Il corpo di Emanuela Orlandi potrebbe essere in Vaticano, nel cimitero teutonico

«Cercate dove indica l’angelo». In alcune lettere e segnalazioni giunte alla difesa della famiglia, il sospetto che i resti della giovane possano trovarsi nel cuore del Vaticano

I resti di Emanuela Orlandi, scomparsa a 15 anni, a Roma, il 22 giugno 1983 potrebbero essere stati nascosti nel cimitero teutonico, all’interno delle mura vaticane, scrive il Corriere della Sera. La nuova pista è nata da una segnalazione ricevuta dall’avvocato della famiglia, Laura Sgrò, a cui è stata recapitata una lettera anonima con la foto di un angelo che sovrasta una lapide. In una didascalia, l’invito a cercare nel punto indicato dalla statua. L’avvocato si è rivolta al cardinale Pietro Parolin della Segreteria di Stato vaticana per aprire il loculo. La difesa della famiglia avrebbe verificato che la tomba è stata aperta almeno una volta. La data della lapide e quella della statua non coincidono.


Nell’istanza formale, depositata lo scorso 25 febbraio, sono stati allegati anche i nomi di tutti gli alti prelati che negli ultimi 36 anni potrebbero essere venuti a conoscenza del caso o aver addirittura interferito con le indagini. Sono molti i nomi che Sgrò vorrebbe poter sentire in sede processuale. A Parolin si chiede di: «autorizzare l’audizione di tutti i prelati che hanno ricoperto ruoli apicali e, in questa veste, si sono occupati negli anni delle vicende legate al rapimento di Emanuela». E nella lunga lista, compare anche il nome del monsignor Pietro Vergari «che ha avuto un ruolo chiave nella vicenda che coinvolge Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana, sepolto incredibilmente nella Basilica di Sant’Apollinare».


«Requiescat in pace»

«Riposa in pace». La frase incisa sul foglio scolpito tra le mani dell’angelo sarebbe rivolta al principe Gustavo von Hohenlohe, nominato arcivescovo da Papa Pio IX nel 1857, e alla principessa Sofia. Ma allora perché – si chiede la difesa – negli ultimi anni decine di persone continuano a visitare quella tomba, apparentemente senza importanza? L’avvocato Sgrò, oltre a chiedere l’apertura del sepolcro in presenza della famiglia e del loro consulente tecnico, ha sollecitato il cardinale Parolin a ricostruire la storia di quel loculo attraverso gli archivi del cimitero teutonico.

 

Il cimitero teutonico

La famiglia si è rivolta direttamente al cardinale perché non è facile portare avanti le indagini difensive nel sito gestito dalla fondazione tedesca: incastonato tra San Pietro e la nuova Aula delle udienze, il cimitero teutonico è la più antica fondazione nazionale tedesca a Roma ed è considerato come l’unico cimitero all’interno delle mura vaticane. Al suo interno possono essere sepolti i membri dell’ Arciconfraternita, i membri di molte case religiose di origine tedesca e degli altri due collegi tedeschi di Roma: l’Anima e il Germanico. Per il caso Orlandi, la difesa si è rivolta al cardinale Parolin affinché autorizzi la Gendarmeria vaticana a proseguire le indagini, considerata l’extraterritorialità del luogo a favore della Santa Sede.

La scomparsa di Emanuela Orlandi

La 15enne, cittadina dello Stato Vaticano e figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia, scomparve a Roma il 22 giugno 1983. All’inizio sembrò una banale fuga da casa di un’adolescente. L’ultima traccia lasciata da Emanuela fu una chiamata fatta alla sorella in cui, verso le 19:00, diceva di aver terminato una lezione e di aver ricevuto anche una proposta di lavoro. Poi, di Emanuela non si seppe più nulla. Divenne presto una delle grandi ombre nella storia italiana. Nel caso vennero coinvolti i criminali della banda della Magliana e la stessa Santa Sede, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Paesi. Non si conoscono ancora né le ragioni né le modalità che hanno portato alla sua sparizione.

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