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In manovra 200 mila euro alla neonata Fondazione Napolitano guidata da Veltroni. Proposta di FdI, firmata da tutti i gruppi. Anche dal M5s sempre contro «Re Giorgio»

26 Dicembre 2025 - 18:23 Fosca Bincher
manovra-fondazione-napolitano-veltroni
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Massima rapidità per l’aiutino pubblico all’ente guidato dall’ex segretario Pd, nato ufficialmente il 24 novembre scorso. Ma festeggia anche Marco Minniti che riceve 400 mila euro per la sua Med-Or per indagare sulla influenza di Vladimir Putin in Italia

È stato probabilmente il contributo più rapido nella storia delle “mancette” della manovra di bilancio italiana. Nel maxiemendamento che ora compone la legge di Bilancio è stato inserito al comma 913 dell’articolo uno un finanziamento di 100 mila euro annui sia per il 2026 che per il 2027 (in tutto quindi 200 mila euro) alla «Fondazione Giorgio Napolitano ETS» guidata dall’ex segretario del Pd, Walter Veltroni. La rapidità del contributo viene dal fatto che la fondazione stessa fino a qualche settimana prima non esisteva ancora, anche se annunciata da tempo. La sua iscrizione nel registro degli enti del terzo settore (ETS) è infatti stata registrata in data 24 novembre 2025.

Il finanziamento concesso per insegnare alle nuove generazioni l’esempio di Napolitano

Secondo il testo della norma il finanziamento alla neo fondazione guidata da Veltroni è stato fatto in parallelo a quelli tradizionalmente erogati dalla Fondazione Luigi Einaudi e ad «altre associazioni e fondazioni intitolate ai Presidenti della Repubblica, allo scopo di favorire l’attività di diffusione e valorizzazione, anche mediante specifiche iniziative rivolte alle giovani generazioni, dell’opera dei Presidenti della Repubblica a tutela dell’unità nazionale, dei valori costituzionali e del ruolo dell’Italia nel processo di integrazione europea e per la cooperazione nelle relazioni internazionali».

L’emendamento originario firmato da tutti i gruppi, anche quelli che contestavano Re Giorgio

Beppe Grillo, ex presidente del Movimento 5 Stelle

Il finanziamento alla Fondazione Giorgio Napolitano è stato inserito dal governo di Giorgia Meloni nel maxiemendamento che ha riscritto la manovra dopo che in commissione bilancio del Senato era stato approvato un emendamento di eguale tenore a prima firma della senatrice di Fratelli di Italia (FdI) Paola Ambrogio, ma controfirmato da altri 17 senatori di tutti i gruppi: altri 4 di FdI, uno di Forza Italia (Claudio Lotito), 2 della Lega, 4 del Pd (fra cui Beatrice Lorenzin e Antonio Misiani), 3 del Movimento 5 stelle (fra cui il capogruppo Stefano Patuanelli), Raffaella Paita di Italia Viva, Tino Magni di AVS e Pietro Patton (Autonomie), eletto in Trentino grazie all’alleanza fra centrosinistra e Carlo Calenda.

Deve avere fatto un lavoro egregio Veltroni, avendo convinto l’intero arco costituzionale su Napolitano, che è stato fra i presidenti della Repubblica più divisivi. Nel suo primo mandato fu accusato dal Pdl di avere fatto cadere il governo di Silvio Berlusconi spingendo Gianfranco Fini alla rottura. Per quello e non solo fu nel mirino della stessa Giorgia Meloni, che prima disse che «il suo lavoro non ha fatto bene all’Italia», e poi (nel 2019) lo avrebbe giudicato addirittura con parole di fuoco: «vile, incompetente e traditore». Sel non lo votò al secondo mandato, e Beppe Grillo chiamò addirittura alla marcia su Roma e all’occupazione di Montecitorio i militanti del M5s per evitare la rielezione di Napolitano definita «un colpo di Stato». Ora è sorprendente che tutti si uniscano per finanziare la Fondazione intitolata all’ex presidente della Repubblica.

Arrivano fondi anche per Marco Minniti per indagare sugli infiltrati di Vladimir Putin

Marco Minniti, ex ministro e parlamentare Pd

Nel nuovo testo della manovra c’è un altro finanziamento destinato a fare discutere, ed è quello da 200 mila euro sia nel 2026 che nel 2027 (in tutto 400 mila euro) concesso alla Fondazione Med-Or guidata dall’ex ministro e parlamentare Pd, Marco Minniti. Il contributo è legato ad attività di ricerca sugli uomini di Vladimir Putin in Italia. Come dice il testo approvato dal Senato quei 400 mila euro vengono erogati «al fine di tutelare gli interessi nazionali nell’ambito europeo e mediterraneo e acquisire elementi conoscitivi utili a contrastare le minacce ibride alla stabilità democratica dello Stato, per ricerche, studi e pubblicazioni sull’attività di influenza russa in Europa e in Nord Africa, con particolare riferimento ai rischi militari, alle azioni di sabotaggio delle infrastrutture critiche, alle interferenze nei processi elettorali e all’infiltrazione nel sistema politico e mediatico».

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