Stallo sui negoziati in Ucraina, Mosca: «Le forze di Kiev non stanno più avanzando»

All’indomani dei colloqui tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump, lo stallo su una possibile pace in Ucraina continua. Kiev non è pronta ad alcune concessioni, su tutte quelle territoriali e quelle riguardo alla gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il Cremlino, nonostante pubblicamente dichiari che un cessate il fuoco permanente sia «sempre più vicino», continua le sue operazioni di terra e intima alle forze invase di ritirarsi dal Donbass per facilitare proprio il processo dei negoziati. Voci di un possibile contatto diretto, via telefono, tra Zelensky e Vladimir Putin sono state smentite da Mosca, mentre il leader del Cremlino si appresta a parlare nuovamente con la Casa Bianca. E il capo di stato maggiore dell’esercito russo, Valery Gerasimov, ha affermato che le forze armate ucraine non stanno più conducendo operazioni offensive, ma stanno solo cercando di rallentare l’avanzata delle truppe russe. Ha precisato che nel mese di dicembre sono stati “liberati” oltre 700 chilometri quadrati nella zona dell’operazione militare speciale.
Zelensky: «Da Trump garanzie di sicurezza solo per 15 anni»
Il presidente americano Donald Trump ha offerto Volodimir Zelensky garanzie di sicurezza per 15 anni, non abbastanza però secondo il leader ucraino. «Ho discusso questa questione con il presidente Trump. Gli ho detto che siamo in guerra da quasi 15 anni. Ecco perché vorrei che le garanzie di sicurezza restassero in vigore più a lungo», ha dichiarato in un punto on line con i giornalisti. «Gli ho detto che dovremmo considerare la possibilità di garanzie per 30, 40 o 50 anni. Sarebbe una decisione storica del presidente Trump», ha aggiunto. Il presidente ucraino ha insistito che senza garanzie di sicurezza la guerra non può finire. «Vogliamo tutti che la guerra finisca e così la legge marziale. Ma la legge marziale può finire solo quando abbiamo garanzie di sicurezza», ha sottolineato, «nel momento in cui avremo garanzie di sicurezza sarà un segnale per tutti noi che la guerra è finita».
Nuova telefonata tra Trump e Putin: «Ancora qualche problema spinoso»
Nei prossimi giorni, ancora non è chiaro quando, il presidente americano Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin si sentiranno nuovamente al telefono. Un dialogo che probabilmente verterà sui punti di incontro trovati tra la Casa Bianca e Kiev nell’ultimo round di colloqui in Florida. Per il Cremlino rimangono «ancora uno o due problemi spinosi». Tra cui la necessità di ritirare le truppe dai territori ancora sotto il controllo ucraino in Donbass e Kiev vuole «sperare di raggiungere la pace».
Zelensky attacca Putin: «retorica pacifica con Trump, vogliamo truppe straniere in Ucraina»
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a insistere sulla presenza di truppe straniere in Ucraina come parte necessaria delle garanzie di sicurezza: «Credo sia un rafforzamento delle garanzie di sicurezza che i nostri partner ci stanno già offrendo», ha detto parlando con i media. Ha poi attaccato Vladimir Putin e la sua «retorica pacifica», accusandolo di usare toni mansueti con Donald Trump per poi svelare il suo vero volto nelle continue minacce rivolte a Kiev: «Ci colpisce con i missili, ne parla apertamente, celebra la distruzione delle infrastrutture civili, dà istruzioni ai suoi generali su dove avanzare e cosa conquistare».
Il piano di pace, Mosca sceglie il silenzio: «Non commentiamo»
Riguardo ai 20 punti de piano di pace, il Cremlino ha preferito sorvolare: «È sconsigliabile parlare in pubblico di singoli punti», ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Nessuna indiscrezione dunque sulla possibilità, emersa negli scorsi giorni, che la Russia accetti di rendere la regione del Donbass una zona economica speciale libera e di condividere la gestione della centrale nucleare di Zaporzhzhia con Kiev. Un punto, quello della centrale, su cui neanche gli ucraini sono pronti a fare concessioni.
Mosca: «Pace più vicina, ma la situazione di domani sarà diversa»
Non mancano le aperture da parte della Russia, anche se non è chiaro quanto siano concrete o quanto frutto di una postura fittizia. Stando a quanto ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, è «certo» che i colloqui per porre fine al conflitto in Ucraina siano nella loro «fase finale». Ma la parola «fine» potrà essere raggiunta solo quando Mosca riterrà di aver raggiunto i suoi obiettivi: «Lo ha detto ieri Trump parlando con gli ucraini: stanno continuando a perdere territori e continueranno a perderli. La situazione di domani sarà diversa da quella di oggi», ha detto in un punto stampa, alludendo probabilmente a richieste territoriali che si faranno sempre più invasive quanto più le forze russe trascineranno avanti la guerra.
Telefonata Putin-Zelensky? Il Cremlino nega: «Non è nei piani»
Nelle ultime ore, voci informate avevano anticipato a Fox News la possibilità di una telefonata tra Zelensky e Putin. Un fatto che avrebbe avuto dell’incredibile, essendo la prima degli ultimi cinque anni, ma che il Cremlino ha prontamente smentito: «Una conversazione del genere non è attualmente in fase di valutazione». Per Mosca rimane cruciale che un dialogo diretto tra i leader sia prima anticipato da una fase di negoziati proficui tra i due Paesi.
Elezioni a Kiev, Zelensky prende tempo: «Prima finisca la guerra»
Sulla richiesta, più volte ribadita dal Cremlino e di recente anche dalla Casa Bianca, di indire nuove elezioni a Kiev, Zelensky non ha concesso grandi aperture: «Quando la guerra finirà, allora finirà anche la legge marziale. Ma la legge marziale finirà quando in Ucraina saranno assicurate garanzie di sicurezza. Senza di esse, questa guerra non sarà mai finita». Insomma, si tornerà alle urne solo una volta che il patto di pace con Mosca sarà siglato nero su bianco.
La telefonata Trump-Putin: «Passati in rassegna tutti i punti di pace»
È stata una telefonata produttiva, quella tra Vladimir Putin e Donald Trump poco prima che il presidente americano incontrasse in Florida il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha detto lo stesso leader di Kiev, secondo cui Trump e Putin avrebbero passato in rassegna uno a uno i 20 punti al momento fissati per un possibile piano di pace. «L’ho ringraziato per questo, perché è importante che siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda e che discutiamo di questo documento, non di un altro». La distanza tra le parti sarebbe però ancora consistente e un accordo non è in nessun modo imminente.
