Elezioni europee: nei sondaggi i sovranisti crescono ma non sfondano

In flessione Ppe e Pse. La Lega traino dei sovranisti europei che però sono lontani da una maggioranza. L’intervista di Open a Giovanni Diamanti di Quorum/YouTrend

Il Parlamento europeo ha pubblicato il primo sondaggio in vista delle elezioni del 26 maggio. Il Partito popolare europeo (Ppe) si confermerebbe primo gruppo parlamentare, anche se in caduta rispetto alle elezioni del 2014 passando da 217 seggi a 183.


Peggio andrebbe per i Socialisti e democratici (Pse), il gruppo del Pd, che dai 186 eletti di 5 anni fa passerebbero a 135. Per la prima volta Ppe e Pse non avrebbero la maggioranza per governare che equivale a 353 seggi. Per averla servirebbe loro l’appoggio dei liberali: l’Alde guidato di Verhofstadt, che secondo il sondaggio passerà da 68 a 75 seggi. Sarebbe inoltre indispensabile il soccorso della pattuglia macroniana, che dovrebbe raggiungere i venti parlamentari. La maggioranza potrebbe essere allargata ai verdi (45 poltrone).


I vincitori della tornata sarebbero comunque gli esponenti della destra sovranista. L’Enf, la famiglia europea della Lega di Salvini e del Rassemblement National di Marine Le Pen, passerà da 37 a 59 seggi. L’Ecr, che dopo la Brexit e l’addio dei Conservatori di Theresa May, sarà guidato dai polacchi di Kaczinsy, potrebbe contare su 51 parlamentari.

Insieme arriverebbero attorno a 110 seggi, più i 12 di Alternative für Deutschland e una manciata di parlamentari eletti nei partitini alleati dell’Est europeo. L’obiettivo è quello di insediare il primato del primo gruppo al Ppe. Se i sovranisti fossero il raggruppamento più numeroso avrebbero forse la forza per tentare di coinvolgere il Ppe in un’alleanza inedita.

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A fronte di questi dati, Open ha chiesto a Giovanni Diamanti di YouTrend di fare un’analisi del sondaggio e dei possibili scenari all’indomani del voto del 26 maggio.

Ci sono delle sorprese?

«Sorprese non ce ne sono. Diciamo che confermano che l’Europa sovranista di cui si parla tanto rimane comunque una minoranza. Al momento, in Europa, non ci sono i numeri per una maggioranza sovranista. È vero che si assottiglia sempre più la maggioranza establishment, se vogliamo, dei liberali, socialisti e popolari. Ma non c’è nessuna maggioranza sovranista all’orizzonte. L’unica possibilità potenziale in questo senso penso sia un’alleanza che va dai liberali ai sovranisti, passando per i popolari mettendo assieme tutta la destra che ci sarà nel Parlamento europeo. È un cosa di cui si parla, che qualche popolare magari vorrebbe, difficile però da realizzare».

Il dato forte è quello della Lega che conferma i sondaggi nazionali…

«La Lega diventa in questo momento il partito sovranista di riferimento in Europa. Sarà probabilmente il partito di destra populista e sovranista più forte in assoluto. Se non consideriamo Polonia, Ungheria e alcuni Paesi dell’est Europa e prendiamo i Paesi più “pesanti”, che esprimono anche il maggior numero di parlamentari, la Lega è il partito con le percentuali più alte».

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La Lega è forte e trainante rispetto agli altri partiti sovranisti europei però, contrariamente a quello che si diceva negli ultimi mesi, la svolta sovranista dell’Europa non ci sarà. Quindi c’è questo traino o no?

«I sovranisti comunque crescono. Non sono in grado di rappresentare alcun tipo di maggioranza. A meno che non ci sia un radicale cambiamento di posizionamento dei popolari e dei liberali. Che francamente trovo complesso. È difficile, anche se non impensabile, perché ormai non c’è nulla di impensabile in Europa. La Lega farà un ottimo risultato: rischia però di non essere comunque nella maggioranza in Europa».

Quindi cambia poco?

«Non me la sento di dire che cambia poco. Perché comunque i rapporti di forza cambieranno notevolmente. Questa Europa, che inizialmente era quasi un bipartitismo, ormai è sempre più articolata, è sempre più complessa e i sovranisti sono ormai una forza importante che acquisisce sempre più peso. Quindi le cose cambiano: diciamo che potrebbe non cambiare troppo la maggioranza».

Ma poi esiste veramente una sola destra sovranista con i medesimi interessi?

«Noi parliamo di destra sovranista in generale, ma in realtà è spezzettata. Un’internazionale sovranista è un controsenso, motivo per cui faticano a trovare un terreno completamente comune».

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E i 5 Stelle, che non avranno più alleati perché quelli potenziali probabilmente non conquisteranno seggi, dove si collocheranno?

«Questo non saprei dirtelo. Quello che so è che i 5 Stelle, come spesso accade, hanno fatto le cose in fretta e male per quello che riguarda il gruppo nell’Europarlamento. Non mi sembra un’alleanza particolarmente solida, molto eterogenea a livello politico. L’unica forza veramente radicata e forte di questo gruppo sarebbero gli stessi 5 Stelle. Mi aspetto che si inventino qualcosa nei prossimi mesi, altrimenti rischiano di diventare irrilevanti. Per quanto riguarda le alleanze, spesso ci hanno sorpreso. Mi aspetto lo facciano di nuovo».

Se un vincitore non è certo, lo è invece lo sconfitto. Il partito che arretra di più sono i democratici e socialisti.

«Perderanno molto. Dovranno lavorare il più possibile per ottenere il miglior risultato con il solo scopo di rimanere almeno in maggioranza: questo deve essere il loro obiettivo».

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E in Italia? Il manifesto di Calenda?

«Penso che l’esperimento di Calenda possa avere degli aspetti interessati, anche se al momento non è ben delineato e ciò indebolisce la proposta stessa. Si parla di un progetto molto ampio che negli obiettivi di Calenda mette assieme partiti che oggi aderiscono a diversi gruppi parlamentari in Europa. Questo sconvolgerebbe un po’ l’assetto, ma farebbe anche tanta confusione. Una proposta con alcune idee interessanti, ma formulata in modo molto confuso e comunque non credo che possa sfondare in Italia. Il vento è fortemente leghista oggi».

E le prospettive del governo italiano? Se la Lega veramente dovesse avere questo risultato eclatante quali sarebbero? Reggerebbe la maggioranza gialloverde?

«Di sicuro il giorno dopo le europee si faranno i conti in maggioranza perché la Lega farà pesare un cambio radicale dei rapporti di forza. Mi aspetto che ci siano dei cambiamenti anche nel governo, capiremo di quale entità: per capirlo bisognerà vedere i voti veri. Si vocifera di un ingresso di Fratelli d’Italia per limitare i 5 Stelle e rafforzare l’ala destra. Può essere un’opzione fattibile? Può esserlo. Il fatto è che i 5 Stelle al momento non vogliono tornare al voto perché perderebbero credo un centinaio di parlamentari. Ma se continua così e Di Maio non riesce a operare un’inversione di rotta, e la Lega continua a farla da padrone all’interno del governo, non so se gli convenga rimanere in questa situazione per molto dopo le europee».

Prima delle europee però non ci sono rischi per la tenuta del governo?

«Non ci metto la mano sul fuoco, ma mi sembrerebbe strano. A meno che non succeda qualcosa di inaspettato sul voto su Salvini sulla piattaforma Rousseau. Non dovesse succedere nulla di strano, mi pare che non convenga a nessuno dei due».

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