La congiuntivite contagiosa dei leader politici

Ieri Di Maio, oggi Zingaretti. Sul congiuntivo prima o poi inciampano tutti

Bisogna aggiornare l'elenco dei caduti sul congiuntivo: l'ultimo nome della lista è quello del nuovo segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che il 4 marzo, in una delle tante interviste d'esordio, è inciampato su un Filiniano «interrompino», che ha scosso i timpani di chi lo ascoltava da casa: «Chiediamo che i bandi (della Tav, ndr) non si interrompino, che si vada avanti perché veramente sarebbe criminale». Guardiamo il lato positivo: sul secondo congiuntivo e sulla consecutio temporum (l'accordo fra i tempi verbali) non ci sono stati errori.


Zingaretti inciampa sul congiuntivo


Il congiuntivo è un po' come il debito pubblico: un eterno fardello: «Batti!», «Che mi dà del tu?», «No, batti lei!», dicevano Fantozzi e Filini giocando a tennis. In politica, Antonio Razzi a parte, chi ha totalizzato il maggior numero di errori/orrori è Luigi di Maio: «Il Movimento ha sempre detto che noi volessimo fare un referendum sull'euro» è uno dei tanti. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che si tratti di una strategia per ridurre le distanze col popolo. Una sorta di «populismo grammaticale». E chissà: magari fosse proprio così.

Di Maio fa pace con l'euro ma non col congiuntivo

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