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Il piano di Crosetto per l’esercito nel 2026: «In Libano anche senza l’Onu, per la Nato non un soldato in più. Gaza? È peggio dell’Afghanistan»

23 Dicembre 2025 - 16:51 Simone Disegni
Guido Crosetto soldati
Guido Crosetto soldati
Il ministro della Difesa in visita alle truppe in Bulgaria fa il punto sulle missioni militari italiane: «Armi all'Ucraina? Chiuso l'accordo, vedrete lunedì»

«Sul decreto Ucraina non c’è mai stato disaccordo, il 29 dicembre vedrete il contenuto del decreto. Non c’è una trattativa. Il provvedimento è chiuso da settimane». Lo assicura dalla Bulgaria il ministro della Difesa Guido Crosetto, che dopo aver fatto visita alle truppe italiane impegnate in Libano oggi ha incontrato i soldati di stanza alla base di Novo Selo. L’occasione per fare il punto con i giornalisti sull’impiego delle Forze armate italiane in vari scenari. Se Giorgia Meloni ancora la scorsa settimana in Parlamento ha escluso a chiare lettere l’invio di soldati italiani nel quadro di un’eventuale missione di monitoraggio del cessate il fuoco in Ucraina, il governo rinnoverà dunque però gli aiuti al Paese di Volodymyr Zelensky sotto attacco russo – aiuti civili così come militari – con un’intesa tra Lega, FdI e Forza Italia che dovrebbe trovare traduzione esatta nel provvedimento da vararsi appunto all’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, in programma lunedì 29 dicembre. Non si prevede neppure di dispiegare altre truppe sul fianco Est della Nato: «Noi facciamo la nostra parte rispettando i capabilities e i target, siamo già il primo contributore in Europa su questo fianco, per cui non abbiamo la necessità di aumentare, abbiamo bisogno di aumentare l’integrazione», ha detto Crosetto.

Perché Gaza è «peggio dell’Afghanistan»

Dove invece l’Italia potrebbe spedire i suoi uomini nel 2026 a tutela della pace è nella Striscia di Gaza, se e quando la fase 2 dell’accordo di cessate il fuoco siglato a inizio ottobre tra Israele e Hamas vedrà finalmente la luce. Crosetto dalla Bulgaria non ha nascosto però il suo pessimismo al riguardo: «Su Gaza non siamo noi a definire il nostro impegno ma c’è una coalizione che sta cercando di costruire una missione difficilissima, molto peggio dell’Afghanistan, e vi ricordo quanto a noi è costato l’Afghanistan anche in termini militari». Le condizioni per il dispiego di una missione internazionale nella Striscia restano dunque difficilissime, secondo le valutazioni condivise dal ministro della Difesa: «Parliamo di una zona non ancora pacificata dove c’è un conflitto in corso, dove ci sono ancora dei bunker sotterranei pieni di armi e dove ci sono ancora milizie che si confrontano. Quindi c’è un rischio molto alto».

Cosa potrebbe fare l’Italia per la Striscia

Ma quindi l’Italia parteciperà alla tanto discussa Forza di stabilizzazione internazionale prevista dal piano Trump? «Man mano che ci saranno i progetti definiremo come partecipiamo. Per ora non c’è neanche il progetto», risponde prudente Crosetto. In realtà però lascia poi intendere che le idee sul da farsi siano già in discussione tra le diplomazie. «Noi abbiamo offerto la disponibilità tecnologica per lo sminamento, medica per intervenire sui feriti che sono ancora migliaia, e di formazione per quanto riguarda la polizia, attraverso i carabinieri». Quest’ultima, precisa, «non su Gaza, magari in qualche Paese vicino dove formarli come abbiamo fatto in questi anni. Ma la stiamo costruendo con gli alleati, ci sarà una prossima riunione a gennaio per definire come farla».

L’impegno per il Libano (anche senza l’Onu)

Quanto al Medio Oriente, poi, dove Crosetto ha invece intenzione di far restare eccome le truppe italiane è in Libano. Anche andando contro, se necessario, certi sviluppi diplomatici internazionali. «Sono 47 anni che c’è Unifil in Libano. Troverei surreale andare via nel momento in cui c’è la maggior crisi. E se l’Onu prende una decisione surreale, noi non pensiamo di avvallare una decisione surreale. E siccome ho visto che la maggior parte delle nazioni la pensa con noi, io mi auguro che tutto possa ancora svolgersi sotto la bandiera Onu. Se non ci sarà quella Onu, ci sarà quella europea. Se non ci sarà quella europea, quella italiana comunque ci sarà. Perché non è il momento di abbandonare il Libano a una soluzione che avrebbe come punto d’arrivo soltanto una guerra ulteriore, magari anche civile interna», ha detto il ministro della Difesa a margine della sua visita al contingente italiano in Bulgaria.

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