«Game of Thrones», quarto episodio: Dracarys

Nella quarta puntata di Game of Thrones si aprono diverse possibilità che animano ulteriormente gli scommettitori su chi siederà, alla fine della serie, sul trono di spade. Nessun colpo di scena rivelatore, ogni opzione già ipotizzata dai fan trova un suo indizio, persino quella più estrema

Alla fine gli Estranei sono stati sconfitti. Arya Stark è l’eroina indiscussa della battaglia. Non ci sono dubbi sulla qualità tecnica della puntata precedente (anche se alcuni fanno notare che forse avrebbero potuto mettere qualche luce in più), degna della battaglia deibastardi.Il problema è che resta aperto il più grande buco di trama dei Sette regni: chi erano gli Estranei? Perché volevano portare la notte eterna? Non lo sapremo mai, e il modo con cui gli sceneggiatori li fanno uscire di scena lascia i fan a bocca asciutta.


Così, la quarta puntata si apre con l’ultimo addio ad almeno tre personaggi caduti in combattimento che avevano conquistato,ognuno a modo suo, l’affetto dei fan: ser JorahMormont, Theon Greyjoy e la piccola e tosta Lyanna Mormont. Poi tutti festeggiano la vittoria. Si beve così tanto che Jaime Lannister finisce a letto con sirBriennediTarth.


Il segreto di Jon Snow

Nella prima mezz'ora la paura di vedere un’altra puntata di transizione dove non succede niente è tanta, invece qualcosa si muove. Daenerys Targaryen comincia a rendersi conto che la sua posizione non è più solida, come pensava prima di approdare nel Continente occidentale.Tutti amano Jon Snow mentre lei di fatto è percepita come una straniera. Le rimangono due draghi, ma non è grazie a loro se gli Estranei sono stati sconfitti. Infine, la sorella di Snow, Sansa Stark, non sembra entusiasta all’idea di consegnarle il Nord.

Poi c’è quel segreto che, se reso noto, renderebbe le cose estremamente più difficili alla Madre dei draghi: Snow in realtà è Aegon Targaryen, il vero legittimo erede al trono. Per quanto tempo resterà un segreto? Jon fa giurare a Sansa e Arya di non dirlo a nessuno, ma quanto vale un giuramento per loro ormai, dopo tutto quello che hanno passato in sette stagioni?

Infatti Sansa non perde tempo a renderlo noto all'ex marito, nonchéPrimo cavaliere di Daenerys,Tyrion Lannister che a sua volta lo confida al consigliereVarys. Una cosa che lascia un po’ perplessi;chi ha imparato a conoscerlo in tutti questi anni sa che non è una buona idea raccontargli un segreto.Tanto checomincia subito a pensare di abbandonare il carro di Daenerys: la sua lealtà da sempre è stata verso il reame, a prescindere da chi portasse la corona.

Aspettando l'assedio finale

Ma ci sarà ancora una corona dei Sette regni? La terza e ultima parte di questo episodio fa pensare all’ipotesi più estrema avanzata da alcuni fan: la capitale, Approdo del re, potrebbe essere distrutta e alla fine nessuno avrebbe abbastanza forze per tenere assieme i Sette regni. L’esercito di Daenerys è stato più che dimezzato nella battaglia contro gli Estranei, mentre durante i primi scontri contro la flotta della regina Cersei Lannister abbiamo conferma di quanto accennavamo sui draghi di Game of Thrones: non sono invincibili. Così Daenerys perderà un altro drago, colpito quasi subito a morte, mentre i suoi Immacolati vengono ricacciati sulla spiaggia.

Anche Cersei non se la passa tanto bene. Il popolo di Approdo del re non l’ha mai amata e nei periodi di ristrettezze si è sempre rivoltato. Lo ha fatto in passato esponendola al pubblico ludibrio, può farlo di nuovo. La sua capitale si prepara a subire l’assedio finale e tanto per ricordarci quanto sa essere perfida, fa uccidere Missandei di fronte allo sguardo impotente di Daenerys e del suo amato, il comandante degli Immacolati Verme Grigio.

Prima di morire Missandei urla «dracarys», la parola d’ordine con cui la sua regina Daenerys ordina ai draghi di arrostire i nemici. Andrà così? Alla fine l’unico drago superstite Drogon raderàal suolo Approdo del re? Lo scopriremo nelle ultime due puntate, che ci auguriamo riescano a fardimenticare la sbrigativa uscita di scena degli Estranei.

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