Il fascicolo era stato aperto dopo la denuncia dei familiari della ragazza scomparsa nel 1983
Emanuela Orlandi non è stata seppellita in Vaticano, presso il cimitero Teutonico. Il giudice unico dello Stato della Città del Vaticano, accogliendo la richiesta dell’ufficio del promotore di giustizia, infatti, ha archiviato il fascicolo aperto la scorsa estate dopo la denuncia dei familiari della ragazza scomparsa nel 1983 a Roma.
Il promotore di giustizia, Gian Piero Milano, e l’aggiunto Alessandro Diddi avevano autorizzato l’accesso alle due tombe nel cimitero Teutonico, poi risultate vuote. «In quel contesto istruttorio, un ulteriore accertamento disposto dai magistrati aveva portato al rinvenimento, in un locale sotterraneo all’interno del complesso cimiteriale, di migliaia di frammenti ossei di diversa epoca ed origine» aggiunge la Sala stampa vaticana in una nota.
I frammenti ossei rinvenuti sarebbero da datare «a epoca anteriore alla scomparsa della povera Emanuela: i più recenti risalgono ad almeno cento anni fa come emerso dalle verifiche sui reperti, effettuate dal professor Giovanni Arcudi, perito di ufficio, alla presenza dei consulenti della famiglia Orlandi».
Oggi, dunque, la richiesta di archiviazione che, come si legge sul sito della Sala stampa vaticana, «chiude uno dei capitoli della triste vicenda nella quale le autorità vaticane hanno offerto, sin dall’inizio, la più ampia collaborazione».
Insomma, si aggiunge un altro tassello alla misteriosa sparizione di Emanuela Orlandi: questo non vuol dire che la vicenda finisca qui, anzi. La famiglia potrebbe «procedere, privatamente, a eventuali ulteriori accertamenti su alcuni frammenti già repertati e custoditi, in contenitori sigillati, presso la Gendarmeria» oltre a poter proseguire con la battaglia con la giustizia italiana per ottenere, una volta per tutte, verità e giustizia su un caso ancora irrisolto.
«Mascherina!». L’intervento del premier Giuseppe Conte sull’emergenza Coronavirus alla Camera dei Deputati si apre con una contestazione. In piedi davanti all’emiciclo il primo ministro si è presentato senza mascherina sul volto. A differenza di deputati e tecnici che la indossavano. Una decisione che il presidente della Camera Roberto Fico ha spiegato dicendo che faceva parte degli accordi presi nella conferenza dei Capigruppo.
Eppure la contestazione è arrivata lo stesso, con il deputato della Lega Paolo Paternoster che si è tolto la mascherina e ha rifiutato di rimettersela, portando Fico a chiedere una sospensione della seduta di cinque minuti. Concluse le polemiche Conte ha cominciato il suo intervento: «Stiamo affrontando un’emergenza che non ha precedenti nella storia repubblica, siamo costretti a riconsiderare modelli di vita, a rimeditare i nostri valori, a ripensare il nostro modello di sviluppo».
La diretta dalla Camera dei deputati
Il testo completo dell’informativa di Giuseppe Conte alla Camera
«Nessuna decisione improvvisata né in solitaria»
Dopo le accuse interne alla maggioranza e non solo sul suo presunto eccesso di protagonismo, il premier si difende: «Il governo ha sempre compreso la gravità del momento e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata: c’è stato accurato bilanciamento di tutti gli interessi e i valori coinvolti, buona parte dei quali di rango costituzionale. È imperativo categorico per un governo che deve proteggere la vita dei cittadini porre a fondamento delle proprie decisioni non già la libere opinioni che si susseguono ma le raccomandazioni di qualificati esponenti del mondo scientifico».
Il rischio per il tasso R0
Il tasso R0, come abbiamo imparato in queste settimane, è quello che definisce il livello di rischio di contagio. Un tasso R0 di 1 indica che ogni contagiato trasmette il virus a un altro paziente. E questo il valore che sta guardando il governo: «Se il tasso R0 tornasse vicino a 1 si saturerebbero le terapie intensive entro fine anno. Un rapporto del comitato tecnico-scientifico, che non è segreto, stima che la riapertura totale al 4 maggio porterebbe a un rischio elevatissimo di ripresa del contagio».
La paura in questo momento infatti è buttare via tutti gli sforzi fatti fino a questo momento: «Non possiamo permettere che gli sforzi compiuti risultino vani per imprudenze compiute in questa fase così delicata. Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del “chiudiamo tutto” al “riapriamo tutto”, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile questi sforzi».
«Il governo non può assicurare ora il ritorno alla normalità»
Un punto è chiaro nel discorso di Conte: dal 4 maggio ci sarà una riapertura, ci si potrà spostare con più facilità e si potrà anche ricominciare a fare sport. Ma non si tornerà ancora alla normalità: «Lo dico in maniera chiara, a costo di apparire impopolare. Il governo non può assicurare in modo immediato il ritorno alla normalità».
Detto questo, è possibile comunque che altre riaperture arrivino a breve: «Se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere allenteremo ulteriormente le misure assicurando l’apertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona».
La stoccata alle iniziative degli enti locali
«Non ci sarà un piano rimesso a iniziative improvvide di singoli enti locali ma basato su rilevazioni scientifiche». Non è difficile capire a chi sono rivolte queste parole. Con un’ordinanza Jole Santelli, governatrice della regione Calabria, ha deciso di riaprire bar e ristoranti che hanno i tavoli all’aperto.
Come lei altri governatori hanno parlato in questi giorni di una fuga in solitaria verso il ritorno alla vita di sempre. Ma su questo Conte è stato chiaro: «Iniziative che comportino misure meno restrittive non sono possibili, perché in contrasto con le norme nazionali, quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti illegittime».
Conte: «Valutare riapertura sperimentale di nidi e materne»
Il premier però si è detto pronto a valutare una riapertura sperimentale di nidi e materne, in risposta alle polemiche scoppiate nei giorni scorsi da parte di genitori che denunciavano l’impossibilità di una ripartenza con i bimbi a casa, rendendo di fatto difficoltoso il ritorno al lavoro. «Occorrerà valutare una possibile riapertura di scuole d’infanzia e nidi, oltre ai centri estivi e ad altre attività ludiche ed educative destinate a nostri bambini», ha detto Conte.
I nuovi fondi allo studio del Governo: 25 miliardi per i redditi e 15 miliardi per le imprese
Annunciate anche le misure economiche del prossimo decreto legge che riprenderà tutti i provvedimenti del Cura Italia: «Ci saranno 25 miliardi per le misure di sostegno al lavoro e sostegno al reddito come cassa integrazione, indennizzi per colf e badanti». Per le imprese invece previsti 15 miliardi di euro. Nel prossimo decreto economico ci sarà anche un bonus per le famiglie sotto un certo redditto da spendere nelle strutture turistiche del Paese. L’obiettivo qui è quello di sostenere non solo le fasce più deboli della popolazione ma anche il settore del turismo, uno di quelli più colpiti dalla crisi economica nata dall’epidemia di Coronavirus.
Le risposte alle critiche sui Dpcm
Nel discorso di Conte sono arrivate anche le risposte a chi lo aveva accusato di spospendere la democrazia con l’uso massiccio dei Dpcm, i Decreti del presidente del consiglio dei ministri: «Non mi sfugge la portata dei rilievi della riserva di legge e del principio di legalità che la Costituzione pone a baluardo della persona. Ma quei principi non sono stati né trascurati né affievoliti. Il 31 gennaio è stato deliberato lo Stato di emergenza di rilievo nazionale da cui discendono precise conseguenze giuridiche come prevede il codice civile».
Il deputato leghista Borghi: «Conte è arrivato nelle città del Nord come un ladro»
Il deputato della Lega Claudio Borghi ha attaccatto Conte dopo il suo discorso: «L’avvocato Conte tiranno o dittatore? No signori è molto meno, si tratta di un uomo diversamente sincero». La prima stoccata è arriva sul viaggio del premier delle città del Nord: «Conte è arrivato nelle città del Nord come un ladro. Non ha avvisato nessuno e ha messo in imbarazzo tutti».
La seconda fase del discorso si è concentrata invece sulle critiche al lavoro fatto da Conte e Gualtieri nelle trattive con l’Europa: «Le bugie di Conte e Gualtieri stanno diventando casi di studio, la nostra reputazione è azzerata. Siamo stati umiliati e soldi zero. Ed il risultato è un’economia al collasso ed un dl aprile che esce a mazzo. Abbiamo dovuto affrontare questa crisi con un premier inventato. Un “Renzo Tramaglino” avrebbe fatto meno danni ma a noi ci sono capitati Fracchia e Pinocchio».