Vaccini, ultimatum per la certificazione: multe e esclusioni per chi non rispetta la scadenza

Restano in vigore le regole definite dalla legge Lorenzin. Il Ministero della Salute frenato sulla svolta dell'”obbligo flessibile”

Arriva l’ultimatum per le famiglie che dovranno iscrivere i propri figli ai nidi, alle scuole elementari e materne: entro il 10 luglio bisognerà consegnare le autocertificazioni sui vaccini. Chi non rispetterà la scadenza vedrà esclusi i propri figli dalle iscrizioni (nel caso del nido) o dovrà pagata una multa, in caso di scuola dell’obbligo.


La scadenza era stata fissata dalla legge Lorenzin del 2017, quella che aveva regolamentato l’obbligo di 10 vaccini, una norma ancora in vigore, almeno per quest’anno. Nei primi mesi di insediamento del Governo, la ministra della Salute Giulia Grillo aveva firmato una circolare per far saltare il termine di presentazione delle documentazioni, inserendo poi nel Milleproroghe la possibilità di rimandare la consegna delle certificazioni.


Non si vede ancora all’orizzonte quella normativa sull’ “obbligo flessibile” che aveva difeso la ministra pentastellata e che aveva portato gran parte dell’elettorato anti-vaccini a seguire il Movimento 5 Stelle. La stessa ministra, rivolgendosi all’evento dell’associazione free-vax e del guru di “Life 120” aveva detto: «In Italia celebriamo gli scienziati, come Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, ma si crede ancora in maghi e stregoni. A questo punto tutto è possibile, anche che il prossimo ministro della Salute sia Wanna Marchi»

I numeri sui vaccini

Stando agli ultimi dati diffusi dal Ministero, complice la normativa della ministra Lorenzin, nel 2018 la copertura vaccinale è aumentata rispetto agli anni precedenti.

L’aumento più marcato riguarda la prima dose di vaccino contro il morbillo, che arriva al 94,15%, con un +2,30%; sei le regioni che superano il 95%, la soglia minima raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità: Emilia Romagna (95,14%), Lazio (97, 5%) Lombardia (95,01%), Piemonte (95,7%), Toscana (95,6%), Umbria (95,93%); altre tre si avvicinano (Sardegna, Basilicata e Puglia, tutte di poco al di sopra del 94%).

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