«L’arresto di Marco Carta era illegittimo»: perché il giudice ha scagionato il vincitore di Sanremo

Secondo il giudice la testimonianza del cantante «non è scalfita da alcun elemento probatorio»

«Gli elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti». È per questo che il giudice di Milano Stefano Caramellino non ha convalidato l’arresto di Marco Carta, fermato il 31 maggio scorso da un addetto alla sicurezza della Rinascente di Milano mentre era con un’amica di 53 anni: nella borsa della donna c’erano sei magliette del valore di 1.200 euro.


Come scrive il Corriere della Sera, il giudice aveva convalidato soltanto l’arresto della donna, ma non quello del vincitore di Sanremo (che sarà comunque processato), il cui arresto – scrive nelle motivazioni – non poteva «essere considerato legittimo», visto che la testimonianza di Carta «non è scalfita da alcun elemento probatorio».


Il cantante di Amici di Maria De Filippi si è sempre detto estraneo ai fatti: Carta aveva dichiarato di non aver messo nella borsa le magliette lasciate nel camerino, lasciando intendere che conosceva il nome del colpevole, ma che non avrebbe fatto la spia.

La versione dei fatti di Marco Carta

«Non sono stato io a rubare, per fortuna è andato tutto bene e sono felice di poterlo dire». Si era difeso così Marco Carta, uscendo dall’aula del tribunale di Milano. «Adesso vado a casa, sono un po’ scosso, le magliette non ce l’ho io, l’hanno visto tutti» ha aggiunto.

«Lui è estraneo a qualsiasi addebito. Il fatto è attribuibile ad altri soggetti – ha spiegato il suo legale – lui è totalmente estraneo. Marco è una bravissima persona». A chi ha provato a chiedergli chi avesse sottratto quelle magliette, il cantante ha replicato così: «Non mi va di dirlo, non faccio la spia».

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