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I senatori piangono: da 14 anni nessuno ci paga l’inflazione (come agli italiani). Però costavano 505 milioni l’anno in 315 e oggi costano uguale ma sono 200

18 Dicembre 2025 - 19:17 Fosca Bincher
Nella relazione che accompagna il bilancio di previsione 2025 il collegio dei questori cita il presunto eroico sacrificio di avere rinunciato a 145,9 milioni di adeguamento al costo della vita. In realtà la riforma ha ridotto la consistenza dei senatori del 36,5%. Quindi oggi ricevono 91 milioni di euro più del dovuto

I senatori italiani si sentono eroi per essersi aumentati stipendio e dotazione per fare funzionare Palazzo Madama, mantenendo tutto invariato dal 2011 e perdendo così tutto quanto è stato eroso dall’inflazione. Lo sfogo, che non considera il fatto che quella inflazione ha negli stessi anni eroso il potere di acquisto di tutti gli italiani, è contenuto nella relazione che accompagna il bilancio di previsione 2025 firmata dal collegio dei questori del Senato: Gaetano Nastri (FdI), Antonio De Poli (Udc-centrodestra) e Marco Meloni (Pd).

Il pianto dei questori: non ci hanno mai pagato 145,9 milioni di inflazione

Scrivono infatti i tre stretti collaboratori del presidente del Senato, Ignazio La Russa: «La dotazione richiesta per il 2025 è di importo invariato rispetto a quella del 2011, e risulta quindi pari a 505 milioni di euro. Va a tal proposito rilevato che se considerassimo in termini di valore “reale” la dotazione (quindi se tenessimo conto del valore conseguente all’effetto svalutativo dell’inflazione dal 2011 ad oggi), dovremmo tener conto di una svalutazione della stessa per un importo pari a 145.925.000 euro, con conseguente configurazione di una dotazione “rivalutata” pari a 650.925.000 euro. In altri termini, il valore “reale” della dotazione, a partire dal 2011 fino al 2025, si è ridotto di 145.925.000 euro e, se il Senato volesse mantenere lo stesso valore reale della dotazione del 2011, dovrebbe attualmente chiedere 650.925.000 euro (anziché i 505 milioni che invece sono stati richiesti)».

Ma i senatori sono stati ridotti del 36,5%. Prima costavano 505 milioni, dopo la stessa cifra

I calcoli dei senatori sul loro enorme sacrificio non tengono conto però di un fatto che dimostrerebbe ora l’esatto contrario: quei 505 milioni di euro di dotazione del Senato è stata mantenuta anche nel 2023, nel 2024 e nel 2025 nonostante dall’inizio di questa legislatura il numero dei senatori sia stato ridotto dalla riforma costituzionale entrata in vigore da 315 a 200, tagliando quindi 115 senatori, e tutti i loro collaboratori (-36,5%). Ci si sarebbe immaginati quindi una riduzione della dotazione per il Senato (e stesso discorso per la Camera), che invece non è avvenuta. Quindi anche se ai senatori fosse stata riconosciuto l’adeguamento dell’inflazione portando la dotazione pubblica a 650,9 milioni di euro come dicono, con la riduzione del 36,5% della consistenza dei senatori quella cifra però sarebbe dovuta scendere a 413,33 milioni di euro. Quindi ora ricevono dallo Stato e quindi dai contribuenti italiani 91,66 milioni di euro di troppo anche rispetto alla cifra che contiene il recupero di inflazione. L’inno al sacrificio che starebbero sopportando è dunque del tutto fuori luogo.

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