«Quando nell’aprile 2018 vennero da me due genitori in lacrime perché il loro figlio, da quando avevano aperto questi negozi, era caduto in catalessi e non studiava più, promisi loro che avrei studiato la materia e che li avrei chiusi uno a uno». Le parole di Antonio Pignataro, questore di Macerata seguono la sentenza della Cassazione del 30 maggio, che ha stabilito reato la vendita di prodotti derivati dalla cannabis light.
E non è l’unico ad essere rimasto «soddisfatto» dalla notizia. Mentre il Movimento 5 Stelle resta in silenzio sulla questione, nonostante gli anni di campagna per la liberalizzazione della cannabis, l’alleato di Governo Matteo Salvini esulta: «E’ un messaggio chiaro», ha detto durante la trasmissione Diritto e rovescio su Rete4. «La droga fa male, non ce ne sono di quelle che fanno più male o meno male».
Pillon e il Family Day: «I giovani stiano lontani dalle sostanze proibite»
E come lui, altri esponenti politici hanno accolto con piacere la notizia della sentenza. Tra questi c’è il senatore leghista Simone Pillon, vicepresidente della Commissione parlamentare infanzia e adolescenza. «Esprimo soddisfazione per la decisione assunta dalla Cassazione sulla commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis: finalmente è stata fatta chiarezza e giustizia su una normativa promossa dal Pd che era lacunosa e volutamente ambigua».
Sulla stessa linea anche il presidente del Family Day Massimo Gandolfini: «Esprimiamo grande soddisfazione per il pronunciamento con cui la Cassazione ha decretato che la commercializzazione dei prodotti derivati dalla cannabis è reato. Lo Stato non può avallare la vendita di questi prodotti, spesso accessibile anche ai minorenni, per il solo scopo di avere introiti fiscali da questo commercio basato sullo sballo e la disperazione».

«Una decisione – ha aggiunto Gandolfini – che assume ancora più importanza poiché è stata presa a sessioni unite e che si inserisce nella scia della giurisprudenza italiana secondo cui la droga non deve essere legalizzata. Il nostro movimento resta contrario alla legalizzazione di qualsiasi droga e sostanza tesa ad alterare lo stato psicofisico dei giovani».
«Questo conferma ciò che Matteo Salvini e la Lega sostengono da tempo: la droga fa male, sempre. Esistono tanti modi sani per divertirsi in modo lecito, nel pieno rispetto delle leggi: a questi vanno avvicinati i nostri giovani, non all’uso di droghe e di sostanze proibite».
Fratelli d’Italia: «Vittoria per il nostro partito»
Giorgia Meloni non la tira per le lunghe: «Basta perdere tempo: no alla droga, senza se e senza ma». Secondo il senatore del suo partito, Antonio Iannone, la sentenza «rende giustizia» a Fratelli d’Italia e «rinfranca» i suoi colleghi «delle tante battaglie che da sempre» portano avanti.
«Questa sentenza introduce un elemento ulteriore per rendere ancora più rigorosa la lotta contro la droga e soprattutto per contrastare quella cultura della morte e dello sballo che colpisce e travolge tantissimi giovani». «Mi auguro», ha concluso, «che il Governo passi dalle parole ai fatti, perché sulla droga non servono gli slogan ma i fatti».

L’appello di Aical: «A rischio filiera con 10mila posti di lavoro»
Molto critico, invece, Riccardo Ricci, presidente dell’Associazione italiana cannabis light. «Per noi è una tragedia. Di fatto, è la pietra tombale di un’intera filiera industriale che si è sviluppata in questi tre anni, e avrà un impatto su almeno 10mila persone che lavorano in questo settore».
«Ad oggi ci sono in Italia circa 3mila negozi che vendono prodotti derivati dalla cannabis», ha continuato. «Duemila e cinquecento nati negli ultimi 24 mesi che vendono esclusivamente questi prodotti. Se non potranno più farlo, mi pare ovvio che queste attività commerciali chiuderanno».
A tal proposito era intervenuto anche Salvini, che aveva liquidato la questione dicendo: «Mi dispiace per i posti di lavoro e spero che possano essere riconvertiti».
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