sentito il panico trasformarsi in responsabilità e poi in vergogna. Ora ho sentito il bisogno di mettere ordine in quel che è successo, non per giustificarmi ma per spiegare cosa è accaduto nella mia testa e nel mio cuore». Ha scelto di compiere un gesto «che forse non ha senso, ma che è la mia storia». E ora forse finalmente potrà tornare nel silenzio di cui ha bisogno, e a curare quel male di vivere invisibile che l’ha spinta lontano da tutto e da tutti.

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