Le suore di clausura partecipano alle “balconiadi”

Chissà se la Digos andrà a bussare, come avvenuto il 6 maggio scorso a Salerno, alle porte del Monastero di Santa Speranza, a San Benedetto del Tronto. Le suore di clausura hanno preso parte alle “balconiadi” appendendo uno striscione con una frase del Vangelo secondo Matteo.


«Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me». È la frase che fa riferimento alla visione della Lega e del ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla gestione dei flussi migratori. Le suore clarisse «ci ricordano il Vangelo, quello vero», ha commentato padre Antonio Spadaro, scrittore e direttore della rivista La Civiltà Cattolica.


Il gesto delle suore, che si candidano al premio per la creatività dopo le “lenzuolate” di Napoli e Milano, arriva dopo che i vertici del Vaticano hanno criticato Salvini per aver mostrato il rosario e invocato i santi e la Madonna durante il comizio dei sovranisti europei in piazza Duomo.

In quell’occasione, il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, aveva detto: «Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso». Lo stesso Spadaro aveva criticato il gesto del leader leghista: «”Non nominare il nome di Dio invano” significa non usare il nome di Dio per i propri scopi».

«Non ce la vedo la Madonna a dare perferenze ai leghisti», ha detto invece Matteo Renzi sull’accaduto. Ma la denuncia più forte è apparsa su Famiglia Cristiana, che in un editoriale in prima pagina ha scritto: «Il rosario brandito da Salvini e i fischi della folla a Papa Francesco, ecco il sovranismo feticista».

E sempre sulla rivista del mondo cattolico: «È andato in scena l’ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica nel nostro Paese dei diritti umani. Mentre il capo della Lega esibiva il Vangelo un’altra nave carica di vite umane veniva respinta e le Nazioni Unite ci condannavano per il decreto sicurezza».

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