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Giarratano, la famiglia di pescatori che ha salvato i migranti: «Nessun marinaio si tirerà mai indietro»

27 Luglio 2019 - 10:12 Felice Florio
Il padre a terra, il figlio a bordo del peschereccio: entrambi hanno contribuito al salvataggio di 50 migranti nella zona Sar maltese

«Mi chiedo se uno solo dei nostri politici abbia mia sentito nel buio della notte, nell’enormità del mare, levarsi delle grida d’aiuto disperate». A raccontare quello che è successo venerdì 26 luglio nelle acque internazionali poco lontano da Malta, è Gaspare Giarratano, armatore di Sciacca di 63 anni. A Repubblica ribadisce: «Nessun uomo di mare sarebbe mai tornato a casa senza essere certo di aver salvato quelle vite».

Mentre l’uomo coordinava da terra il salvataggio dei 50 migranti alla deriva, poi accolti sulla nave Gregoretti della Guardia Costiera, a bordo del suo peschereccio c’era un altro Giarratano. Suo figlio Carlo, 36 anni, è il comandante dell’imbarcazione che porta il nome di Accursio Giarratano: il fratello di Carlo è morto quando era ancora 15enne per una cardiopatia.

«In nome di mio figlio»

«Conosciamo una sola legge, quella del mare, e non lasceremmo mai nessuno alla deriva. Lo facciamo perché siamo uomini. E noi in particolare, nel nome di mio figlio Accursio che ora ci benedice da lassù. Perdere un figlio ti cambia la vita, e io non lascerei mai inascoltato il grido di aiuto di una sola vita umana da salvare», racconta il padre Gaspare.

L’approccio alla disperazione

«Un marinaio del mio equipaggio ha sentito gridare – dice al Corriere Carlo, il figlio di Gaspare -, ci siamo avvicinati e li abbiamo aiutati. Per prima cosa ci hanno chiesto qualcosa per buttare l’acqua fuori, abbiamo passato loro un secchio, e abbiamo dato acqua e fette biscottate».

Malta non ha risposto, Roma ha fatto aspettare

Si trovavano nella zona Sar maltese per pescare pesci sciabola. Ma quando si sono avvicinati al gommone per controllare la situazione «qualcuno ha cercato di saltare per salire a bordo, ho mantenuto una distanza di sicurezza per avere la situazione sotto controllo – racconta Carlo. Malta non ha risposto al Mayday -. Abbiamo subito avvisato il comando generale della Capitaneria di porto di Roma e siamo stati in contatto con loro fino alle 21.30 quando è venuta una motovedetta della Guardia costiera a prendere in carico i migranti».

Dignitosamente pescatori

Quando il padre Gaspare affronta l’argomento delle eventuali sanzioni per aver preso parte al salvataggio di migranti alla deriva, risponde: «Possono fare tutti i decreti sicurezza che vogliono, mettere tutte le multe possibili e immaginabili, sequestrarci la barca. Noi non siamo ricchi, siamo dignitosamente pescatori. E sottolineo dignitosamente».

Il rientro a Sciacca

Carlo Giarratano è tornato a Sciacca dopo che la nave Gregoretti ha ultimato le operazioni di trasbordo dei migranti. Sul molo, ad attenderlo, la moglie e il figlioletto di nove anni. «La prima cosa che mi ha detto è che è orgoglioso di me», racconta commosso Carlo. Quando pensa a cosa ha imparato da questa vicenda, dice: «I migranti ci hanno salutato portandosi la mano sul cuore. La soddisfazione principale è questa, che qualcuno ti porterà nel cuore».

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