Dopo l’audio “rubato” in cui attacca Alessandro Di Battista e la notizia dell’uscita dal M5S della senatrice Paola Nugnes, Luigi Di Maio torna a chiarire le sue posizioni e lo fa con post su Facebook.
Un messaggio in cui il vicepremier grillino loda il proprio operato e non risparmia nessuno, né la Lega né colui che un tempo definiva “fratello”: Alessandro Di Battista. «Il Movimento 5 Stelle sta governando da un anno la settima potenza mondiale e la seconda forza manifatturiera d’Europa: l’Italia. Ogni giorno, quando agiamo come forza politica, abbiamo la responsabilità di 60 milioni di italiani e spesso, esercitando il potere di veto, di 500 milioni di europei», dice Di Maio.
E assicura di seguire nel suo operato un unico obiettivo: «il Movimento 5 Stelle al Governo per cambiare l’Italia». Un ruolo, il suo, che definisce «non semplice», ma che lo «riempie d’orgoglio» ogni volta che «si riesce ad approvare una legge per il Paese».
La «forza di contrattare» per approvare i provvedimenti, spiega Di Maio, proviene da due fattori: «capacità personali e compattezza della forza politica che rappresenti». «Oggi vorrei soffermarmi su questo secondo punto. Quando due forze politiche si siedono al tavolo attraverso i loro capi politici, ognuno dei due deve poter garantire che sugli accordi che si prendono, i parlamentari, i sindaci, i governatori, agiranno di conseguenza. Se non è così iniziano seri problemi. Ed è anche per questo che in passato quando qualcuno che non ha votato la fiducia al Governo è stato espulso», spiega Di Maio.
Ed è qui che commenta il caso della senatrice Nugnes, che ha deciso di lasciare il Movimento: «Se si vuole tradire una promessa, bisognerebbe dimettersi non passare al misto». «I numeri per la maggioranza sono ben saldi», assicura il vicepremier e ringrazia i parlamentari del M5S per il lavoro svolto finora.
Poi arriva la frecciatina a Di Battista: «Non mi interessa se in buona fede o in mala fede, ma se qualcuno in questa fase destabilizza il Movimento con dichiarazioni, eventi, libri, destabilizza anche la capacità del Movimento di orientare le scelte di Governo. Qui stiamo lavorando per il Paese, e questo non lo posso permettere. Abbiamo tutti una grande responsabilità. Sentiamola». Il riferimento è al nuovo libro, in cui l’esponente grillino non risparmia le critiche ai suoi colleghi di partito.
«Tra l’altro destabilizzare il Governo in questo momento in cui il Presidente del Consiglio sta portando avanti una trattativa difficilissima con l’Unione Europea è da incoscienti, e questo lo dico sia al Movimento che alla Lega. Non permetterò che né io né il Movimento veniamo indeboliti da queste dinamiche». «Stiamo governando la Nazione Italia, non stiamo giocando a risiko», dice Di Maio prima di concludere con: «Ognuno stia al proprio posto».
La risposta di Di Battista
A In Mezz’ora in più su Rai tre l’ex parlamentare ha provato a smorzare i toni con Luigi Di Maio, dopo la lunga critica del vicepremier su Facebook: «Sono convinto che ci vedremo presto e si chiarirà uno screzio, una incomprensione». E sul governo Di Battista ha poi rassicurato: «Da parte mia non c’è nessun tentativo di destabilizzare».
L’audio “rubato” di Di Maio
«Mi sono incazzato in questi giorni quando ho sentito questa frase ‘burocrati dentro ai ministeri’». Non c’è molto da equivocare nella frase pronunciata da Luigi Di Maio, riportata su Fanpage, durante la prima assemblea territoriale del Movimento 5 Stelle del 21 giugno, a Terni. Il vicepremier ha colto l’occasione per rispondere ai colleghi “ortodossi”, in primis a Alessandro Di Battista, che nel suo ultimo libro aveva puntato il dito contro la deriva «da burocrati» dei grillini entrati nei palazzi del potere.
Le accuse a Di Maio
Perdita d’identità, politiche troppo “leghiste”, riorganizzazioni che non arrivano. L’ala ortodossa del Movimento 5 Stelle sembra muoversi compatta contro il capo politico Luigi Di Maio. Accuse a volte velate, a volte arrivate indirettamente (come le parole di Roberto Fico in occasione della festa della Repubblica). Ma che pesano sull’operato presente e futuro del vicepremier.
«Ha paura di Dibba, di Davide, di Beppe, di Conte, di Fico, di Raggi ed Appendino, manca solo Lino Toffolo!», dicono dalle prime file del Movimento. Ora a fare muro attorno al ministro del Lavoro restano i fedelissimi Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, la portavoce Cristina Belotti. Un momento che, secondo alcuni, è «questione di vita o di morte».
La difesa Di Maio: «Alcuni bivaccano, fanno delle cose scorrette e poi rientrano»
Accerchiato, Di Maio tenta di ripartire dalla base degli attivisti. Davanti alla platea di trecento persone per parlare della situazione nel Movimento e dei progetti sul fronte organizzativo. Al momento delle domande dalla platea, Di Maio appare subito sul piede di guerra: «Io vedo oggi il movimento come una persona che, invece di sapere sapere dove sta andando, sta girando su se stesso», si sente dire nell’audio.
In una registrazione dell’incontro pubblicata da Il Fatto Quotidiano, si sente il leader grillino cavalcare in un primo momento l’onda dell’autocritica: «In molti gruppi locali, lo vedo a volte anche a Roma, a volte succede anche da altre parti. Non sapendo quali sono gli obiettivi specifici cominciamo ad avvitarci su noi stessi. Se noi, con questa struttura di progettazione, individuiamo le iniziative da fare su ogni territorio e su tutto il territorio nazionale, allora qui nessuno litiga più perché sappiamo che cosa fare».
Ma passato il momento del mea culpa, Di Maio volge lo sguardo ai «bivaccatori». «Ci sono tante questioni arretrate», dice. «Sono passati dieci anni e ora queste questioni stanno esplodendo. Io, ovviamente in senso lato, un po’ pulizia […], un po’ di persone che stanno a bivaccare nel Movimento e ogni tanto se ne escono, fanno delle cose scorrette e poi rientrano..».
«Questo è vero che.. è vero che era un treno», continua. «Era un treno, Beppe parlava sempre del treno.. ma non è che è un albergo gratis in cui entri, fai quello che vuoi, metti a soqquadro e te ne vai. Questo non può funzionare».
«Salvini fa campagna elettorale con voli di stato»
Roberto Morassut, responsabile Infrastrutture della segreteria nazionale del Pd, ha dichiarato che secondo Di Maio «Salvini avrebbe utilizzato voli di Stato per il suo lungo tour elettorale degli scorsi mesi in Italia». «Viste le parole così nette di Di Maio», ha aggiunto, «il Governo ed il presidente Conte hanno il dovere di riferire alle Camere e di fare chiarezza su ogni singolo utilizzo dei voli di Stato da parte del Ministro Salvini e degli altri membri dell’esecutivo».
Fonti del Viminale, però, hanno prontamente smentito: «È già stato tutto certificato, i voli sono stati usati solo per impegni istituzionali, siamo pronti a querelare chiunque dica il contrario. Meno tempo si perde in chiacchiere, più tempo rimane per lavorare».
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