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Rami, il bambino eroe di San Donato: «Ho chiamato il mio papà e poi ho pregato perché pensavo di morire»

23 Marzo 2019 - 07:19 Olga Bibus
Rami Shehata è riuscito a liberarsi per chiamare i soccorsi dopo che Ousseynou Sy ha dirottato l'autobus con a bordo il 13enne e i suoi 50 compagni. «Ora quando vedo i miei amici penso: che fortuna essere vivi»  

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha promesso che farà di tutto per concedergli la cittadinanza, dalla sua ha la spalla di Luigi Di Maio e di tanti altri che in queste ore si sono mobilitati per lui, perché presto Rami Shehata diventiitalianodopo che ha salvato da una morte quasi certa 50 bambini,suoi compagni di scuola.È stato lui infatti a chiamare i soccorsi quandoOusseynou Sy ha sequestrato lo scuolabus su cui erano a bordo per poi dargli fuoco.È la sua voce quella sentiamo parlare con il carabiniere, chiedergli aiuto, indicargli il luogo, implorarlo perché«tutto questo non è un film».

Rami, da dove hai tirato fuori tutto quel coraggio?
«Non lo so (ride ndr.), in quel momento ho semplicemente pensato che dovevo trovare un modo per uscirne vivi. Quando l'autista ha obbligato gli insegnanti a legarci le mani, io ho cercato di tranquillizzare i miei compagni, a dire "vedrete che non succederà nulla, non vuole farci del male". Io ero seduto in mezzo all'autobus, ma in una posizione in cui riusciva a vedermi meno. Per fortuna gli insegnanti non ci hanno legato le mani strette per permetterci di liberarci. Allora io, che avevo nascosto il telefono,ho chiamato subito il 112, poi il mio papà e poi ho pregato in arabo perché pensavo di morire».

Per fortuna è andata bene, cosa hai pensato quando hai capito di aver scampato il pericolo?
«Quando sono arrivati i carabinieri hanno spaccato i vetri e noi siamo usciti mentre l'autista dava fuoco all'autobus. Io sono uscito per ultimo, ho fatto prima uscire gli altri. Abbiamo corso e poi ci siamo abbracciati. Tutti mi dicevano "grazie". È stato bellissimo perché ho capito che li avevo salvati».

Ora, il ministro Salvini ha promesso di concederti la cittadinanza. Sei contento?
«Sì, molto. In realtà vorrei che la concedesse a tutta la mia famiglia».

Cosa significherebbe per te avere la cittadinanza?
«Essere finalmente come gli altri. Io sono nato in Italia, sono cresciuto qua e vedo il mio futuro qua. E poi dopo quello che ho fatto me la merito (dice ridendo ndr.). E la dovrebbe avere anche il mio compagno Adam, ha chiamato i soccorsi anche lui».

Rami, il bambino eroe di San Donato: «Ho chiamato il mio papà e poi ho pregato perché pensavo di morire» foto 1

Rami Shehata

Da grande hai detto di voler fare il carabiniere.
«In realtà lo volevo fare anche prima di mercoledì, ma questo episodio mi ha convintoperché salvare gli altri è bellissimo».

Sei tornato a scuola?
«Sì, ma non per fare lezione. Ci hanno lasciati liberi fino a lunedì. Siamo tornati quando è venuto il ministro Marco Bussetti per premiarci».

E Salvini?
«Mi hanno detto che vuole incontrarmi. Io sono contento. Voglio ringraziarlo perché si è preso carico della mia cittadinanza, ma voglio anche dirgli che non tutti i migranti sono cattivi come Ousseynou Sy. Non c'entra da dove vieni. Anche gli italiani fanno cose brutte. E c'è una cosa che vorrei dire anche all'autista: non è servito a nulla quello che ha fatto. Mi dispiace per lui, si è rovinato la vita per un gesto inutile. Cosa ha combinato? Ha bruciato un autobus. A ripensarci ora, credo che se avesse voluto farci del male, lo avrebbe fatto. Ho saputo che suo figlio è stato costretto a cambiare scuola perché era stato preso di mira e questo mi dispiace».

Ora come stai? Pensi che questo episodio ti abbia cambiato?
«Adesso bene. Sono stati giorni intensi perché tutti mi chiamano per le interviste. Io sono felice perché sono riuscito a salvare quelle persone. E quando vedo i miei compagni penso: che fortuna essere vivi».

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