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MusicaSuoni e Visioni

Ottimi gli album di Gemitaiz e Marco Castello, che noia il disco di Paky. Bene anche i brani di Mecna, Tricarico e Legno. Le recensioni

14 Dicembre 2025 - 11:14 Gabriele Fazio

Paky – Gloria

Se proprio deve essere trap allora, tutto sommato, ci teniamo Paky, che sembra, vagamente, voler raccontare qualcosa. Un qualcosa, intendiamoci, immerso in una valanga di inutili e noiosissime spacconerie. Un qualcosa, intendiamoci, diluito in un suono monotono, snervante, superficiale, certamente insufficiente, che nemmeno produzioni ipercool riescono a salvare. Una visione, potremmo dire (con grande fatica), su una realtà che ci continuano a dire che non conosciamo, nonostante tonnellate di dischi orrendi che in realtà non fanno che parlare delle stesse cose. Posto che la musica assume valore solo quando ha realmente un certo valore, concettuale, intellettuale, o perlomeno un perché di esistere, o perlomeno un approssimativo senso, il fatto che ciò che viene raccontato sia reale non ci tocca minimamente; al limite ci dispiace, ma non può diventare oggetto di critica musicale.

Ciò che canta Paky è “real”, ok, ma è ugualmente brutto, infatti quel valore di cui sopra nel disco di Paky manca quasi completamente. Un “quasi” d’obbligo considerato che in qualche brano, forse annoiato lui stesso da questa monorotaia trap, le impostazioni cambiano e tutto, probabilmente di rimbalzo, diventa, se non più interessante, almeno più sopportabile.  6 litri, I soldi parlano, Tardi, Ossa & carne sono brani che hanno acceso una fioca fiammella, ma in generale parliamo di un disco da accatastare nel dimenticatoio, che non dice alcunché di nuovo, alcunché di interessante, sotto nessun punto di vista. Se proprio deve essere trap…solo che non deve essere per forza trap.