Ucraina, perché Putin vuole parlare con Macron

Durante la mediazione sul debito comune e gli asset russi nella notte tra giovedì e venerdì scorsi Emmanuel Macron in conferenza stampa aveva detto che in caso di fallimento della proposta americana l’Europa avrebbe dovuto parlare con il Cremlino al posto degli Usa. Una frase passata in sordina in Occidente ma non in Russia. Proprio ricordandola infatti il portavoce di Vladimir Putin Dmitry Peskov ha fatto sapere che Mosca è «pronta al dialogo». E in poche ore, lo scenario dei negoziati sull’Ucraina da qui alle prossime settimane è cambiato. Ma perché Putin si fida improvvisamente di Macron? Per quanto successo nel caso Euroclear, è la risposta del Financial Times.
Putin e Macron
Il quotidiano britannico ha spiegato che è stato proprio l’Eliseo a bloccare il piano del cancelliere tedesco Friedrich Merz di usare gli asset russi congelati nella Ue per finanziare Kiev. E la rottura dell’asse storico tra Francia e Germania nell’Unione Europea è qualcosa che non dispiace al Cremlino. Parigi ha già aperto all’incontro, auspicando che ci sia «una volontà politica reciproca» e l’eventuale colloquio sia un reale «tentativo di capirsi a vicenda» e non «una serie di moniti». Mentre riecheggiavano le parole di Putin nella conferenza stampa prima di Natale a Mosca: «Siamo pronti a lavorare con l’Europa… ma su un piano di parità, nel rispetto reciproco. Lavoreremo insieme e ci svilupperemo. Se ciò non accadrà, l’Europa scomparirà gradualmente». Un modo anche per correggere quel «porcellini di Biden» che aveva scatenato nervosismo.
L’amicizia tra Russia ed Europa
«Quindi che cosa sta succedendo?», si è chiesto ad esempio il canale Telegram Mig41, vicino alla Difesa russa. «Il francese Macron ha probabilmente capito dove stanno andando le cose tra Russia e Stati Uniti e ora sta cercando di essere il primo a salire sull’ultimo vagone del treno dell’amicizia tra Europa e Russia che sta per partire», ricorda oggi Repubblica. Per questo l’Eliseo ci ha tenuto a far sapere che l’incontro eventuale deve avvenire «in piena trasparenza con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e con i partner europei» e col solo obiettivo di «promuovere una pace solida e duratura». Parigi non ha dato né una tempistica né una coreografia al futuribile dialogo col presidente russo. Ma ha affermato che «nei prossimi giorni» saranno organizzati i termini del colloquio. In teoria è quindi possibile che il confronto avvenga in presenza. E, nella strategia europea sul fronte Ucraina, la novità in questo caso avrebbe una portata dirompente.
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Le ragioni della svolta
Di certo la mossa del presidente francese avviene nel solco della volontà dell’Ue – e della Coalizione dei Volenterosi – di avere un posto in prima fila nei negoziati. Ma di fronte all’attivismo di Merz la posizione diventa più chiara. «Macron ha tradito Merz», ha spiegato un alto diplomatico presente nelle sale dell’Europa Building al Ft. Ecco quindi che un ipotetico incontro con Putin riporterebbe Parigi al centro della diplomazia europea, a scapito proprio di Berlino. Poi c’è il fattore Trump. La chiusura totale di Bruxelles al dialogo con il Cremlino rischia di mettere in secondo piano gli interessi dei Paesi Ue in Ucraina proprio mentre Trump non perde occasione per attaccare Bruxelles. Proprio Macron, nel luglio scorso, ebbe un colloquio telefonico con Putin, il primo dopo tre anni. I risultati di quella conversazione, sul fronte della guerra in Ucraina, sono stati nulli.
Francia e Russia, le mediazioni
La memoria però non può che tornare al 2017. Durante il primo incontro con Macron, Putin si augurò che i rapporti tra i due si ispirassero proprio a quando all’Eliseo c’era Chirac. Ma poi le attività di espansionismo della Russia in Libia e nell’Africa sub-sahariana non fanno che peggiorarli. Eppure, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Macron è stato tra gli ultimi a chiudere il dialogo con Mosca. Il 7 febbraio il presidente francese di reca al Cremlino, il bilaterale tra i due dura cinque ore. L’obiettivo di Parigi, fermare l’escalation militare ai confini dell’Ucraina, risulta fallita. Poco più di due settimane dopo la Russia bombarda Kiev.
In Florida
Intanto l’inviato di Mosca Kirill Dmitriev è rimasto in Florida per proseguire il dialogo con gli Usa anche di domenica. I nodi da sciogliere sono ormai noti, a partire dal destino delle ultime porzioni di Donetsk ancora sotto il controllo degli ucraini – che Mosca vorrebbe gli venissero concesse all’interno dell’accordo di pace – e le garanzie di sicurezza, compreso il possibile dispiegamento di truppe occidentali in Ucraina una volta raggiunto il cessate il fuoco. Nel frattempo le forze russe rafforzano la loro posizione nel negoziato guadagnando terreno sul fronte. E tentano di sfondare anche a Sumy, con una rinnovata offensiva nella regione settentrionale relativamente risparmiata dagli intensi combattimenti terrestri. E il difensore civico ucraino ha denunciato che le truppe di Mosca hanno rapito e portato in Russia 50 civili dal villaggio, in quella che rappresenta «una grave violazione del diritto internazionale».
