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Mussolini e le cose buone che non ha mai fatto

15 Marzo 2019 - 00:05 Juanne Pili
Pensare che personaggi come Mussolini possano essere assolti dalla Storia in nome di qualche opera architettonica o politiche economiche di vario tipo è già di per sé inconcepibile. Ma spesso le «cose buone» che avrebbe fatto non trovano riscontri oppure sono semplicemente sopravvalutate

Quanto affermato recentemente dalpresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani su Benito Mussolini potrebbe sembrare legittimo: si condanna il dittatore autore delle leggi razziali al nettodelle «cose buone», senza per questo assolverlo dalle gravi responsabilità storiche.

Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche. Da un punto di vista di fatti concreti realizzati, non si può dire che non abbia realizzato nulla.

Il problema è che, se andiamo a verificare le cose buone attribuite a Mussolini, ci accorgiamo spesso che sono state ingigantite, oppure non trovano alcun riscontro storico. Se vogliamo fare ilbilancio della vita di un personaggio storico, questo deve avvenire attraverso dati reali, altrimenti stiamo solo dando libero sfogo alla dissonanza cognitiva: cerchiamo di controbilanciare gli aspetti negativi creandone di positivi, a volte dal nulla. Esattamente come fanno i negazionisti della Shoah, convinti che negando l’olocausto degli ebrei si possa salvare il lascito del regime nazista.Oppure ci si inventa un complotto della «Storia scritta dai vincitori». Di seguito per brevitàriportiamo solo una piccola parte deifalsi miti sulle presunte cose buone del regime di Mussolini, che persino figure politiche del tutto estranee al fascismo continuano a dare per scontate.

I treni in orario

Apriamo col tormentone più gettonato, quello dei treni sempre in perfetto orario, di cui parlava anche la propaganda nazista di Goebbels. Ed èun sintomo del fatto che ci fosse un problema già allora nel far arrivare i treni secondo gli orari previsti. Problema mai risolto, non esistono dati che attestino un cambiamento in positivo durante il regime fascista.

Inventò le pensioni

Il regime non fece altro che portare avanti cose già esistenti dal secolo precedente. La prima previdenza sociale vera e propria nasce in Italia nel 1898. L’assicurazione per invalidità e vecchiaia diviene obbligatoria a partire dal 1919. Per la pensione sociale invece dovremo aspettare il 1969.

Le immancabili bonifiche

Le abbiamo studiate tutti a scuola, le bonifiche operate durante il ventennio sono le «cose buone» per eccellenza del regime fascista. Si ricordano spesso quelledella pianura pontina nel Lazioma la prima legislazione in merito risale alla fine del secolo precedente. Il regime non fu il primo ad avviarle. Esistono testimonianze di sistemi di drenaggio delle paludi già dai tempi dei Volsci, fino ai lavori eseguiti durante il periodo pontificio. Durante gli anni ’30 queste opere vennero solo portate a compimento.

Fece il pareggio di bilancio

Il fascismo raggiunse nel giungo del 1925 il pareggio di bilancio, cosa che avvenne già negli anni ’70 dell’800col governo Minghetti. Il pareggio raggiunto agli albori del regime fascista si avvaleva di un periodo precedente di ripresa economica, dove durante l’epoca giolittiana vennero attuate diverse politiche economiche sulle tassazioni e sulle liberalizzazioni. Non siarrivava dunque dal nulla a dover riparare una situazione economica disastrosa.

Cancellò la disoccupazione

Dopo un periodo di inflessione dovuto alla crisi economica del ’29, che dagli Stati Uniti raggiunse l’Europa, ci fu in Italia dal 1933 al 1936 un periodo in cui la disoccupazione sarebbe stata in calo. I dati vanno letti considerando che non si potevano avere numericerti, specialmente sui chi lavorava nelle campagne. Tuttavia dal 1936 in poi risulta un aumento della disoccupazione: si passa da 706 mila disoccupati nel 1936 a 810 mila nel 1938. Certamente l’apertura di numerosi cantieri per realizzare opere pubbliche favorì dal 1934 al 1938 l’impiego di lavoratori, ma con risultati inferiori a quelli di altri Paesi dell’epoca.

Non c’era più corruzione

Per qualche ragione si pensa che vivere sotto un regime, come quello del ventennio fascista, possa in qualche modo scongiurare la corruzione, mentre invece agli storici risulta il contrario. Per descrivere i livelli a cui arrivò la corruzione durante il fascismo si è anche coniato il termine «tangentopoli nera».Nel 2016 spuntarono dai National archives di Kew Gardens, nei pressi di Londra, dei documenti che attestano i traffici illeciti di diversi gerarchi fascisti, comprese varie faide interne, ricatti e ruberie di ogni genere.

Leggi razziali imposte da Hitler

L’antisemitismo in particolare è ritenuto ancora qualcosa di estraneo al fascismo, sarebbe statoimposto con le leggi razziali del 1938 da esigenze di politica estera, per compiacere l’alleato tedesco. Oggi gli storici concordano nell’attribuire allo stesso Mussolini il Manifesto della razza, così come il razzismo in generale era già in parte alla base dell’espansionismo coloniale italiano. Anche l’antisemitismo era insito nel regime, se pure non agli stessi livelli raggiunti dai nazisti, come fa notare lo storico Enzo Collotti:

La strumentalizzazione della lotta contro gli ebrei, al di là del generico connotato razzistico, assume grande rilevanza sia nel tentativo di rivitalizzare dall’interno il costume di vita fascista, sia nella sua proiezione verso l’esterno come creazione di un mito collettivo destinato ad assolvere primaria importanza nella preparazione psicologica della guerra.

Sconfisse la mafia

Tutto ruota attorno alla storia del «prefetto di ferro» Cesare Mori, inviato in Sicilia nel 1924. Effettivamente Mori condusse una lotta energica con migliaia di arresti, da cui buona parte dei latifondisti con legami mafiosi ne uscirono indenni. Senza contare che tutta la campagna contro la mafia si rivelò spesso una copertura per poter eliminare più facilmente gli oppositori del regime. Quando poi Mori passòdai «pesci piccoli» alla persecuzione dei «colletti bianchi» la musica cambiò.

Si scoprìad esempio che il gerarca Alfredo Cucco e il generale Antonino Di Giorgio avevano legami stretti con la mafia. Così Mori riceverà da Mussolini in persona direttive volte a fargli abbandonare le indagini, intimandolo a «provvedere alla liquidazione giudiziaria della mafia nel più breve tempo possibile e limitare l’azione di ordine retrospettivo». Il prefetto di ferro sarà infine rimosso dal suo incarico nel giugno 1929, con una nomina a senatore a vita, mentre la propaganda annunciava solennemente «la mafia è stata sconfitta».

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