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Trump riceve Netanyahu a Mar-a-Lago: «Siamo d’accordo su quasi tutto. Se Hamas non disarma a breve, la pagherà»

29 Dicembre 2025 - 22:31 Alba Romano
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L'incontro in Florida con il premier israeliano. Il leader Usa: «Non siamo d'accordo al 100% sulla Cisgiordania. Ma farà la cosa giusta». E sul piano di pace: «Israele lo ha rispettato»

Solo 24 ore dopo l’incontro con Volodymyr Zelensky, il presidente statunitense Donald Trump ha accolto sempre a Mar-a-Lago, in Florida, il primo ministro israeliano Benjamin Natanyahu. Il vertice si è concentrato su diversi dossier chiave, con particolare attenzione alla situazione a Gaza, al futuro di Hamas e ai piani per la ricostruzione della Striscia. Al termine del colloquio, il presidente statunitense ha lanciato un duro avvertimento ai miliziani, chiedendo il rapido disarmo del movimento. «Daremo un breve tempo ad Hamas per disarmare, altrimenti pagherà un prezzo», ha dichiarato Trump, sottolineando che Israele «ha rispettato il piano di pace per Gaza».

Trump ha inoltre riconosciuto l’esistenza di alcune divergenze con Netanyahu, pur ribadendo una sostanziale convergenza di vedute. «Ci sono piccole differenze su ciò che vogliamo e su come vediamo alcune questioni, ma siamo d’accordo su quasi tutto», ha affermato il leader Usa. Riferendosi in particolare alla situazione in Cisgiordania, Trump ha ammesso di non essere «d’accordo al 100%» con il premier israeliano, ma ha espresso fiducia nella sua leadership: «Farà la cosa giusta», ha detto, rispondendo a una domanda sulla violenza dei coloni e sul suo impatto sul processo di pace. Ampio spazio è stato dedicato anche al dossier iraniano.

Il dossier Iran

Trump ha ribadito la linea dura nei confronti di Teheran, avvertendo che gli Stati Uniti interverranno se l’Iran tenterà di riarmarsi o di riprendere il programma nucleare. «Conosciamo i siti», ha dichiarato, aggiungendo di sperare che l’Iran «non faccia nulla». Dal canto suo, Netanyahu ha definito l’incontro «molto produttivo», sottolineando come la partnership tra Israele e Stati Uniti sia «più forte che mai». Il premier israeliano ha inoltre annunciato che conferirà a Trump il Premio Israele, «per il suo straordinario contributo a Israele e al popolo ebraico». La consegna del riconoscimento è prevista durante una futura visita del presidente americano in Israele, in occasione del Giorno dell’Indipendenza, tra aprile e maggio prossimi.

La ricostruzione di Gaza «comincerà molto presto»

Prima del colloquio, il leader Usa aveva dichiarato che con Netanyahu – definito dallo stesso «eroe», senza il quale «Israele non esisterebbe» – avrebbero discusso del disarmo di Hamas e della ricostruzione di Gaza, che «comincerà molto presto». Trump ha affrontato anche la questione degli ostaggi israeliani, promettendo il massimo impegno degli Stati Uniti per recuperare i resti di Ran Gvili, l’ultimo ostaggio ancora nelle mani del partito-milizia: «Faremo tutto il possibile per riportare indietro i suoi resti». Prima del bilaterale, il presidente americano ha inoltre espresso la speranza di un miglioramento dei rapporti tra Israele e Siria: «Spero che riescano ad andare d’accordo», ha detto, definendo il presidente siriano «tosto», ma riconoscendo che «sta facendo un grande lavoro».

I dossier interni e internazionali

Il faccia a faccia tra i due era delicato. Netanyahu ha bisogno del sostegno americano non solo per rafforzare la posizione di Israele sul piano internazionale, ma anche per consolidare il proprio fronte interno. I dossier di Gaza, Hezbollah e Iran erano al centro dei colloqui, ma sullo sfondo pesa anche il calendario politico: il premier israeliano guarda alle elezioni del 2026 con una coalizione indebolita da profonde divisioni interne e da due anni di guerra che hanno lacerato la società israeliana.

Il quinto incontro tra i due

Quello di Mar-a-Lago è il quinto incontro tra Trump e Netanyahu da quando il presidente statunitense è tornato alla Casa Bianca a gennaio. Washington avrebbe dovuto sfruttare l’occasione per spingere sulla seconda fase del cessate il fuoco a Gaza, che prevederebbe la creazione di un governo tecnico palestinese per la Striscia, l’invio di una forza internazionale di stabilizzazione e un ulteriore ritiro dell’Idf dall’enclave. Al momento, tuttavia, Israele e Hamas non hanno formalizzato alcun impegno sulla nuova fase e continuano ad accusarsi reciprocamente di aver violato i termini della prima.

Oltre a Gaza, anche i dossier Iran e Libano

Netanyahu ha portato inoltre sul tavolo le preoccupazioni israeliane legate all’Iran e al Libano. Secondo Tel Aviv, Teheran starebbe ricostruendo e persino ampliando la propria capacità di produzione di missili balistici dopo la guerra dei dodici giorni dello scorso giugno. Sul fronte libanese, Israele minaccia di riprendere l’offensiva su larga scala se il governo di Beirut non rispetterà la scadenza di Capodanno per il disarmo di Hezbollah, che dal canto suo ha escluso di deporre le armi finché proseguiranno i raid dell’Idf nel sud del Paese.

Foto copertina: ANSA/ UFFICIO STAMPA NETANYAHU | Il presidente americano Donald Trump riceve il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nel suo resort di Mar-a-Lago, 29 dicembre 2025

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