La riforma della Corte dei Conti è legge. Magistrati contro il governo: «Pagina buia per l’Italia». Dai controlli al danno erariale, ecco cosa cambia

Più controlli preventivi per la Corte dei conti, un tetto massimo alle sanzioni da comminare a funzionari e amministratori che causino danno economico allo Stato. Sono questi alcuni dei tasselli posti dal ddl Foti, che sabato 27 dicembre ha passato lo scrutinio del Senato: approvato con 93 voti a favore, 51 contrari e 5 astenuti, è ora legge. Si tratta di un provvedimento che, secondo la maggioranza, è fondamentale per «mettere gli amministratori al riparo dalla paura». Per le opposizioni non sarebbe invece altro che una misura «frettolosa», che il governo avrebbe portato avanti per prorogare ad libitum lo scudo erariale e per vendicarsi della querelle con la magistratura contabile sul Ponte sullo Stretto.
I limiti sulla sanzione: dalla percentuale del danno allo stipendio
Il ddl Foti si divide in due parti. La prima, valida dal momento in cui la legge verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale, rende strutturale lo scudo erariale. Si tratta di quella misura, introdotta durante la pandemia e valeva fino al 31 dicembre 2025, che protegge gli amministratori pubblici limitando la loro responsabilità alle azioni dolose e alle omissioni o inerzie macchiate da «colpa grave». Nella misura approvata in Senato, inoltre, è previsto anche un «doppio tetto» alla responsabilità: il funzionario condannato – non con dolo – non potrà essere colpito da una sanzione superiore al 30% del danno arrecato allo Stato e comunque non maggiore di due annualità di stipendio lordo. Un provvedimento che, secondo le opposizioni, andrà a far ricadere gran parte del danno «sulle tasche dei cittadini».
Il controllo «a chiamata» e l’impatto sulla responsabilità
Insieme allo scudo erariale, il ddl Foti prevede anche un ampliamento del controllo preventivo sugli atti da parte della Corte dei conti. Gli amministratori locali potranno dunque appellarsi al giudizio dei magistrati contabili in più occasioni, e in particolare è stata aggiunta la possibilità di un controllo «a chiamata». Il funzionario avrà dunque tre differenti opzioni: chiedere un parere alla sezione di controllo, sottoporre l’atto al controllo preventivo o adottare direttamente l’atto. Nei primi due casi, se la Corte non risponde entro 30 giorni si considera una sorta di «silenzio assenso» e il funzionario che promulgasse una misura ritenuta poi illegittima sarebbe esente da qualunque responsabilità. Ciò comporterà, ovviamente, un aumento deciso di pratiche da smaltire da parte dei magistrati della Corte dei conti.
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La nuova organizzazione della Corte dei conti e la separazione delle funzioni
La seconda parte della misura, invece, dovrà essere attuata in futuro tramite decreti emanati dal governo e autorizzati da una legge delega del Parlamento. In questi è prevista una radicale riorganizzazione della Corte dei conti stessa, con l’accorpamento delle sezioni centrali regionali e la fusione dei compiti dei magistrati, che dovranno occuparsi sia del controllo giurisdizionale che consultivo. Specularmente al quesito che sarà posto il prossimo anno nel referendum sulla riforma della giustizia, è anche prevista però una netta separazione delle funzioni tra magistrati requirenti e giudicanti.
Il governo: «Nessuna vendetta»
«Non c’è unanimità di dissensi tra i giudici contabili: più di uno di loro ha manifestato favore nei confronti della riforma». È questa la sicurezza da cui parte Palazzo Chigi, come ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. «Vi è stata una costante interlocuzione con i rappresentanti della Corte dei Conti che ha permesso di modificare più di una delle norme dell’impostazione originaria». Sulle accuse di una possibile ritorsione dopo il freno della stessa Corte dei conti al progetto del Ponte sullo Stretto, Mantovano getta acqua sul fuoco: «Non c’è nessuna vendetta perché l’iter di questa riforma parte all’incirca due anni fa. In Senato è approdata nel marzo di quest’anno, vi è stata una serie di audizioni: legarla al provvedimento della magistratura contabile sul Ponte mi sembra, per usare un eufemismo, una forzatura». Mantovano ha poi sostenuto la necessità di combattere la “paura della firma” tra i funzionari: «Chi commette dei fatti con dolo che hanno rilievo contabile, risponde al 100%, quindi non c’è nessuna copertura di frodi o di reati assimilabili».
Le opposizioni e i magistrati: «Pagina buia, così responsabilità scompare»
Per le opposizioni, si tratta invece di un provvedimento che vuole limitare i controlli sugli sprechi e sulle scorrettezze degli amministratori pubblici, andando ad accumulare scartoffie su scartoffie sui tavoli dei magistrati contabili. «L’effetto è una pericolosa deresponsabilizzazione degli amministratori», ha protestato il Partito democratico.. Non solo. La possibilità di consultare in anticipo i magistrati condurrebbe, secondo il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia, a «veri e propri salvacondotti preventivi. Non è una riforma per tutelare le risorse pubbliche, è una riforma per proteggere chi governa dalle conseguenze delle proprie scelte». Anche l’Associazione magistrati della Corte dei conti ha attaccato la misura: «Oggi si scrive una pagina buia per tutti i cittadini. Si tratta di una scelta che segna un passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici e inaugura una fase in cui il principio di responsabilità nella gestione del denaro dei cittadini risulta sensibilmente indebolito». Per il Movimento 5 Stelle il provvedimento «contraddice pienamente un principio cardine dello Stato di diritto, per cui la legge è uguale per tutti».
