L’Alabama vieta l’aborto. Ocasio Cortez: «Brutale forma di oppressione contro le donne»

L’interruzione di gravidanza sarà proibita anche in caso di stupro e incesto. La governatrice Ivey su Twitter: «Ogni vita è un sacro dono di Dio»

La governatrice dell’Alabama, la repubblicana Kay Ivey, ha firmato il provvedimento che proibisce l’aborto nello Stato, anche nei casi di stupro e incesto. L’Alabama diventa quindi la legge più restrittiva d’America sull’interruzione di gravidanza, contro cui sono già stati annunciato una raffica di ricordi. L’unica eccezione ammessa è se la madre è in serio pericolo di vita. 


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È la «forte testimonianza” della convinzione «che ogni vita sia preziosa e che ogni vita sia un sacro dono di Dio» , ha dichiarato via Twitter la governatrice, annunciando di aver firmato il provvedimento. Sempre su Twitter Alexandria Ocasio Cortez la deputata democratica ha criticato fortemente la nuova legge: «I divieti sull’aborto non hanno solo a che fare con il controllo del corpo delle donne. Ma anche della loro sessualità. Ha a che fare con il possederle».

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Gli antiabortisti puntano a mettere in discussione la sentenza «Roe contro Wade» con la quale la Corte Suprema Usa, nel 1973, legalizzò l’aborto a livello federale. Nel massimo organo giudiziario Usa, dove il presidente Donald Trump ha nominato due giudici (Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh) i conservatori sono in maggioranza 5 a 4. «Dalle limitazioni sul controllo delle nascite a un divieto comprensivo dell’educazione sessuale. I fondamentalisti religiosi statunitensi stanno lavorando sempre più duramente per rendere il sesso che non rispetti la loro teologia fuori legge», ha continuato Ocasio Cortez su Twitter.

La legge dell’Alabama è tra le più dure contro i medici che praticano l’interruzione di gravidanza prevedendo fino a 99 anni di carcere per i medici che operano clandestinamente: «È una brutale forma di oppressione per prendere controllo di quell’unica cosa essenziale che una persona dovrebbe poter disporre: il suo corpo», commenta sempre Cortez.

L’aborto torna così al centro della campagna per le presidenziali del 2020. «Questo tentativo dell’Alabama» e di altri 29 Stati americani «è un attacco alla libertà riproduttiva delle donne e ai nostri diritti civili fondamentali», ha tuonato la senatrice di New York Kirsten Gillibrand, tra i 22 candidati democratici alla presidenza. 

L’ex vice presidente Joe Biden, anche lui in corsa, ha osservato come queste leggi in contrasto con la «Roe contro Wade» debbano essere dichiarate incostituzionali. «La scelta deve restare alla donna e al suo dottore» , ha affermato Biden, echeggiato dal rivale dem per la Casa Bianca Bernie Sanders. «L’aborto è un diritto costituzionale», ha affermato il senatore del Vermont.

Sulla questione sono intervenute anche l’ex first lady Hillary Clinton, denunciando un attacco «alla vita e alla libertà delle donne» e la pop star Lady Gaga, dicendosi oltraggiata e indicano come le pene per i medici che praticano l’aborto siano più severe di quelle previste per gli stupratori.

In base ad un sondaggio condotto dal Pew Research Center lo scorso anno, il 58 per cento degli americani ritiene che l’aborto debba essere legale e il 37 per cento è invece favorevole a metterlo fuori legge. Il 59 per cento dei repubblicani è contrario all’aborto mentre il 76 per cento lo approva.

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