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Di Maio vs Salvini: storia e sviluppi dello scontro su donne, famiglia e gay. Che coinvolge pure Barbara D’Urso

18 Marzo 2019 - 14:35 Angela Gennaro
«Io a un convegno come quello di Verona, dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado. E non ci andrà nessun parlamentare del MoVimento!»: Di Maio alza il livello dello scontro nel governo sul congresso di Verona

Dopo Tav, Diciotti e la recente flat tax, al centro dello scontro tra i due azionisti di governo, Lega e Movimento 5 Stelle – e tra i leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio – anche Verona e il sempre più vicino (e contestato) Congresso delle Famiglie di fine marzo. «Se qualcuno di voi pensa che la donna debba restarsene a casa a farsi dire quello che deve fare, allora il MoVimento 5 Stelle non è per voi»: Il fuoco incrociato di dichiarazioni culmina così oggi, lunedì 18 marzo, con un post su Facebook del vicepremier Luigi Di Maio. «Io a un convegno come quello di Verona, dove si arriva persino a negare il tema della violenza contro le donne, non ci vado. E non ci andrà nessun parlamentare del MoVimento!», dice il capo politico grillino. «Noi abbiamo un’altra idea di mondo. Noi pensiamo che la famiglia sia sacra, ma crediamo anche nelle libertà, nei valori, nel progresso. E vi dirò: questi valori a me li ha insegnati proprio mia madre!»

M5Scontro il congresso di Verona

L’ultima bordata di Luigi Di Maio alla Lega su famiglia e dintorni arriva al culmine di un crescendo. Mentre a Open il sottosegretario alla presidenza del Consiglio M5S Vincenzo Spadafora aveva detto che su questi temi la Lega è «lontana dalla realtà», il livello dello scontro aveva fatto un salto in avanti la scorsa settimana, quando lo stesso Di Maio, intervistato da Giovanni Floris a Di Martedì, aveva detto: «Più che di destra son degli sfigati, se trattano così le donne». Il riferimento non era agli alleati di governo ma a un consigliere del partito spagnolo di destra Vox, Santiago Abascal, protagonista di dichiarazioni di questo tenore: le donne «devono stare a casa zitte» e «i figli sono sostanzialmente degli uomini: le donne li devono soltanto fare e non si devono permettere di divorziare».

Come è iniziata

«Benedico tutte le istruttorie che hanno aperto a Palazzo Chigi per tornare indietro su quel patrocinio», diceva ancora Di Maio due giorni fa commentando l’iniziativa – definita «personale» del ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana – di patrocinare, con il logo di Palazzo Chigi, il World Families Congress. Appuntamento che per Di Maio è un «festeggiamento di un nuovo medioevo che io non vado a festeggiare». «Per me la famiglia è sacra ma io sono per la libertà della donna. Lì si parla della donna come quella che deve stare a casa a cucinare», dice il ministro.Di Maio e Spadafora non sono i soli a prendere posizione tra i 5 Stelle di governo. È di oggi l’intervista a la Repubblica dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Chiaramente io, in un convegno di quel tipo, non andrei mai», affonda il Guardasigilli, «perché considerando alcuni ospiti mi pare che le lancette dell’orologio sulla concezione della donna vengono spostate indietro di qualche secolo». In un momento «come questo invece le istituzioni e gli uomini delle istituzioni devono dare un segnale completamente diverso».

La risposta degli organizzatori a Di Maio

Gli organizzatori del Congresso delle Famiglie, Antonio Brandi e Jacopo Coghe, inizialmente avevano invitato Di Maio a partecipare all’evento, ma in questo caso hanno immediatamente ribattuto alle affermazioni del vicepremier, definendole «da querela»,e minacciando di sporgere denuncia. I due hanno poi specificato che reputano «vergognoso che un vicepremier si presti a questa denigrazione gratuita e illecita». Gli organizzatori, infine, han poi lanciato l’ultimatum: «L’Italia è con noi, al Palazzo non resta che scegliere se allontanarsi ancora di più dalla gente».

E Matteo Salvini?

La risposta indiretta del leader della Lega c’è: a Verona ci sarà eccome. «Mi hanno attaccato perché vado al congresso delle famiglie, come se uno andasse a un’iniziativa di spacciatori», dice il vicepremier dalla Basilicata. «Io ci vado», ha rilanciato, nel confermare il suo appoggio a Lorenzo Fontana (che ai suoi esordi da ministro aveva avuto modo di dire che le famiglie Arcobaleno, con due mamme o due papà, «non esistono»).

Mamma e papà

La famiglia è fatta «da una mamma e un papà», ripete spesso il leghista. D’altro canto solo pochi mesi fa lo stesso Salvini aveva annunciato la decisione di cancellare la dicitura genitore 1 e genitore 2 sulla carta di identità elettronica dei minorenni: «Ci sarà lo spazio per indicare madre e padre, anziché l’espressione generica ‘genitori’», aveva promesso. Salvo poi vedersi rispondere dal Garante per la Privacy con parere negativo. «Noi andiamo avanti, non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà», prometteva il leader della Lega poco tempo fa. Salvini è lo stesso che ha messo nero su bianco il suo apprezzamento per il contestato ddl Pillon (osteggiato anche da alcuni esponenti dei 5 Stelle). «Il diritto di famiglia va riformato nell’interesse soprattutto dei minori e il ddl Pillon è un punto di partenza», assicurava Salvini in una data non casuale, l’8 marzo.

Si schiera anche la D’Urso

Il post di oggi di Di Maio arriva anche dopo l’ospitata di ieri sera del suo collega di governo leghista a Domenica Live. Un’occasione in cui è, inaspettatamente, la stessa D’Urso a mettersi di traverso: «Ho letto che sarai al congresso mondiale della famiglia tradizionale», dice la presentatrice a Salvini. «Sai che è promosso dal Ministro Fontana… Tu sai che esistono le famiglie arcobaleno, esistono bambini che vivono, per vari motivi, con due papà. «Questi bambini vanno a scuola e non possono sentirsi dire che quella non è una famiglia», dice la D’Urso. Questa è una realtà e il ministro Fontana nega questa realtà! Tu sai bene che c’è un ragazzo gay che ha adottato un bambino down, che nessuna famiglia etero voleva. E allora quel bambino? Quella per te non è una famiglia?». «Io voglio che lo Stato esca dai negozi con gli studi di settore figurati se voglio che lo Stato entri in camera da letto: se uno fa l’amore con una donna o con un uomo è l’ultima delle mie preoccupazioni», replica Salvini. «Semplicemente mi rende incredulo il fatto che parlare di famiglia susciti polemiche». E su Verona: «Non voglio togliere nulla ma sostenere chi mette al mondo figli, perché questo è un problema. Non fanno parte della nostra cultura l’utero in affitto, le donne bancomat». E assicura: «Stiamo lavorando per velocizzare le adozioni. Un bambino ha il diritto di crescere tra una mamma e un papà. Se poi ci sono due uomini o due donne che si vogliono bene, evviva».

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