La condanna di Grillo jr e lo stupro «brutale» di gruppo. Il silenzio di Ciro dopo quelle parole a Corona: «Noi imbarazzati, come potevamo stuprarla?»

Risalgono a un mese fa le ultime parole rilasciate da Ciro Grillo per commentare il caso che cha portato alla sua condanna a 8 anni di reclusione per violenza sessuale. Il giovane, fresco di laurea con 110 e lode in giurisprudenza e novello papà, al telefono con Fabrizio Corona attaccava i giudici e la magistratura: «Ormai si ritengono detentori della morale sessuale». E si prodigava a dipingere una fotografia dei fatti completamente diversa da quella emersa nelle motivazioni della sentenza. Una serata tra quattro amici, eccessi e divertimento diventano – nero su bianco – un «contesto predatorio e prevaricatorio» a danno di una ragazza 18enne il cui consenso è «senz’altro un’ipotesi da escludere». Insomma, violenza sessuale.
Il consenso assente e la «coartazione»
I fatti, per i quali Ciro insieme agli amici Edoardo Capitta e Vittorio Lauria è stato condannato a 8 anni, risalgono alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo. Una serata in discoteca, lo spostamento nella residenza del padre di Ciro Grillo, il fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe, e poi l’abuso. Il quarto amico, Francesco Corsiglia, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi: una pena minore perché, a differenza degli altri tre, non avrebbe partecipato agli scatti e alle pose oscene con l’amica della 18enne mentre dormiva. In completo, secondo i giudici, si evince perfettamente «il cima predatorio presente in quella casa, nonché la condotta violenta e insidiosa di tutti i partecipanti, inequivocabilmente diretta alla imposizione di atti sessuali di gruppo nei confronti di una ragazza incosciente». Una assenza di consenso che, come hanno spiegato per esteso i togati nel motivazioni, può essere effetti da «coartazione»: una sorta di costrizione morale che ha portato la giovane ad acconsentire al rapporto in maniera non libera bensì coatta.
La posizione di Grillo: «Eravamo imbarazzati, come potevamo violentarla?»
Rimangono in sottofondo gli echi di quanto Ciro Grillo stesso aveva confessato a Fabrizio Corona nella putata del suo format Falsissimo di un mese fa. Lì si parla di «magistrati detentori della morale sessuale». Anzi, «detentori dell’etica pubblica». Ci si dilunga su come sia impossibile o difficilmente comprensibile etichettare come violenza sessuale un rapporto di gruppo in cui la vittima pratica la masturbazione a uno dei partecipanti. Ci si sofferma sulle presunte strategie infingarde con cui l’accusa sarebbe riuscita a mascherare che «da foto e video si vedeva chiaramente una ragazza partecipe». Mentre i quattro giovani sarebbero stati sono «ragazzi imbarazzati.. Io avevo la faccia proprio da idiota». Per arrivare a una condanna che è «ordinaria follia della giustizia». Inutile dire che di tutto questo non ci sia la benché minima traccia nelle motivazioni che hanno portato il tribunale di Tempio Pausania a condannare i quattro giovani genovesi.
