«L’erede di Silvio? Nessuno, Tajani dovrebbe dimettersi. Sogno un ritorno di Pier Silvio e Marina. Lei è da sempre il mio punto di riferimento»

L’erede di Silvio Berlusconi? Per Francesca Pascale «nessuno». «Mi piacerebbe tantissimo Mario Draghi, ma ha ha altre ambizioni. Tajani è inadeguato e dovrebbe solo dimettersi. Più di tutto, mi piacerebbe che Marina e Pier Silvio entrassero a gamba tesa nel partito e rimettessero mano allo statuto, per resettare e ripartire con i congressi», racconta l’ex storica compagna del fondatore di Forza Italia. Pascale, in una lunga intervista ad Elvira Serra per il Corriere della Sera, ammette che non disegna una “discesa in campo”. «Mi piacerebbe candidarmi per la segreteria toscana. Ma io non ho mai smesso di fare politica. La faccio andando al Pride, alle manifestazioni, dicendo cosa penso». Un aspetto quest’ultimo che ha affrontato con Marina Berlusconi, «perché è da sempre un mio riferimento, in virtù anche di un sentimento indelebile e del rapporto che è nato quando stavo con il padre. Pur vivendo vite differenti in città diverse, so che quando cerco un confronto, lei c’è».
«Un dolore così forte lo avevo provato solo per nostra madre»
Pascale racconta poi, mentre si trova nella sua villa tra le colline senesi, il momento drammatico in cui scoprì della morte di Silvio. La avviso un’autrice di Otto e Mezzo. «Subito dopo mi chiamò il professor Zangrillo. Ricordo solo di essere scoppiata a piangere e di aver messo giu. Ero talmente sconvolta che chiamai le mie sorelle: un dolore così forte lo avevo provato solo per nostra madre. Ma allora, 28 gennaio 2007, avevo chiamato Berlusconi: erano le tre e mezzo del mattino. Lui pronunciò parole piene di cura: mi sentii aggrappata a qualcosa di solido». Al funerale era presente. «Me lo permise Zangrillo attraverso il dottor Letta. Mi sedetti nell’ultima fila, all’ultimo posto, tra gli ultimi amici di Silvio Berlusconi». «Berlusconi – aggiunge – diceva che avevo bisogno di libertà, che non poteva farmi vivere la sua vecchiaia e non voleva imprigionarmi. La situazione diventò fragile per tanti motivi. Ma la verità è che tra di noi non è mal finita, non ci siamo mai realmente separati». Dopo lui si è unita civilmente con la cantante Paola Turci, per poi separarsi subito dopo. «Non ero pronta dopo Berlusconi, era un chiodo schiaccia chiodo. Ma mi prendo la mia responsabilità. Di quella storia mi ha fatto soffrire l’ipocrisia: stavo con una donna che disprezzava Berlusconi, ma non il fatto di vivere in casa mia con il suo denaro».
Pascale e Marta Fascina
Non ha mai ben capito il ruolo di Marta Fascina, o meglio le nozze con lei. «Berlusconi era un uomo discreto, a parte quando doveva esibire la sua goliardia. Era difficile che ti baciasse o ti accarezzasse davanti agli altri. Mi spiace solo vedere come certi principi in politica, che era la sua vita, siano stati traditi. Lui mi diceva sempre: si deve essere i primi a entrare e gli ultimi a uscire onorando il mandato degli elettori. Ecco, non mi pare che la parlamentare Marta Fascina li rispetti». Ma ammette che lei ha svolto «un ruolo importante accanto al Presidente. Lui ha scelto per il finale della sua vita ciò di cui aveva bisogno e lo quella cosa li non sarei mai stata in grado di dargliela».
Santanchè e le borse
Dopo il borsa gate, quando scoprì di aver ricevuto dei presunti capi falsi in dono dalla ministra Daniela Santanché spiega che non l’ha mai più sentita. «Mai più, e le sue Kelly farlocche le ho regalate. Me ne è rimasta una, vera, che avevo comprato io. Non mi è dispiaciuto troppo che fossero taroccate, ma aver provato imbarazzo quando mi hanno chiamata dal negozio. Pensavo tra una napoletana e una cuneese a chi crederanno».
