Scorte, firmata la direttiva: in un anno 49 tutele in meno. Salvini: «Proteggiamo solo chi è a rischio»

«Criteri più stringenti e analisi rigorosa delle situazioni che richiedono le tutele personali» è la linea del Viminale per «rendere più efficiente il servizio sia per personale impiegato che per risorse utilizzate»

«Criteri più stringenti». Questa la logica che sta alla base della nuova direttiva sulle scorte firmata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un provvedimento, come spiega il Viminale, finalizzato a razionalizzare le misure di protezione esistenti.


D’ora in avanti saranno dunque analizzate in modo «rigoroso» le situazioni che richiedono le tutele personali, con l’obiettivo di «rendere più efficiente il servizio sia per personale impiegato che per risorse utilizzate».


«Massima tutela solo per chi è davvero a rischio» è la linea che Matteo Salvini ha più volte annunciato nel corso dell’ultimo anno e ha reso concreta con la firma su questa direttiva. «Siamo determinati – spiega il ministro – a recuperare centinaia di donne e uomini delle forze dell’ordine per assicurare la sicurezza a tutti gli altri cittadini».

I numeri sulle scorte

Un primo intervento di razionalizzazione sulle scorte da parte del Viminale ha già avuto luogo. Se al 1° giugno 2018 le misure per le tutele personali ammontavano a 618, un anno più tardi – al 1° giugno 2019 – sono diventate 569, dunque sono diminuite del 7,9% (49 dispositivi in meno).

Gli agenti impegnati e le auto blindate impiegate

Nello stesso periodo di riferimento è diminuito anche il numero degli agenti e dei mezzi impiegati nel dispositivo di sicurezza. Al 1° giugno dell’anno scorso, le misure per le tutele personali richiedevano l’impiego di 2.218 agenti di polizia, oltre 230 agenti per le vigilanze fisse all’abitazione o al luogo di lavoro, 434 auto blindate, 266 auto non specializzate. Un anno dopo, gli agenti impegnati sono 2.015 (il 9,1% in meno), 211 quelli per le vigilanze fisse, 404 le auto blindate e 234 quelle non specializzate. 

Chi sono i destinatari della scorta

Magistrati, imprenditori e diplomatici, ma anche politici, giornalisti e alti dirigenti dello Stato: sono queste le categorie professionali che richiedono la scorta.

Al 1° giugno 2018, risultavano protetti 274 magistrati, 82 politici, 45 imprenditori e 28 diplomatici. Dopo un anno, il numero dei magistrati protetti dalla scorta non è cambiato. Hanno invece perso il dispositivo di sicurezza 49 persone tra politici (ora ce l’hanno in 58), gli imprenditori (ora sono in 32 sotto scorta), e un diplomatico.

Se si volesse analizzare l’impiego della tutela personale a livello regionale, il Lazio è la Regione con il numero più alto di dispositivi di sicurezza con 173 persone sotto scorta. Al secondo posto, la Sicilia con 124 tutele.

Saviano, Ruotolo e Capitano Ultimo

Negli ultimi mesi, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha minacciato di togliere le scorta al giornalista e scrittore Roberto Saviano, sollevando forti polemiche. Lo scorso 4 giugno il Consiglio d’Europa si è espresso a proposito di questa ipotesi: il suo caso è stato inserito tra quelli di massima pericolosità per l’incolumità dei giornalisti.

A rischiare di perdere il dispositivo di sicurezza anche il giornalista anti-mafia Sandro Ruotolo – la cui scorta è stata sospesa e poi ripristinata dagli uffici preposti del Viminale proprio a causa delle accese polemiche – e il Capitano Ultimo, l’ufficiale che il 15 gennaio 1993 mise le manette intorno ai polsi di Totò Riina. Anche in questo caso, dopo un post di Rita dalla Chiesa – figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso dalla mafia – la revoca della tutela è stata sospesa.

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