Salvini detta l’agenda al M5s: «Prima flat tax, poi salario minimo». L’avvertimento di Mattarella – Il video

Per il ministro dell’Interno il taglio delle tasse non è in discussione, ma il presidente della Repubblica avverte: «Assicurare la solidità dei conti è essenziale»

Matteo Salvini e Luigi Di i Maio sono insieme all’Assemblea di Confartigianato. Prima dell’inizio si stringono la mano, come avevano fatto pochi giorni fa nel cortile di palazzo Chigi dopo il vertice col premier Conte.


Ma che a dare le carte, dopo le vittorie alle amministrative e alle europee, sia ormai Matteo Salvini lo dimostrano i toni perentori con cui il ministro dell’Interno ha dettato la lista delle priorità dell’azione di Governo: prima la flat tax per i lavoratori dipendenti, cavallo di battaglia della Lega, poi il salario minimo, voluto dal Movimento Cinque Stelle.


«Il taglio delle tasse dovrebbe essere appoggiato dall’interno Parlamento», dice Salvini. A chi gli chiede se sia favorevole alla proposta sul salario minimo risponde così: «Prima di tutto viene il taglio delle tasse, perché se non si tagliano le tasse non c’è niente da redistribuire».

L’avvertimento di Mattarella e la battuta di Tria

Mentre Salvini tira dritto sulla flat tax, un provvedimento che ha costi notevoli e che, secondo molti analisti, potrebbe avere un peso insostenibile sui nostri conti pubblici, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal ministro dell’Economia Giovanni Tria arrivano due inviti alla prudenza.

Parlando davanti alla stessa platea di Di Maio e Salvini, il presidente della Repubblica ha detto che «assicurare la solidità dei conti è essenziale per la tutela del risparmio e l’accesso al credito, per sostenere l’economia reale e lo sviluppo di nuovi progetti per la valorizzazione dei nostri territori, per creare lavoro di qualità e una crescita inclusiva».

Da Londra, invece, il ministro dell’Economia Tria ha commentato le parole dette da Salvini durante la sua visita negli Usa: «Serve una manovra trumpiana», ha detto il ministro dell’Interno, ma per fare una manovra trumpiana «serve il dollaro e noi abbiamo l’euro», gli ha ricordato Tria.

Per il ministro dell’Economia, Flat tax e salario minimo sono misure importanti, ma che per renderle compatibili con gli impegni di bilancio bisognerà capire «come saranno disegnati».

La risposta di Di Maio: «Un’agenzia di rating a Palazzo Chigi?»

«Affronteremo il tema della procedura di infrazione e della legge di bilancio con responsabilità – ha detto Di Maio dal palco di Confartigianato – perché l’obiettivo non è far saltare tutto o andare allo scontro, ma arriva un momento in cui se vuoi abbassare le tasse devi fare delle scelte coraggiose, se vuoi abbassare il cuneo fiscale devi fare delle scelte coraggiose nella legge bilancio, e noi rivendichiamo il diritto di poterne parlare almeno, perché se invece non se ne può neanche parlare che lo spread sale allora insediamo un’agenzia di rating a Palazzo Chigi e noi che ne andiamo. Magari qualcuno è più contento».

Il retroscena: «Salvini vuole far cadere il governo sulla flat tax»

Secondo i retroscena di diversi giornali, Luigi Di Maio teme che la flat tax possa essere il pretesto usato da Salvini per far cadere il Governo e convocare il voto anticipato a settembre, quando si chiuderà la prossima finestra elettorale utile per la possibile convocazione delle elezioni politiche.

Un appuntamento al quale il leader del M5s teme di arrivare in palese svantaggio, alla luce degli ultimi sondaggi e dei risultati di Europee e Amministrative che hanno certificato il ribaltamento degli equilibri tra Lega e M5s.

Ieri 17 giugno, Di Maio ha convocato i ministri grillini per «dimostrare la solidità e la compattezza della squadra», riporta un retroscena de Il Messaggero. Da giorni Di Maio ha dimostrato la sua apertura alla flat tax, sulla quale Matteo Salvini sta puntando con più convinzione dal giorno dopo le Europee: «La situazione è tutt’altro che serena», avrebbe detto Di Maio agli altri ministri grillini, scrive ancora il Messaggero.

Alle pressioni leghiste sulle flat tax, secondo diversi quotidiani come la Repubblica e la Stampa, Di Maio vuole rispondere puntando sulle bandiere identitarie del M5s a partire dal salario minimo, che ha ribadito di volere fissare a 9 euro all’ora. Progetto rapidamente bocciato subito dopo da Ocse e Istat.

La bocciatura del salario minimo

Secondo l’istituto di statistica, il salario minimo di Di Maio rischia di far spendere alle imprese private 4,3 miliardi in più ogni anno, oltre a 700 milioni a carico dello Stato. L’Ocse invece ha ricordato che la misura grillina è fin troppo generosa rispetto a quel che già fanno gli altri Paesi simili all’Italia.

A stretto giro Di Maio ha convocato i tecnici del ministero del Lavoro per «approfondire il dossier». Per poi uscire dal vertice al Mise con una via d’uscita che è anche una mossa politica di distensione con gli alleati leghisti.

Dallo staff del vicepremier grillino, riporta il Messaggero, riferiscono che Di Maio ha avanzato una proposta per la riduzione del cuneo fiscale, quindi per alleggerire il costo del lavoro per le imprese. Alla Lega, sotto pressione dal mondo degli imprenditori, quella soluzione non potrà che piacere.

Fonte video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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