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Manovra economica d’estate: che cosa comporta e perché la Lega adesso la vuole

L'invasione di campo del leader leghista sul tema del lavoro e la sfida con la Ue, avversario perfetto per la prossima campagna elettorale

Anticipare la manovra economica a prima della pausa estiva. Con questa mossa Matteo Salvini ha deciso di tenere sotto scacco gli alleati di governo, già in difficoltà tra calo dei consensi e scontri interni.

La tregua, richiesta dal premier Conte perché in governo possa andare avanti, sembra infatti già scaduta. Salvini lancia l’idea di fatto scavalcando l’altro vicepremier Di Maio con un’invasione di campo nella materia di sua diretta competenza: il lavoro.

Salvini convoca i sindacati al Viminale

Il ministro dell’Interno infatti, contestualmente all’annuncio dell’anticipo della manovra, ha “convocato” per luglio i sindacati al Viminale, provocando contestualmente il segretario della Cigl sull’automomia differenziata, che secondo il vicepremier Landini non conosce. Un’uscita, quella di Salvini, che da molte parti è stata interpretata come un nuovo segnale del fatto che le elezioni anticipate siano sempre più probabili.

A farlo pensare sono soprattutto le parole con cui il leader della Lega ha promosso l’iniziativa: «All’Unione europea gli italiani stanno regalando decine di miliardi (e sangue) da anni, adesso basta». Nel mirino del vicepremier, quindi, ancora una volta non solo il M5S, ma anche la Ue.

Ma qual è il senso delle parole di Salvini sull’Unione europea in quel contesto? Una premessa è necessaria: il ministro dell’Interno non si vuole logorare.

Sa che l’onda lunga del risultato delle europee non può durare in eterno e il percorso che ha portato la leadership di Matteo Renzi a consumarsi in poco più di due anni dopo il successo delle precedenti consultazioni europee del 2014 è un precedente che certamente Salvini non ignora: sa che per lui è conveniente staccarsi dai 5 Stelle prima possibile e cercare la scalata a Palazzo Chigi.

Se le intenzioni, al di là delle frasi di circostanza, sembrano piuttosto chiare, le modalità richiedono un vero e proprio piano, visto che in questa vicenda tutta italiana dovrà dire la sua l’usuale convitato di pietra: l’Unione Europea, appunto.

Il nodo della procedura di infrazione dovrà essere sciolto proprio nelle settimane di luglio in cui Salvini ha annunciato ci sarà il tavolo con i sindacati. Il ministro dell’Interno gioca quindi d’anticipo e piazza la stoccata sul tema del lavoro che fino ad oggi ha visto gli alleati pentastellati monopolizzare il campo.

Quali sono gli obiettivi di Salvini?

Anticipare la Ue, magari proponendo una manovra tutta incentrata sui temi occupazionali, parallelamente entrando a gamba tesa su un tema sui cui 5 Stelle e Pd potrebbero trovare un accordo: quello del salario minimo.

Il provvedimento, decisamente popolare, vede la Lega dichiaratamente contraria e per stopparne l’approvazione potrebbe trovare un alleato inedito: proprio i sindacati, da sempre critici sull’introduzione della paga minima che, per molte ragioni indebolirebbe il loro ruolo nella concertazione dei contratti nazionali.

Quale sarà il coniglio che Salvini tirerà fuori al tavolo dell’incontro con i sindacati in materia di lavoro è difficile da prevedere; certamente qualcosa che faccia da contraltare alla flat tax, a cui il leader della Lega non sembra intenzionato a voler rinunciare e che favorirebbe certamente più i ceti produttivi e meno, se non per nulla, i lavoratori dipendenti.

Il piano sembra quindi quello di mettere in moto la manovra prima che la procedura di infrazione venga ufficializzata. E poi, prevedibilmente, prepararsi per far saltare il tavolo dopo l’estate.

Inserire nella manovra stessa, aprendo un nuovo, inedito, dialogo con i sindacati, la versione leghista delle politiche sul lavoro del nuovo corso salviniano e preparasi alle elezioni anticipate dimostrando di essersi impegnati sia per la parte produttiva del Paese che per i lavoratori: se dalla Ue arriverà una bocciatura a una manovra così concepita, Salvini avrà l’avversario perfetto su cui costruire la campagna elettorale

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