Tiziano Renzi, no alla richiesta di archiviazione. Lui: «Non provo più nemmeno rabbia»

Oltre alla posizione di Renzi senior, il giudice ha detto ‘no’ anche ad altri 9 indagati: tra loro l’ex ministro Luca Lotti

No alla richiesta di archiviazione per Tiziano Renzi, coinvolto nella vicenda Consip per l’accusa di traffico di influenze. È la decisione presa dal giudice per le indagini preliminari di Roma, Gaspare Sturzo, a distanza di otto mesi dalla richiesta avanzata dalla Procura di fare cadere le accuse nei confronti del padre dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi.


«Non provo più nemmeno rabbia o dolore. So di non aver commesso alcun traffico di influenze», commenta Tiziano Renzi su Facebook. «E so che questo infinito processo mediatico prima o poi sarà smontato pezzetto dopo pezzetto. Ci vorranno anni, ne sono consapevole. Ma sarà chiaro a tutti che non ho mai commesso alcun traffico di influenze». Il padre dell’ex premier dice di avere «fede e pazienza»: «Attenderemo lo svolgimento dei procedimenti, Ssono innocente come del resto avevano riconosciuto anche i pm di Roma chiedendo l’archiviazione».


Camera di consiglio a ottobre

Il giudice Gaspare Sturzo ha fissato la camera di consiglio per il prossimo 14 ottobre. «Prendiamo atto di tutti i provvedimenti giudiziari, non siamo di quelli che gridano allo scandalo. Confidiamo di far cambiare idea a un giudice che sarà sicuramente immune da condizionamenti», dice il difensore di Tiziano Renzi, Federico Bagattini.

Oltre alla posizione di Renzi senior, il giudice ha detto ‘no’ anche ad altri 9 indagati (per alcuni dei quali la procura ha già chiesto il rinvio a giudizio per altre fattispecie) nei confronti dei quali i pm di piazzale Clodio avevano chiesto di archiviare singoli capi di imputazione.

Tra loro, secondo quanto ricostruisce l’Ansa, l’ex ministro Luca Lotti per rivelazione del segreto d’ufficio, il generale dell’Arma Emanuele Saltalamacchia con la stessa imputazione e l’imprenditore Carlo Russo per turbativa d’asta.

Respinta la richiesta di archiviazione anche per l’imprenditore Alfredo Romeo (corruzione e turbativa d’asta) e per l’ex parlamentare del Pdl, Italo Bocchino (corruzione e turbativa d’asta), l’allora amministratore delegato di Grandi Stazioni, Silvio Gizzi (turbativa d’asta), l’ex ad di Consip Domenico Casalino (turbativa d’asta) e il dirigente Francesco Licci (turbativa d’asta).

Nella richiesta di archiviazione i pm scrivevano che Tiziano Renzi aveva reso «affermazioni non credibili» nel corso nell’interrogatorio fornendo una «inverosimile ricostruzione dei fatti». Per i magistrati, però, «non è dato rinvenire alcun elemento» che faccia supporre un accordo illecito con l’imprenditore Carlo Russo.

Il padre dell’ex presidente del Consiglio, «interrogato, ha sì dichiarato di conoscere Russo da prima del 2012, di avere condiviso con lui sia esperienze lavorative che esperienze personali come viaggi a Medjugorie, sì di avere instaurato un rapporto tale da avere fatto il padrino di battesimo del figlio, ma esclude di avere ‘parlato mai con lui di Consip’, né di avere
mai ‘spinto con lui su Consip’».

Per i pm «queste ultime affermazioni non appaiono credibili confrontate con quanto dichiarato dal testimone, ex ad di Consip, Luigi Marroni in modo dettagliato, con puntuali riscontri su luoghi e tempi degli incontri avvenuti con Renzi considerato che tale teste non aveva interesse ad affermare il falso, ricostruendo circostanze che, semmai, potevano metterlo in difficoltà».

Nel provvedimento, aggiungono i pm, Marroni – scrive ancora l’Ansa – ha riferito che «in due occasioni, nel settembre 2015 e nella primavera 2016,
Tiziano Renzi lo avrebbe pregato di ricevere Russo per ‘dargli una mano’. Si sarebbe trattato, secondo quanto riferito da Marroni, di una generica raccomandazione che non avrebbe avuto alcun esito».

Nella richiesta di archiviazione, tuttavia, la Procura concludeva che «nonostante tutti gli approfondimenti possibili, non è dato rinvenire alcun elemento – aldilà si ribadisce di un giudizio di inattendibilità di quanto dichiarato da Renzi – che consenta di ritenere che la raccomandazione spesa in favore di Russo fosse conseguenza di un accordo con lo stesso, al fine di esercitare indebite pressioni su Marroni per alterare le gare
d’appalto indette da Consip».

In copertina Tiziano Renzi lascia lo studio del suo legale, l’avvocato Federico Bagattini, prima di essere ascoltati dal gip Angela Fontana che ha firmato la misura cautelare degli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta che vede i genitori dell’ex premier accusati, tra l’altro, di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni, Firenze, 25 febbraio 2019. ANSA/Claudio Giovannini

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