Draghi rivede al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona: «L’Italia è un freno»

Crescita economica della zona euro in «sensibile rallentamento» con «prospettive più deboli del previsto». Niente nuovo Quantitative easing. I maxi-prestiti alle banche per «assicurare che le banche possano prendere a prestito e prestare» e «non perché comprino bond sovrani». 

Mario Draghi commenta le nuove misure annunciate oggi dalla Banca Centrale Europea che sono state prese, dopo un’ampia valutazione del quadro macroeconomico, «nell’obiettivo della stabilità dei prezzi». Ha inoltre sottolineato che la crescita economica dell’Eurozona ha mostrato segni di «sensibile rallentamento» con «prospettive più deboli del previsto» nel breve termine. Draghi chiarisce che nella riunione del Consiglio non si è discusso della possibilità di riattivare il programma di Quantitative easing. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi.


Il presidente della Bceha confermato che la banca centrale ha nuovamente rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona, portando il Pil 2019 a +1,1% da +1,7% stimato a dicembre, che era già stata limato dal +1,8% precedente. Limata a +1,6% da +1,7% la stima per il 2020, mentre il 2021 la Bce conferma una crescita dell’1,5%. Tagliate, inoltre, le stime sull’inflazione della zona europer il 2019 all’1,2% dall’1,6% atteso in precedenza. Riviste al ribasso anche le previsioni per il 2020 a 1,5% (da 1,7% precedente) e per il 2021 a 1,6% (da 1,8%).


Nelle valutazioni della Bce «le probabilità di una recessione sono molto basse», sostiene Draghi. I rischi per le prospettive economiche dell’Eurozona «restano orientati al ribasso» nonostante le misure prese dalla Bce, a causa di una serie di fattori esterni che vanno dal protezionismo, alle incertezze intorno a Brexit, a «ciò che sta accadendo in Cina fino all’effetto sempre più debole dello stimolo fiscale negli Usa».

Per Draghi “i Paesi in cui il debito pubblico è elevato devono continuare a ricostituire cuscinetti fiscali. Tutti i paesi dovrebbero continuare ad aumentare gli sforzi per ottenere una composizione più favorevole alla crescita delle finanze pubbliche”. Affermazione che naturalmente, se non solo, è riferita anche al nostro Paese. Ma sull’Italia Draghi dice di più. Fra i vari fattori che hanno comportato una forte revisione al ribasso della stima di crescita sul 2019, «uno di questi è certamente l’Italia» ha detto Mario Draghi, citando anche «il settore automobilistico tedesco».

Le nuove operazioni “Tltro“, cioè i maxi-prestiti alle banche, «rispondono a una varietà di obiettivi, ma il principale di questi derivava dall’approvvigionamento delle banche nei prossimi anni». Ha detto il presidente Mario Draghi, spiegando che «nei prossimi anni ci sarà una congestione nel funding, causata dalla scadenza degli esistenti TTLTRO-III e di importanti quantità di bond bancari, e da vari adempimenti regolamentari». I maxi-prestiti alle banche annunciati oggi dalla Bce servono ad «assicurare che le banche possano prendere a prestito e prestare» a condizioni accettabili, e «non perché comprino bond sovrani».

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha confermato ciò che da gi: continuerà a prestare denaro alle banche. Una nuova serie di operazioni trimestrali mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO-III) sarà lanciata, a partire da settembre 2019 e terminerà nel marzo 2021. Ciascuna avrà una scadenza di due anni. Queste nuove operazioni contribuiranno a preservare le favorevoli condizioni di prestito bancario e la regolare trasmissione della politica monetaria.

Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi di interesse rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, 0,25% e -0,40%. Il Consiglio direttivo ora si aspetta che i tassi d’interesse chiave della Bce rimangano ai livelli attuali almeno fino alla fine del 2019, e in ogni caso per il tempo necessario a garantire la costante convergenza dell’inflazione a livelli inferiori, ma vicini a 2% a medio termine.

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