Brexit, la Regina approva la richiesta di Johnson: parlamento chiuso fino a due settimane dall’addio all’Ue

Piovono critiche e moniti su Johnson da tutte le parti politiche. Durissimo il portavoce della Camera dei deputati, John Bercow, il quale ha definito la decisione un «oltraggio costituzionale»

Alla fine Boris Johnson lo ha fatto: il neo premier britannico ha chiesto alla Regina Elisabetta II di sospendere il parlamento di Westminster per circa cinque settimane a partire da pochi giorni dopo la pausa estiva a inizio settembre, fino al 14 ottobre, ovvero a poco più di due settimane prima della Brexit, prevista per il 31 ottobre 2019. A poche ore dalla richiesta di Johnson la Regina Elisabetta, come previsto dall’ordinamento, ha approvato la sua richiesta, confermando che la sospensione dovrà avere inizio tra il 9 e il 12 settembre. Niente da fare per il leader dei laburisti Jeremy Corbyn che aveva chiesto un incontro urgente alla Regina, che solitamente rimane estranea alle vicende parlamentari, per «protestare nel modo più energico a nome del mio partito».


La sospensione

La tattica – in inglese nota come prorogation – è considerata molto controversa perché effettivamente impedirebbe ai deputati britannici di svolgere a pieno la loro funzione in una fase delicata in cui il parlamento potrebbe essere chiamato ad accettare o respingere un potenziale accordo sulla Brexit oppure a bloccare un’uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordo, come più volte paventato da Johnson. Il premier però ha negato che dietro alla sospensione del parlamento si nasconda la volontà di escludere i deputati – che hanno bocciato per ben tre volte l’accordo negoziato dal precedente inquilino di 10 Downing Street, Theresa May – giustificando la sua decisione in base alla necessità di dare al Paese un nuovo programma legislativa, impedendo che la Brexit paralizzi ulteriormente la politica.


Le reazioni

Con questa svolta il parlamento avrà meno tempo per indagare sulle intenzioni e gli eventuali negoziati tra il Governo britannico e l’Unione europea, oltre che sui preparativi per una Brexit senza accordo. Inoltre, avrà soltanto due settimane per presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti o per forzare altri tipi di votazioni chiave. Per il portavoce della Camera dei deputati, l’esuberante John Bercow, si tratta di nientemeno di un «oltraggio costituzionale». Altrettanto duro il leader dei laburisti Jeremy Corbyn che ha detto di essere «sconcertato» dall’atteggiamento «spericolato del Governo Johnson, che straparla della necessità di garantire la sovranità del Paese ma al tempo stesso cerca di sospendere il parlamento per impedire lo scrutinio dei propri piani per una altrettanto spericolata uscita senza accordo».

Anche a destra, nel suo stesso partito, si sono alzate voci critiche nei confronti di Johnson. L’ex premier conservatore John Major ha minacciato di ricorre ai tribunali per impedirglielo, cosa che ha già fatto una portavoce del partito nazionale scozzese (SNP), Joanna Cherry. L’opposizione ha già annunciato la volontà di impedire la sospensione, tabulando una mozione di sfiducia nei confronti del Governo per la settimana prossima. Intanto anche i cittadini si sono dati da fare: una petizione lanciata per impedire una sospensione del parlamento ha già raccolto più di 200 mila firme in circa tre ore. Avendo superato quota 100 mila firme, il parlamento non potrà non tenerne conto.

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