La strage evitata del bus: cosa sappiamo finora e cosa resta da capire

di OPEN

Il 47enne autista di Autoguidovie Ousseynou Sy aveva premeditato la strage da giorni. Secondo quanto si è appreso, aveva precedenti ma l’azienda pare fosse all’oscuro della condanna per molestie sessuali

Tutto è cominciato con le immagini di un bus in fiamme poi, ora dopo ora, un quadro drammatico e grave è emerso dalle testimonianze e dalle indagini. Vediamo tutto quello che è stato appurato e i punti ancora oscuri della mancata strage di San Donato Milanese evitata grazie alla prontezza di riflessi dei 51 alunni della scuola media Vailati di Crema e al tempestivo intervento dei carabinieri della stazione di Paullo.


Dalla ricostruzione che sta emergendo in queste ore, si è appreso che il 47enne autista di Autoguidovie Ousseynou Sy, nato in Francia da genitori senegalesi ma con cittadinanza italiana dal 2004, avrebbe premeditato giorni prima il sequestro e l'azione dimostrativa andata in scena nella mattinata del 20 marzo.


Che cosa sappiamo

Sy, come ogni giorno, si era seduto alla guida dell'autobus per accompagnare due classi di alunni della scuola media Vailati di Crema in palestra, ma a un certo punto ha pensato di attuare il piano che stava architettando da qualche giorno.

Invece di riportare gli allievi a scuola, Sy ha chiuso tutte le uscite del bus, ha imposto alle due professoresse e alla bidella che accompagnavano gli studenti di legarli con delle fascette da elettricista, ha sequestrato a tutti i cellulari e ha iniziato a versare del gasolio sul mezzo.

Di fatto ha iniziato a eseguire il suo piano stragista che avrebbe dovuto culminare con un non meglio specificato attentato all'aeroporto di Linate. Il tutto è durato circa un'ora, dalle 10.20 del mattino fino alle 11.20 circa.

La strage evitata del bus: cosa sappiamo finora e cosa resta da capire foto 1

Ad allertare le forze dell'ordine è stato Samir, uno degli alunni della scuola media Vailati, che è riuscito a nascondere un cellulare e l'ha utilizzato per chiamare i carabinieri. Un altro ragazzino, invece, di nome Adam, è riuscito ad avvertire il padre e a dirgli che l'autista dello scuolabus «voleva ucciderli tutti».

La macchina dei soccorsi si è attivata immediatamente e, nel giro di poco tempo, i carabinieri della stazione di Paullo, guidati dal maresciallo capo Roberto Manucci, sono riusciti a liberare tutti gli ostaggi e ad arrestare il dirottatore.

I ragazzi hanno raccontato che nel corso del viaggio Sy continuava a ripetere che «nessuno sarebbe uscito vivo da quel pullman» e che la strage voleva essere un modo per vendicare i morti nel mar Mediterraneo e protestare contro le politiche migratorie del governo Conte attuate da Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Gli studenti sono stati liberati grazie all'intervento dei carabinieri che hanno sfondato i vetri del bus e aperto il portellone posteriore per permettere ai ragazzi di scappare. Gli alunni sono scesi dal bus in corsa e nel frattempo Sy, ormai braccato dalle forze dell'ordine, ha appiccato fuoco al mezzo per poi fuggire per la strada, in mezzo alla statale Paullese.

Che cosa resta da capire

Sebbene la ricostruzione della vicenda sia ormai già chiara e appurata, anche grazie alle numerose testimonianze dei superstiti, rimangono ancora dei punti oscuri da chiarire: il 47enne alla guida dello scuolabus aveva dei precedenti penali, uno per guida in stato di ebbrezza e l'altro per molestie sessuali su minore. Da ore, in molti si stanno chiedendo per quale motivo un autista con questi precedenti alle spalle potesse guidare ogni giorno un bus di studenti.

E a queste domande l'azienda Autoguidovie, per cui Sy lavora da 15 anni, ha replicato sostenendo che nel caso della guida in stato di ebbrezza, l'illecito risalente al 2007 non costituiva un impedimento allo svolgimento del lavoro perché Sy ha sempre rinnovato la patente senza problemi e i vari esami di rito cui tutti gli autisti vengono sottoposti avevano sempre dato esito positivo.

Per quanto riguarda l'accusa di molestie sessuali, il presidente di Autoguidovie ha spiegato a Open che il 47enne aveva detto all'azienda e ai colleghi di essere stato assolto. Sy, invece, come svelato dal procuratore capo di Milano Francesco Greco, non era stato assolto ma era stato condannato a un anno con pena sospesa, sentenza arrivata nel 2018.

Secondo gli inquirenti, Sy avrebbe iniziato a premeditare la strage circa tre giorni prima e «aveva già registrato un video fatto arrivare in Senegal» per rivendicare il suo «gesto eclatante».

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