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La storia del peruviano con l’antenato italiano del 1821 respinto dal Comune. La cittadinanza per curare il tumore: «Voglio andare al San Raffaele»

16 Dicembre 2025 - 14:14 Ugo Milano
san raffaele caos infermieri
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Lo stop dell'ufficio anagrafe dii Sori, in attesa dell'esito del ricorso sul caso dell'uomo che ha già ottenuto la cittadinanza. La legge sugli avi italiani e la cittadinanza e la stretta a cui è sfuggito il 60enne

Un cittadino peruviano di 60 anni, discendente di una donna nata a Sori (Genova) nel 1821 – ben prima quindi dell’Unità d’Italia – ed emigrata in Sudamerica, ha ottenuto la cittadinanza italiana ma non riesce a essere iscritto all’anagrafe del Comune di Sori. I suoi avvocati si scagliano contro il rifiuto del comune di Sori a registrarlo perché mette a rischio la prosecuzione delle cure per un grave cancro al terzo stadio, che l’uomo sta seguendo da tempo. Il 60enne, infatti, vorrebbe farsi curare all’ospedale San Raffaele di Milano, eccellente nel campo, e sostiene che la cittadinanza agevolerebbe il ricovero e semplificherebbe procedure burocratiche e amministrative.

Il fenomeno degli oriundi sudamericani

Il caso del 60enne, ricorda la Repubblica, rientra nel più ampio dibattito sulle richieste di cittadinanza italiana da parte di oriundi sudamericani. Secondo alcuni magistrati, i discendenti di italiani nel mondo potrebbero arrivare a 60 milioni, creando tensioni tra diritto di sangue e politiche di controllo delle frontiere. Alcune modifiche legislative di quest’anno, però, hanno reso più rigidi i criteri per ottenere la cittadinanza. Il 60enne era riuscito a presentare domanda prima però che la legge fosse modificata.

Perché il Comune si rifiuta

Il tribunale di Genova aveva accolto la domanda del 60enne, basandosi sulla legge italiana che deriva dalla norma dell’Unità d’Italia, secondo cui tutti coloro che appartenevano ai regni preunitari, acquisivano la cittadinanza italiana. Nonostante ciò, il Comune di Sori si è rifiutato di procedere all’iscrizione all’anagrafe, citando la necessità di attendere l’esito dell’appello, mentre l’avvocato dell’uomo sostiene che altre precedenti sentenze in Liguria confermano la registrazione obbligatoria già dopo il primo grado di giudizio. Quanto alla questione di salute e al desiderio di seguire le cure al San Raffaele, che potrebbe comunque svolgere anche senza cittadinanza, il legale spiega: «La cittadinanza facilita il ricovero e tutta una serie di passaggi amministrativi e burocratici altrimenti molto complessi e, voglio ricordarlo, una volta cittadino italiano al mio assistito devono essere riconosciuti tutti i diritti sanciti dalla Costituzione».

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