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Trapianto di testa: lo studio di Yale sui cervelli di maiale «resuscitati»

17 Aprile 2019 - 20:36 Juanne Pili
In passato si è speculato sulla possibilità di effettuare il primo trapianto di testa. Un recente studio riguardo la possibilità di tenere in vita alcuni neuroni nei cervelli dei maiale non conferma questa possibilità

In un articolo pubblicato sul sito di Medicina tedesco Ärzte Zeitungpoi rimosso, ma di cui rimane una copia cache – si sostiene che un team di ricercatori dell’Università di Yale capitanato da Nenad Sestan sarebbe riuscito a ripristinare «parzialmente» le funzioni cerebrali di 32 cervelli di maiale, collegatial sistema «BrainEx», in grado di fornire la giusta circolazione sanguigna e temperatura corporea agli organi.

Sestan e colleghi hanno collegato 32 cervelli di maiale a “BrainEx” – riporta il sito tedesco – Dopo sei ore di perfusione, i ricercatori hanno osservato una riduzione delle cellule morte e hanno trovato evidenza di alcune funzioni cellulari, come l’attività della sinapsi. Tuttavia, non c’erano segni di funzioni cerebrali più elevate come la coscienza e la percezione.

Cosa sicuramente non dimostra lo studio

In attesa di leggere almeno l’abstract dello studio di cui sarebbe prevista la pubblicazione suNature possiamo solo esaminare quali sono stati i lavori precedenti del rispettabile scienziato e del suo team, sono infatti estremamente interessanti, ma occorre stare molto attenti a non correre troppo con la fantasia. Sappiamo già che il recente lavoro di Sestan non dimostra certo la possibilità di resuscitare un cervello, tant’è vero che non viene riportato un ripristino delle funzioni cerebrali più importanti, come quelle deputate alla coscienza e alla percezione. Sono tuttavia interessanti – forse – dal punto di vista della possibilità di mettere in atto terapie più efficaci nel trattamento dei danni cerebrali, magari limitando i danni, ma si tratta ancora solo di speculazioni.

I risultati comprendevano la prova che il cervello ha una maggiore capacità di ripristinare la funzione cellulare di quanto si pensasse in precedenza. Non è chiaro se sia possibile ripristinare completamente la funzione cerebrale con il sistema.

I lavori precedenti del team di Sestansui cervelli di maiale

Su Nature possiamo trovare un precedente studio del 2014, firmato anche da Sestan,riguardo alla ricerca di un diverso approccio nell’analisi delle cellule staminali nello sviluppo del cervello. Uno studio più recente è stato descritto nell’aprile 2018 nella rivista del Mit: Sestan assieme ai suoi ricercatori sarebbe giàstato in grado di dimostrare che il cervello potrebbe sopravvivere anche 36 ore dopo la separazione dal corpo. «Parole grosse» che se non contestualizzate potrebbero portare a trarre conclusioni fantascientifiche.

La ricerca riguardava anche allora dei cervelli di maiale sottoposti nuovamente a flusso sanguigno, i risultati vennero presentati al National Institutes of Health negli Stati Uniti nel marzo 2018.

Durante l’evento, il neuroscienziato della Yale University Nenad Sestan ha rivelato che una squadra da lui guidata aveva sperimentato tra 100 e 200 cervelli di maiale ottenuti da un macello, ripristinando la circolazione usando un sistema di pompe, riscaldatori e sacchi di sangue artificiale riscaldati a temperatura corporea.

Il trapianto di testa non c’entra

Anche in quel caso non vi era alcuna evidenza di un ripristino di coscienza nei cervelli, mentre è stato riscontrato un prolungamento della vita di una parte delle cellule cerebrali. La tecnica ricorda quella utilizzata per conservare gli organi destinati al trapianto;a parte questo non può però essere riscontrata una tecnica in grado di riportare in vita le persone, magari dopo una decapitazione, tanto meno eseguire dei «trapianti di testa», possibili solo ed esclusivamente col decesso del paziente.

Il più recente articolo firmato da Sestan di cui si ha traccia al momento online verrà pubblicato su Current Opinion in Neurobiology nel giugno 2019, ma è già possibile leggerne una sintesi:si intitola «Shared and derived features of cellular diversity in the human cerebral cortex» eriguarda l’organizzazione dei neuroni nella corteccia cerebrale umana, quella dove è possibile trovare anche le funzioni che ci rendono coscienti.

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