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La nostra convivenza coi Neanderthal prima del previsto? L’enigma (irrisolto) dei due teschi

11 Luglio 2019 - 22:34 Juanne Pili
I frammenti di due teschi rinvenuti in Grecia potrebbero anticipare la nostra comparsa in Europa

In un articolo pubblicato su Nature si è tentato di risolvere un enigma riguardante i frammenti di due teschi rinvenuti negli anni ’70. I risultati però non trovano concordi i paleoantropologi. Sono stati chiamati Apidima 1 e 2, dal nome dalla grotta nel Sud della Grecia in cui vennero scoperti.

Apidima 1 risale a 210 mila anni fa, Apidima 2 ha invece 170 mila anni. Parliamo della fine del periodo Ioniano (Pleistocene medio: tra 781 mila e 126 mila anni fa).

Sono reperti incompleti e manca un preciso contesto di riferimento. Ecco perché è molto difficile capire con certezza di che genere di specie umane si trattasse. C’è stato un periodo infatti in cui hanno potuto convivere contemporaneamente diverse specie umane. 

Sappiamo per esempio che in Europa a un certo punto i Neanderthal (allora i veri europei rispetto a noi) subirono l’invasione dei nostri antenati, provenienti dall’Africa: ed è questa una costante per tutte le specie umane che a fasi alterne finirono per colonizzare il Mondo.

E se fossimo giunti prima?

L’ultima migrazione dei nostri antenati in Europa sarebbe partita dall’Africa tra 45 e 50 mila anni fa, mentre le prime tracce della nostra specie vennero datate 300 mila anni fa in un ritrovamento situato in Marocco.

Curiosamente però il frammento del cranio Apidima 1 sembrerebbe appartenere proprio a un nostro antenato, mentre Apidima 2 apparterrebbe a un Neanderthal. Questo sposterebbe di parecchio la datazione della nostra comparsa in Europa.

C’è un problema però: la scarsità dei reperti non permette di avere una certezza assoluta. Anche se i ricercatori si sono avvalsi di moderne tecnologie per ricostruire i reperti, gli elementi di partenza sono insufficienti per farci escludere eventuali errori.

Lo scetticismo degli esperti

Il paleoantropologo Ian Tattersall, curatore emerito dell’American museum of natural History di New York è solo uno dei tanti scettici che non sono convinti dei risultati dello studio di Nature:

«Il fossile in questione è molto incompleto, e sospetto che molti non lo considereranno interamente la prova che si tratti di un Homo sapiens».

Come accennavamo era già noto che una convivenza tra noi e i Neanderthal ci fosse stata, ma queste datazioni – se confermate in futuri studi – potrebbero parlarci di una convivenza ben più radicata. Staremo a vedere.

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