Zone rosse nelle città: il Daspo urbano versione Salvini

 Il vicepremier leghista festeggia il calo degli sbarchi e il provvedimento che impone il “divieto di accedere alle manifestazioni sportive” per i tifosi considerati “a rischio”. Entrambi però sono l’eredità lasciata dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti

Dall’inizio della legislatura, il ministro dell’Interno Matteo Salvini si è arrogato più volte il merito del crollo degli sbarchi dei migranti, dimenticando che le fondamenta di questo risultato – positivo o negativo a seconda dei punti di vista – sono state costruite dal suo predecessore Marco Minniti, che prima di approvare il codice di condotta delle ong strinse un patto con la Libia per fermare i migranti a Tripoli. Le politiche sull’immigrazione non sono l’unica eredità di cui Salvini ha beneficiato: il 10 aprile, due città guidate dal Pd, Bologna e Firenze, hanno approvato il cosiddetto “daspo urbano“. Un provvedimento che trae il nome dal “Divieto di accedere alle manifestazioni sportive” con cui vengono sanzionati i tifosi di calcio e che consente ai sindaci, in accordo con i prefetti, di proibire l’accesso ad alcune zone della città a soggetti considerati a rischio.


Durante una diretta Facebook, Salvini ha ringraziato pubblicamente i prefetti e i sindaci che hanno adottato questo provvedimento: «Ricordo gli ultimi due, Bologna e Firenze, che hanno approvato un’ordinanza anti-degrado per allontanare spacciatori, violenti, balordi… riconquistiamo pezzi di legalità, città per città».Ma anche il daspo urbano è un’eredità del Pd. E a introdurlofu proprio Marco Minniti. L’ex ministro dell’Interno lo inserì nel contestatissimo decreto sicurezza Minniti-Orlando che prevedeva, fra l’altro, anche la reintroduzione dei centri di espulsione e l’abolizione del secondo grado di giudizio per gli immigrati a cui fosse stata rigettata la richiesta d’asilo.


Le differenze tra il daspodel Governo Gentiloni e quello del Governo Conte,sono davvero minime: Minniti ha dato ai sindaci il potere di creare delle “zone rosse” e di vietare l’ingresso a quelle persone «che pongono in essere condotte che impediscano l’accessibilità e la fruizione di infrastrutture»ferroviarie, aeroportuali, marittime, di trasporto pubblico locale, ma anche di scuole, università, musei e altre aree di interesse turistico. A questo,Salvini ha aggiunto duepostille: ha esteso il daspoanche agli indiziati per reati di terrorismo e ha ampliatol’elenco delle “zone rosse” anche i presìdi sanitari e alle aree in cui si svolgono fiere, mercati e spettacoli pubblici.I due provvedimenti, quindi, si parlano, ma la cosa non sorprende: Minniti è stato accusato più volte di essere il ministro più a “destra” della sinistra. E sull’importanza della sicurezza ha scritto anche un libro.

Cosa succede a Firenze e a Bologna

I provvedimenti adottati a Firenze e a Bologna sono praticamente identici: in entrambe le città basterà una denuncia per essere allontanati da alcune aree della città. A Firenze, dove il daspo urbano sarà sperimentato per 3 mesi, chiunque sia stato denunciato per spaccio, reati contro la persona (come lesioni o rissa), danneggiamento e per commercio abusivo non potrà accedere a tutta una serie di aree della città: Fortezza da Basso, Parco delle Cascine, Borgo San Lorenzo, piazza del Mercato centrale, eccetera (l’elenco completo è qui). Se le forze dell’ordine si imbatteranno in uno di questi soggetti, dovranno invitarlo a uscire dalla “zona rossa” e a non farvi più ritorno. «In caso contrario potranno denunciarlo per il mancato rispetto dell’ordinanza», spiegano dalla Prefettura. A Bologna il daspo urbano è attivo dal 2017. All’inizio era circoscritto all’area delParco della Montagnola; poi il sindaco Virginio Merola ha deciso di estenderla anche all’area universitaria. La novità è che l’ordinanza del 2017 era scaduta ed è stata rinnovata senza modifiche.

L’obbiettivo di Salvini: ordinanze “anti balordi” in tutte le città

Le due città elogiate da Salvini sono entrambe governate dal Pd, ma questo non deve stupire. La sicurezza è un tema che divide la sinistra da anni: da una parte ci sono i fautori della “prevenzione”; dall’altra quelli che vedono nel pugno di ferro uno strumento per tenere a bada gli istinti reazionari e fascisti, che emergono quando la popolazione è spaventata. Certo, per Salvini la coincidenza non può che essere di buon auspicio. Tant’è che dopo aver incassato il risultato, ha rilanciato proponendo a tutti i prefetti di seguire l’esempio dei loro colleghi. Nel corso del 2018, il daspo è stato applicato già in tante città: a Milano, a Verona, a Roma, a Napoli. Eccezion fatta per Verona, dove ci sono stati 54 ordini di allontanamento nelle prima 2 settimane dall’entrata in vigore, il provvedimento è stato adottato in casi piuttosto sporadici. Ora il vento potrebbe cambiare, travolgendo città di ogni colore. Del resto, Minniti lo aveva detto: «Sicurezza, ormai, è una parola di sinistra».

Leggi anche: