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Da Bulma di «Dragon Ball» a Jessie del Team Rocket. Emanuela Pacotto, la voce italiana degli anime

28 Febbraio 2019 - 19:01 Valerio Berra
Il 28 febbraio debutta nelle sale italiane «Dragon Ball Super: Broly», l'ultimo film ispirato alla saga di Goku. Tra i personaggi anche Bulma, storica spalla femminile del giovane saiyan. Dalla fine degli anni '90 la sua voce italiana è rimasta la sessa. L'intervista

«Oh no, credo di aver investito quel bambino». Il loro primo incontro non è stato esattamente dei migliori. Lei guidava un’auto a tutta velocità su una stradina di campagna, lui stava trascinando un pesce enorme appena catturato. Lei lo investe, ma lui sopravvive senza troppi danni. Chiunque sia stato un bambino negli anni ’90 riconosce in questa scena l’inizio di una delle più grand avventure che hanno affascinato la sua generazione. I due sono Bulma e Goku e insieme sono l’anima di Dragon Ball.

L’anime tratto dal manga di Akira Toriyama è andato in onda per la prima volta in Italia nel 1989 su Junior Tv, emittente privata dedicata ai programmi per ragazzi. Il giorno della svolta, però, è stato il 7 giugno 1999, quando il primo episodio di Dragon Ball venne trasmesso su Italia 1. Da qui la voce di Bulma sarà sempre la stessa, quella di Emanuela Pacotto una delle doppiatrici italiane più importanti nel mondo dei cartoni animati. È anche Jessie del Team Rocket in Pokemon e Nami, la navigatrice di One Piece. Dal 28 febbraio i fan di Dragon Ball potranno sentirla ancora al cinema. Lei e la sua Bulma toneranno nel film Dragon Ball Super: Broly.

L’intervista a Emanuela Pacotto, l’idolo degli anime italiani

Classe 1965, Emanuela Pacotto nasce come attrice. La sua carriera con il doppiaggio inizia dopo il diploma all’Accademia dei Filodrammatici, scuola di recitazione milanese. La prima persona a cui ha prestato la sua voce è stata un’attrice che conosceva bene: se stessa.

Da Bulma di «Dragon Ball» a Jessie del Team Rocket. Emanuela Pacotto, la voce italiana degli anime foto 3

Come sei entrata in uno studio di doppiaggio?

«Mi ero appena diplomata e avevo trovato subito un ruolo come attrice. Recitavo in Licia dolce Licia, serie tv cult degli anni ’80. Il mio personaggio era Marika. Dopo le riprese, come a volte succede, ho dovuto ridoppiarmi. Per imparare le basi ho doppiato qualche personaggio in una delle primissime serie di My Little Pony».

My Little Pony? Ora sono un cartone animato molto seguito, c’è anche un raduno europeo che viene organizzato ogni anno. I fan si ricordano di te?

«A distanza di un po’ di anni sono tornata a doppiarlo, diventando la voce di Twilight Sparkle. È una delle protagoniste delle nuove serie, anche se sono molto diverse dalle prime».

Da Bulma di «Dragon Ball» a Jessie del Team Rocket. Emanuela Pacotto, la voce italiana degli anime foto 1

E dal primo doppiaggio, cosa è successo?

«Quando hanno visto che funzionavo mi hanno messo anche in altri provini. E da lì ho cominciato. Il mio primo ruolo importante è stato nella serie Alvin Rock’n’Roll, in cui doppiavo proprio lo scoiattolo Alvin. Mi sono divertita davvero tanto».

Parliamo di Bulma, come hai fatti a diventare la sua voce?

«È successo alla fine degli anni ’90. Quando Mediaset ha deciso di trasmettere Dragon Ball nessuno si aspettava che succedesse qualcosa del genere. Ora i manga e gli anime sono molto diffusi in Italia, all’epoca no. Era un settore molto di nicchia».

Come hai fatto a scegliere che intonazione darle?

«Ormai sono passati 30 anni. Ormai ho tanti, tanti doppiaggi alle spalle. Quello che ho fatto con lei è stato affidarmi al character design, il modo in cui è stata disegnata dagli animatori. Di solito per i cartoni animati giapponesi funziona molto».

Da Bulma di «Dragon Ball» a Jessie del Team Rocket. Emanuela Pacotto, la voce italiana degli anime foto 2

Cosa ti piaceva di lei? C’era qualcosa di simile a come sei tu?

«Certo, ho sempre amato la sua follia. È un personaggio meraviglioso, completamente fuori di testa. Ha un sacco di crisi isteriche. Quando era il momento giusto però arrivava con le sue capsule e riusciva a risolvere la situazione. Dal punto di vista professionale me ne sono innamorata perché grazie a lei, con la voce, ho potuto fare le cose più assurde».

Qual è il ricordo più bello che hai delle sue sessioni di doppiaggio?

«Forse il momento più emozionante è stato quando ho iniziato a lavorare a Dragon Ball Super, l’ultima stagione di questo anime. Nonostante fossero passati tanti anni, nonostante l’esperienza, quando mi sono trovata davanti al microfono per doppiare ancora una volta Bulma, mi tremava la voce».

Nel film Dragon Ball Super: Broly come sarà Bulma?

«In questa pellicola non gioca un ruolo da protagonista. Anche se non è coraggiosa, anche se quando bisogna lottare si nasconde subito e guarda da lontana, è comunque una presenza fondamentale. Negli anni poi è cambiata molto. Ha tagliato i capelli, sul volto è apparsa qualche ruga ed è anche diventata mamma».

Hai studiato come attrice. Avresti mai pensato di arrivare al mondo dell’animazione giapponese?

«Io sono nata con Candy Candy e Goldrake. Quello degli anime è un mondo che ho iniziato a scoprire piano piano, lavorandoci. Ho visitato parecchie volte il Giappone dove i doppiatori, i senyuu, sono delle vere e proprie star. È un coinvolgimento fortissimo che in altri ambienti, come il mondo Disney, non c’è. Nel 2012 sono arrivata a fare un concerto in cui cantavo dal vivo le sigle degli anime».

La tua storia come doppiatrice non è fatta solo di Bulma. Qual è il personaggio che ti ha segnato di più?

«È difficile. Io ho fatto tante voci, grandi e piccole. Sono Barbie, sono Nami di One Piece, sono Jessie dei Pokemon. Tutte, in un modo o nell’altro, mi hanno dato qualcosa. A volte ci sono personaggi che doppi solo il tempo di un film, eppure ti cambiano tutto. Forse l’unica che posso davvero ricordare è Rina di Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo per Rina. È stato il personaggio che mi ha fatto conoscere dal pubblico. Da lì è nato il mio primo fanclub».

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