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Per il Fisco erano poveri, ma vivevano in ville di lusso con la Lamborghini in garage: gli affari su TikTok e i milioni in nero

15 Dicembre 2025 - 22:47 Ugo Milano
guardia di finanza
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L'operazione della Guardia di finanza: gli indagati pubblicizzavano i loro affari con un sito web e dirette video sui social

Per il Fisco erano in difficoltà economica, ma in realtà gestivano un giro segreto di prodotti falsificati. Tre persone – due di Siracusa e uno di Catania – sono state denunciate dalla guardia di finanza di Siracusa per ricettazione e vendita di prodotti contraffatti: borse, capi di abbigliamento, portafogli e orologi. Tutto ben pubblicizzato grazie dirette sui social network e un sito internet.

La villa di lusso e la Lamborghini in garage

Due di loro, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle, avevano anche percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, il sussidio per le famiglie in condizioni di povertà abrogato a inizio 2024 e sostituito con l’assegno di inclusione. Un contrasto evidente con il tenore di vita degli indagati, a cui gli investigatori hanno sequestrato una Lamborghini Urus, del valore di circa 270mila euro. Uno di loro ha trasformato la propria villa con piscina in una sorta di showroom clandestino allestito come una boutique, dove i finanzieri hanno trovato migliaia di articoli falsi, beni mobili e denaro per circa 300 mila euro, tra cui la fuoriserie.

Le dirette TikTok e il sito internet

Dalla villa gli indagati trasmettevano in dirette streaming su TikTok e Instagram, seguite da centinaia di clienti, durante le quali esibivano la merce. I tre avevano creato anche un sito internet, con provider statunitense, curato nei minimi dettagli, con gli articoli catalogati per categoria e marchio, accompagnati da fotografie in alta definizione, descrizioni accurate e relativo prezzo di vendita. Su molti prodotti compariva la dicitura «importazione parallela – qualità AA+ come l’originale». Una volta concluso l’acquisto, la merce veniva consegnata tramite corrieri e pagata in contrassegno dagli acquirenti.

Il fatturato di oltre due milioni

Gli incassi venivano versati mensilmente sui conti correnti degli indagati, alcuni dei quali accesi in Italia e altri presso istituti esteri (Belgio, Irlanda del Nord e Lituania). L’analisi delle spedizioni effettuate negli ultimi cinque anni ha permesso agli investigatori di ricostruire un volume di vendite di circa 12mila articoli contraffatti immessi sul mercato, per un fatturato illecito stimato in oltre due milioni di euro complessivi.

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