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Tav, l’analisi costi-benefici è già da rifare. Eccone un’altra che dimezza i costi dell’opera

01 Marzo 2019 - 09:07 Chiara Piselli
Il premier Conte si intesta la partita e si attiva per un nuovo progetto che ridimensioni l'opera. La prossima settimana il vertice decisivo. I leghisti attendono solo le scelte del M5s, rigidamente diviso tra posizioni intransigenti e possibiliste

Una Tav in forma ridotta. Che sia questa la soluzione che metterà d’accordo gli alleati di Governo? È ancora presto per dirlo con certezza. Ma su una cosa non ci sono dubbi: non è più possibile rinviare a lungo il dossier. E questa è una consapevolezza condivisa. Non a caso, ieri, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha detto: «La prossima settimana sarà quella decisiva».

È in arrivo una mini-Tav?

Sì, perché nonostante l’infinita attesa per la pubblicazione dell’analisi costi benefici e le successive polemiche derivanti dalla stroncatura netta dell’opera, ora – ad appena due settimane – il professore Marco Ponti, responsabile dello studio, fa sapere che è in arrivo un supplemento al dossier. Una sorta di analisi bis richiesta premier Giuseppe Conte che, secondo indiscrezioni, taglierebbe i costi e diminuirebbe gli svantaggi dell’opera. Condizioni che potrebbero essere la base per un progetto mini-Tav e che potrebbero mettere d’accordo Lega e M5s su uno dei dossier più divisivi da quando è cominciata questa esperienza di Governo a due anime distinte.

Altro segnale positivo per la Lega – che sblocca di fatto trattative lunghe mesi – è il via libera del ministro Toninelli all’avvio dei bandi di Telt, la società per metà francese e per metà italiana responsabile della realizzazione della Torino Lione. Un avallo che ha tutta l’aria di essere una exit strategy per non perdere i 300 milioni dei fondi europei e che ha convinto il ministero grazie alla presenza di una clausola sospensiva in caso di passi indietro e disdette eventuali senza penali aggiuntive. Proprio per decidere il da farsi, Telt ha messo in programma per l’11 marzo un consiglio d’amministrazione. Ma il pressing della Lega sull’opera passa anche per l’appoggio al referendum piemontese, fortemente voluto dal governatore Sergio Chiamparino.

Tav, l'analisi costi-benefici è già da rifare. Eccone un'altra che dimezza i costi dell'opera foto 1

Conte, gli enti locali e le imprese

Posizione inedita è quella assunta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha deciso di intestarsi in prima persona la partita chiedendo, appunto, un’analisi bis al professore Ponti e attivandosi per la costituzione di un nuovo progetto che ridimensioni l’opera e i costi. Non solo. Il premier sta proseguendo sulla linea del dialogo con gli enti locali e con tutti gli attori coinvolti sull’alta velocità. Tanto che la sua posizione sembra ormai allineata su quella della Lega. Questa è parsa evidentemente a Conte la via d’uscita per sciogliere il nodo Tav ed evitare le ritorsioni dell’Europa e i conflitti con il mondo delle imprese.

Mondo delle Imprese che ha stabilito un asse saldo con quello francese. «Sicuramente le convergenze tra le due confindustrie sono totali sul dossier Tav», ha detto il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia durante una pausa dai lavori del forum economico franco-italiano. «La sostanza – ha spiegato – è che quell’opera significa un collegamento tra i due Paesi, un’idea di un’infrastruttura simbolo da parte di una società». E poi ha concluso: «Quando Francia e Italia giocano insieme indicano una direzione all’Europa e questo equilibrio Francia, Italia, Germania è determinante, a prescindere dai colori politici».

Insomma, tutto – o quasi – sembra apparecchiato per il vertice decisivo della prossima settimana. A questo punto i leghisti attendono solo le scelte del M5s, rigidamente diviso tra posizioni intransigenti e possibiliste. E forse, ancora una volta, non sarà facile prendere posizione ed evitare le fibrillazioni interne al Movimento, in particolare con quell’ala ortodossa che in queste ore è sul piede di guerra. Basti considerare sempre che il cofondatore Beppe Grillo e un volto simbolo come Alessandro Di Battista non hanno mai smesso di giudicare l’opera come inutile e dannosa.

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