Matteo Salvini: «Alitalia non va svenduta, è troppo importante per il turismo»

L’attività turistica per l’Italia «è come il petrolio per l’Arabia Saudita». Il ministro dell’Interno in un’intervista a Rtl 102.5 pone un freno alla vendita della compagnia di bandiera. A Londra si lavora per l’ingresso di Delta e Easyjet

In questi giorni si rincorrono le notizie su Alitalia. Il 19 febbraio, anticipata da Bloomberg, è trapelata la notizia che Delta Airlines e Easyjet sarebbero pronte per un investimento di circa 400 milioni di euro per la società italiana. La seconda compagnia più grande al mondo e la seconda compagnia low cost d’Europa arriverebbero così a possedereil40% del gruppo. Le restanti quote sarebbero da dividere tra Ferrovie dello Stato (30%), Tesoro (tra 15% e 25%), più altre società pubbliche o partecipate come Poste Italiane e Leonardo (anche se i rispettivi dirigenti, per adesso, non confermano).


«A me interessa che chi deve arrivare in Italia ci arrivi: il turismo per noi è come il petrolio per l’Arabia Saudita. Mi interessa che non ci sia una compagnia di bandiera venduta o svenduta a compagnie estere che poi farebbero gli interessi dei loro Paesi», ha dichiarato Matteo Salvini, ministro dell’Interno, ai microfoni di Rtl 102.5. «Senza commettere gli errori del passato, è troppo importante avere una compagnia di bandiera che punti sull’Italia e che riapra alcune rotte che sono state chiuse».


Fate presto

Delta Airlines e Easyjet, che resterebbero soci di minoranza rispetto alle aziende italiane e allo Stato, incontrano la delegazione di Ferrovieil 20 febbraio. Il vertice, che si tiene a Londra, punta ad accelerare la chiusura degli accordi: ogni giorno che passa senza emancipare la parte buona di Alitalia dalla bad company, aumenta l’erosione delle casse della compagnia, che sopravvive grazie all’ultimo dei tanti prestiti ponte ricevuti negli anni (900 milioni, già dimezzati).

Piano finanziario

La legge e le norme europee prevedono la nomina di commissari per traghettare le aziende in difficoltà verso situazioni più stabili. Nel caso di Alitalia, i commissari dovranno scorporare i debiti della compagnia, stimati in circa 3 miliardi di euro, e affibbiargli a una bad company. La parte buona dell’azienda sarà venduta a una nuova cordata di soci.

Corsa al gate

Il piano finanziario è tutt’altro che definito. Del miliardo derivante dalla cessione a Fs, Delta, Easyjet e soci, una parte dovrà sicuramente essere utilizzata per ripianare i debiti contratti (fra tutti, quello con il governo italiano che ha erogato il prestito ponte da 900 milioni), l’altra parte per rilanciare la compagnia. E sembra che le entrate della cessione possano finire prima di essere reinvestite per il rilancio di Alitalia. Sotto l’aspetto industriale, le intenzioni del nuovo gruppo sarebbero di concentrare le attività intorno ai due hub aeroportuali più rilevanti in Italia: Fiumicino e Milano. A Roma, Delta Airlines punta a operare con 26 velivoli Alitalia per coprire le tratte verso il continente americano. Easyjet invece vorrebbe mettere alle strette l’aeroporto di Bergamo – Orio al Serio, in mano a Ryanair. La compagnia arancione punta ad accaparrarsi gli slot che Alitalia ha a Linate per avvicinarsi al crescente bacino di viaggiatori milanesi: non sarebbe così più relegata a Malpensa – Vareseed estenderebbe la sua influenza verso il centro meneghino.

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