Muore assiderata a pochi metri dalla vetta, il fidanzato accusato di omicidio colposo: «L’ha abbandonata»

Sulla montagna più alta dell’Austria, una serie di decisioni sbagliate potrebbe aver trasformato una scalata in una tragedia. Per la procura di Innsbruck, Thomas Plamberger, 36 anni, avrebbe commesso una catena di errori lasciando la compagna Kerstin Gurtner, 33 anni, in condizioni critiche a pochi passi dalla vetta del Grossglockner, situata a 3.798 metri. La donna è stata ritrovata morta il giorno successivo, uccisa dal freddo.
La salita in cima e il primo elicottero
La giornata era iniziata presto, alle 6.45, con un’ascesa regolare fino ai 3.550 metri del punto di ristoro, da cui parte il tratto più tecnico. Ma le ore successive hanno cambiato radicalmente il quadro. Alle 22.30, con vento in aumento fino a 74 km/h e temperature sotto zero, i due erano ancora in movimento verso la cima. Un elicottero della polizia alpina li aveva già individuati e aveva offerto assistenza, proposta rifiutata dalla coppia perché «stavano bene». Secondo la difesa, proprio dopo quel momento le condizioni di Gurtner sarebbero peggiorate bruscamente, in modo «imprevedibile».
La corsa al rifugio e la richiesta di aiuto
Una webcam di zona ha registrato le luci di emergenza attivate dalla donna. La polizia ha provato più volte a contattare Plamberger, ma lui — spiega l’avvocato — non si sarebbe accorto delle chiamate. Solo alle 00.35 ha chiesto aiuto, per poi riporre il telefono in tasca in modalità silenziosa, convinto che il messaggio fosse ormai chiaro ai soccorritori. Non vedendo nessuno arrivare, la coppia avrebbe deciso di continuare a muoversi per non congelarsi. Verso le due di notte, Plamberger ha scelto di scendere da solo verso il rifugio Erzherzog Johann in cerca di aiuto. La seconda telefonata ai soccorsi arriva alle 3.30: l’alpinista comunica di aver lasciato indietro la compagna e chiede l’invio di un elicottero. Ma la tempesta è troppo forte e il volo impossibile. Le squadre di terra raggiungeranno l’area solo ore dopo, trovando la donna senza vita.
La battaglia giudiziaria
Gli inquirenti descrivono Plamberger come la figura più esperta della cordata, di fatto la persona che avrebbe dovuto guidare l’escursione. Una responsabilità che lui respinge, sostenendo che la salita fosse stata programmata insieme e che entrambi avessero competenze simili. Secondo la procura, prima di allontanarsi, Plamberger non avrebbe messo Gurtner al riparo né usato il materiale di emergenza che aveva con sé: il sacco da bivacco, le coperte termiche, o anche solo la rimozione dello zaino per limitare la dispersione di calore. Una serie di omissioni che, per l’accusa, compongono nove errori distinti e configurano l’ipotesi di omicidio colposo. La pena massima prevista è di tre anni di carcere. La difesa insiste invece sulla lettura opposta: nessuna negligenza, solo una concatenazione di eventi, condizioni meteo sempre più estreme e variabili impossibili da prevedere.
