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Riscatto della laurea, la stretta vale solo per il futuro. In pensione sempre più tardi: quanti anni di lavoro serviranno per l’assegno

18 Dicembre 2025 - 08:40 Giovanni Ruggiero
Pensione
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Trattativa di fatto ancora aperta nella maggioranza per la parte del maxiemendamento del governo alla manovra sulle pensioni. Il dietrofront sul riscatto della laurea e gli anni necessari per maturare l'anzianità

Che sulle pensioni sia ancora tutto scritto a matita lo dimostra anche la rassicurazione della premier Giorgia Meloni, arrivata dopo le proteste leghiste per la stretta sulle regole per il riscatto della laurea. Non che la misura piacesse anche a Forza Italia. Sta di fatto che le novità sono ancora in una fase liquida per la parte del maxiemendamento del governo alla manovra relativo alle pensioni. Ieri a Palazzo Madama, a margine del dibattito sulle comunicazioni alla vigilia del Consiglio europeo, la presidente del Consiglio ha cercato di chiudere le polemiche: «Nessuno che ha riscattato la laurea vedrà cambiata l’attuale situazione. Qualsiasi modifica che dovesse intervenire varrà solo per il futuro». Una marcia indietro che esclude la retroattività della norma più contestata, quella che penalizza il riscatto della laurea breve come strumento per anticipare l’uscita dal lavoro. Al ministero dell’Economia, spiega il Messaggero, sono ancora all’opera per rivedere le disposizioni, lavorando anche a una salvaguardia per chi ha già convertito gli anni di studio in contributi previdenziali, per evitare problemi di incostituzionalità.

Finestre mobili più lunghe: si parte dal 2032

Il maxiemendamento del governo interviene sulla cosiddetta finestra mobile, ovvero il tempo che passa tra il raggiungimento dei requisiti per la pensione “anticipata” (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne) e l’effettivo arrivo dell’assegno. Attualmente questa attesa è di tre mesi, ma salirà progressivamente: nel 2032 diventerà di quattro mesi, poi cinque per chi maturerà il requisito nel 2034 e sei mesi dal primo gennaio 2035. Fino al 31 dicembre 2031 la situazione resterà invariata. A questo allungamento va aggiunto l’adeguamento alla speranza di vita, già presente nel testo iniziale della legge di Bilancio: un mese in più nel 2027 e altri due nel 2028, quando per uscire prima dal lavoro serviranno 43 anni e un mese. Si stima che, compresa la finestra di sei mesi, nel 2035 serviranno 44 anni e due mesi di contributi.

Riscatto laurea sterilizzato: gli effetti della stretta

La seconda misura che ha fatto scalpore riguarda una sterilizzazione parziale del riscatto degli anni universitari per le lauree brevi (tre anni). Finora questi titoli potevano essere riscattati a pagamento, consentendo di raggiungere la pensione anticipata tre anni prima. Con la nuova norma, il governo intende scoraggiare i riscatti per ridurre il numero delle future pensioni anticipate da pagare. Dal 2031, in caso di riscatto, ai fini del calcolo del requisito dei contributi verranno tagliati sei mesi, che saliranno a 12 dal 2032, a 18 dal 2033, a 24 dal 2034 e a 30 dal 2035. Come spiega il Corriere della Sera, a regime, su un riscatto di tre anni conteranno solo sei mesi ai fini di raggiungere prima la pensione. È proprio su questo punto che Meloni ha annunciato la correzione, escludendo chi ha già avviato le pratiche.

I numeri: risparmi fino a 2 miliardi

Dal punto di vista finanziario, queste due misure hanno un impatto considerevole. Dalla stretta sulle pensioni il governo stima risparmi crescenti, fino a 2 miliardi di euro nel 2035. Più nel dettaglio, l’allungamento delle finestre mobili potrebbe garantire un recupero vicino agli 1,4 miliardi a regime, mentre il congelamento del riscatto della laurea dovrebbe portare risparmi superiori al mezzo miliardo sempre al 2035. Cifre che spiegano perché il governo ha inserito queste norme nel corposo maxiemendamento che ha aumentato la dotazione del provvedimento con 3,5 miliardi in più. La questione è centrale per la tenuta dei conti e per mantenere la ritrovata fiducia dei mercati verso il sistema Italia.

Le spaccature nella maggioranza: dalla Lega a Forza Italia

Le modifiche hanno creato frizioni in maggioranza. La Lega, con il senatore Claudio Borghi, ha presentato un subemendamento per cancellare entrambe le disposizioni. «In assenza di intervento immediato del governo noi sicuramente presenteremo emendamenti», ha chiarito Borghi. Gli ha fatto eco Armando Siri: «Finché c’è la Lega al governo non esiste né oggi né mai nessun provvedimento che alzi i parametri dell’età pensionabile». Anche Forza Italia ha espresso dubbi. Il portavoce nazionale Raffaele Nevi, intervistato da Affaritaliani, ha spiegato: «Il governo ha inserito delle norme che entreranno in vigore nel 2030, ci ragioneremo. L’aspettativa di vita cresce e quindi si alza l’età per andare in pensione, chiaramente dobbiamo anche favorire il ricambio nel mondo del lavoro». Più cauto il relatore alla legge di bilancio di Fratelli d’Italia, Guido Loris, che ha parlato di «norme tecniche» non escludendo «un eccesso di zelo da parte della struttura tecnica del Mef».

L’opposizione all’attacco: «Furto agli italiani»

Durissima la reazione dell’opposizione. Elly Schlein, leader del Pd, ha accusato la maggioranza di «furto». «Dovevate abolire la Fornero e invece state allungando l’età pensionabile a tutti, compresi alle forze dell’ordine», ha attaccato. Il governo ora cerca una mediazione tra le posizioni della maggioranza e la necessità di salvaguardare le finanze pubbliche, senza dimenticare che il riscatto della laurea è uno strumento sul quale il centrodestra stesso ha molto investito per facilitare l’accesso alla pensione. La Lega, con il subemendamento Borghi, propone di recuperare le risorse «con una copertura che noi abbiamo individuato nell’Irap sulle banche, specificando però che si tratta di una clausola di salvaguardia». Resta da vedere quale sarà il punto di caduta finale di una partita che è tutt’altro che chiusa.

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