Juncker respinge la richiesta di May per una breve estensione: mancano nove giorni alla Brexit

Il Regno Unito ha poco meno di 9 giorni per approvare un accordo per portare la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea. Altrimenti rischia l’uscita senza accordo, il temuto “no deal Brexit”. Unica alternativa è un rinvio lungo di circa un anno. La Camera dei Comuni dice no ad altri voti su piani B

Nuovo colpo di scena nella saga interminabile chiamata Brexit. Dopo meno di 24 ore da quando il premier britannico Theresa May aveva annunciato di volere chiedere all’Unione europea di estendere nuovamente fino a maggio la Brexit, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato che non c’è disponibilità da parte dell’Unione europea. «Posticipare la Brexit a fine maggio potrebbe mettere a repentaglio le elezioni europee e quindi l’intera Unione», ha dichiarato Juncker al Parlamento europeo.



Agenzia Vista | Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker

La Camera dei Comuni ha però rigettato, spaccandosi a metà, la mozione del deputato laburista pro Remain Hilary Benn per una terza sessione di voti indicativi su piani B d’iniziativa parlamentare che si sarebbe dovuta tenere lunedì.

Alle fine è stato pareggio, con 310 sì contro 310 no, e secondo prassi è stato lo speaker John Bercow a decidere la contesa unendosi ai no.

L’incontro tra Corbyn e May

Intanto, il primo incontrotra il leader laburista Jeremy Corbyne la premier Theresa May, avvenuto nel pomeriggio del 3 aprile, sembra essere andato «molto bene».Da quanto si apprendeda fonti interne a Downing Street, «i colloqui sono stati costruttivi» e «entrambe le parti hanno mostrato flessibilità e impegno a porre fine all’attuale fase di incertezza sulla Brexit». Èstato concordato un «programma di lavoro per il popolo britannico, che protegga i posti di lavoro e la sicurezza».

A poche ore dalla fine del meeting, Corbyn è però tornato sui suoi passi, specificando che l’incontro «è stato utile, ma non risolutivo» ai fini di ricercare un compromesso per l’eventuale uscita dall’Europa. Il volto del Labour Partyha dichiarato di non aver riscontrato tutte le aperture che si aspettava, ma che il dialogo «va avanti». Durante il confronto, Corbyn sarebbe tornato a evocato «l’opzione»delreferendum confermativo – che per molti della sua ala, però, rappresenta un punto da cui non si può prescindere.

Il punto della situazione

Al Regno Unito rimangonocirca nove giorni per far approvare al Parlamento l’attuale accordo sull’uscita dall’Unione europea, senza il quale il Paese rischia un’uscita senza accordo, il famigerato no deal.

Senza un accordo commerciale e delle procedure doganali ben stabilite, le conseguenze economiche e sociali della Brexit potrebbero essere molto drastiche. Uno scenario che Juncker ha detto di ritenere «molto probabile». ​​​​

Nonostante questo l’Unione europea potrebbe essere disposta ad autorizzare un’estensione lunga alla Gran Bretagna, ipoteticamente fino a marzo del 2020.

Nel suo discorso al Parlamento europeo, Juncker ha confermato di «non voler cacciare fuori la Gran Bretagna dall’Europa». Ma per il momento la scadenza rimane mezzanotte del 12 aprile 2019. Adesso la palla torna a Londra.

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