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Costretta a 18 anni a lasciare la scuola per sposare un cugino in Pakistan «o fai la fine di Saman»: condanna definitiva per il padre

17 Dicembre 2025 - 12:00 Giovanni Ruggiero
disabile aggressione bologna pugno carabinieri
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Il caso a Novellara, lo stesso paese in cui è stata uccisa Saman Abbas nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021. La storia della 18enne pakistana ricattata dal padre e dalla matrigna. La madre morta in circostanze misteriose e i sospetti sullo zio

«Se non ti sposi fai la fine di Saman Abbas». Con questa frase un 54enne pakistano ha minacciato la figlia ventenne, evocando l’omicidio della 18enne connazionale uccisa dalla famiglia per essersi opposta alle nozze forzate con un cugino. La vicenda è avvenuta a Novellara, nella Bassa Reggiana, lo stesso paese dove è stata uccisa Saman Abbas. L’uomo è stato condannato il 28 luglio 2025 dalla Procura di Reggio Emilia a due anni e quattro mesi per maltrattamenti in famiglia e induzione al matrimonio. La pena è diventata definitiva dopo che la Cassazione ha respinto il ricorso della difesa. I carabinieri lo hanno quindi portato in carcere dove dovrà scontare una pena residua di un anno e 11 mesi.

Costretta a lasciare la scuola per sposare un cugino in Pakistan

I fatti contestati risalgono a un lungo periodo tra il 2008 e il 2023. Secondo le indagini, la ragazza non poteva uscire di casa, cercare lavoro né avere contatti con l’esterno. Era stata costretta a interrompere gli studi all’esame di terza media perché il padre voleva farla rientrare in Pakistan per sposare un cugino. La giovane aveva perso la madre naturale nel Paese d’origine. Ufficialmente per cause naturali, ma lei racconterà ai carabinieri di aver sentito parlare durante l’infanzia di un omicidio per mano dello zio. La ragazza ha spiegato che non aveva l’appoggio della matrigna e dei fratellastri. Ha deciso così di raccontare tutto a scuola: le docenti hanno informato i servizi sociali e le forze dell’ordine che hanno avviato l’inchiesta.

Braccialetto elettronico per i genitori

Le indagini avevano portato al collocamento della giovane in una comunità protetta e all’applicazione del braccialetto elettronico nei confronti del padre e della matrigna 37enne residente a Novellara, oltre a divieto di avvicinamento e di comunicazione con la vittima. La donna è stata condannata a due anni solo per maltrattamenti, con pena sospesa subordinata alla frequentazione di un corso antiviolenza.