Le sigarette elettroniche fanno meno male? L’indagine sanitaria: cosa è emerso finora sulle malattie polmonari

Le autorità sanitarie degli Stati Uniti indagano su presunti danni polmonari delle e-cigarette

Le sigarette elettroniche sono da sempre oggetto di dibattito, date le incertezze sulla loro sicurezza e sulla reale efficacia nel far smettere di fumare. Esistono altre strategie dimostratesi valide per uscire dalla dipendenza da nicotina, anche meno invasive rispetto all’atto di continuare comunque a inalare delle sostanze nei polmoni.


Recentemente l’Oms ha bocciato la retorica del «fa meno male» ritenendo le sigarette elettroniche «senza dubbio dannose», dal momento che oltre a non dimostrare di essere efficienti nel togliere il vizio del fumo, possono rivelarsi anche delle vie d’accesso per i giovani al consumo di nicotina.


Non mancano ricerche preliminari sui presunti danni alla salute, come quelle che correlano le e-cigarette a infarti e depressione. Esistono inoltre falsi miti pro e contro di cui bisogna tener conto. Recentemente il Washington Post ha riportato i risultati di una indagine svolta negli Stati Uniti da funzionari federali e statali su un centinaio di casi, riguardanti una «misteriosa malattia polmonare» associata alle sigarette elettroniche.

Le indagini sono ancora in corso

L’indagine svolta in 14 Stati riguarda in buona parte adolescenti e giovani adulti ricoverati in terapia intensiva. Solo 31 di questi casi sono stati infine confermati. «I sintomi includono difficoltà respiratoria, respiro corto o dolore toracico prima del ricovero in ospedale – prosegue il Washington Post – I funzionari sanitari hanno riferito che i pazienti hanno anche riportato febbre, tosse, vomito e diarrea».

Il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) non riporta ancora una causa certa che colleghi questi casi. Non è chiaro se si tratti di una malattia infettiva o di particolari ingredienti contenuti nelle essenze dei dispositivi utilizzati dai ragazzi. Tra le sostanze utilizzate per lo svapo, secondo quanto dichiarato dai pazienti, risultano anche delle essenze fai da te, tra cui rientrerebbero anche delle «birre fatte in casa».

Non ci sono ancora dati definitivi

A fronte di 94 casi sospetti monitorati dal Cdc e dei 31 confermati, va tenuto conto che negli Usa sono circa 10 milioni gli adulti che “svapano” senza che riportino effetti collaterali associabili ai casi su cui si sta ancora indagando. 

Alcuni medici che hanno trattato i pazienti colpiti suggeriscono la presenza di lesioni polmonari acute associate allo svapo. A rendere il tutto più lacunoso c’è il fatto che si tratta di patologie difficili da diagnosticare; inoltre i sintomi sono quasi indistinguibili da quelli di una comune infezione. 

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